Boccia ci spiega perché il Pd deve dare l'appoggio esterno a Di Maio
“Il governo Lega-M5s non ci sarà. Da psicoterapia di gruppo auto-definirsi all’opposizione”. E indica un programma minimo
Roma. Francesco Boccia, già presidente della commissione Bilancio nella legislatura appena conclusa, dice che il Pd non potrà che dare “l’appoggio esterno” a un governo a guida Di Maio. Tanto, spiega al Foglio, l’esecutivo M5s-Lega non si farà. “E dico appoggio esterno per non urtare la fragile psicologia dell’attuale gruppo dirigente del Pd”, sorride nel suo ufficio. “Perché se noi ci auto-definiamo opposizione per una nostra condizione dell’anima, abbiamo bisogno di psicoterapia di gruppo. C’è chi si auto-definisce opposizione perché ha voglia di rivincita; chi perché vuole fare un dispetto a chi tenta di diventare maggioranza; chi perché semplicemente non ha vinto. Tutte queste tonalità di auto-definizione di opposizione portano a non discutere di nessun contenuto e conducono sulla strada di chi fa la talpa, mette la testa sotto terra e non vuol fare politica”.
Non essendoci stato un vincitore certo, argomenta Boccia, e non essendoci un governo, “non si può fare opposizione al nulla. A cosa ti opponi se non c’è nulla?”. Per questa ragione – l’assenza di un vincitore manifesto – “ho la sensazione, anche se spero di sbagliarmi, che questa legislatura sia nata morta”. Tuttavia, una volta che il presidente della Repubblica avrà fatto le sue valutazioni, una volta che si sarà capito che il governo M5s-Lega non ci sarà, il Pd non potrà che prenderne atto: “Non volendo alterare la condizione psicologica in cui versa il gruppo dirigente del mio partito, io dico che anche stando all’opposizione si possono accendere i motori alla legislatura, se non dovesse esserci – come io ritengo –l’accordo di governo Lega-M5s; penso infatti che non siano compatibili. La colpa mia e di Michele Emiliano – aggiunge Boccia ridendo – è quella di aver anticipato la fine del film, ma siccome nessuno di noi fa lo sceneggiatore, dobbiamo ragionare con i contenuti che abbiamo di fronte”. E siccome quel governo “non si farà, Salvini e Di Maio verranno a bussare alla nostra porta. Salvini mi sta simpatico sul piano personale, ma continua a teorizzare l’uscita dall’euro e dice cose sull’immigrazione e sulla società italiana che non sono proprio di sinistra. Quindi penso che sia molto complicato ipotizzare un appoggio esterno a Salvini”.
Diverso il discorso con i Cinque stelle. Boccia è convinto che l’elettorato del Pd non sarebbe ostile, anzi. “La comunità del Pd sta più avanti di noi, tant’è che una parte ci ha lasciato e ha già votato M5s. E io avevo previsto il risultato, mettendolo per iscritto, soprattutto al Sud, perché a differenza di Michele Anzaldi – che prendo a esempio del Pd che sta nelle istituzioni – vado per strada. Lui invece credo non sia mai uscito se non per attraversare il marciapiede che porta da piazza del Parlamento al Nazareno. Anzi, vorrei portare nelle case popolari di qualsiasi città italiana Anzaldi ed Emiliano per far vedere la differenza. Lo invito: scelga lui un quartiere con le case popolari, di quelle vere però; non vorrei che le confondesse con le case che hanno popolarità, come i palazzi di via Condotti, che forse frequenta lui. Noi – dice ancora sorridendo -– siamo ragazzi che vengono dalla Zona 167”. Ciò detto, aggiunge Boccia, “ha più senso accendere i motori a una legislatura a guida Di Maio, pur restando all’opposizione, o no? Secondo me sì, con l’appoggio esterno. Il che vuol dire che noi stiamo fuori, non abbiamo ministri, non abbiamo sottosegretari, non abbiamo poltrone o seggiole come dicono a Firenze. In quel caso il Pd avrebbe la golden share e farebbe politica. Pur non avendo la maggioranza, pensi che soddisfazione sarebbe sentirsi dire dal M5s: ‘Questa cosa che proponi tu la facciamo insieme’”.
Secondo Boccia c’è un programma minimo su cui Pd e M5s potrebbero lavorare. “L’ambiente, le misure di contrasto alla povertà, le misure sull’industria socio-sostenibile. Tre quarti delle proposte fatte da Ermete Realacci in commissione Ambiente in questi anni hanno avuto il voto del M5s. Prendiamo poi le misure di contrasto alla povertà. Il reddito di cittadinanza non ci piacerà, ma ci piaceranno altre misure che possiamo costruire insieme. Possiamo orientarci verso l’income support sul modello anglosassone. Insomma ci sono dei temi di sinistra. Come le misure sull’industria socio-sostenibile, che magari non piacciono a Carlo Calenda ma piacciono a noi”.