Lo splendido bacio tra Mattarella e Berlusconi

Claudio Cerasa

La vera novità delle consultazioni è la volontà del capo dello stato di tenere unito il centrodestra per non mettere il paese nelle mani di un governo populista. Tutte le carte del Quirinale per dimostrare a Di Maio e Salvini che la ricreazione è finita

Arrivati a questo punto delle consultazioni è chiaro a tutti ormai cosa vogliono Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Luigi Di Maio vuole governare con Salvini e vuole togliersi di mezzo Berlusconi. Salvini vuole governare con Di Maio ma non sa come togliersi di mezzo Berlusconi. Berlusconi vuole governare a tutti i costi ma farà di tutto per provare a far nascere un governo con il Pd. Il Pd non vuole governare con nessuno ma entrerebbe in campo qualora il piano dei vincenti dovesse infrangersi contro il muro del principio di realtà. Sappiamo tutto o quasi di cosa vogliono e soprattutto di cosa non vogliono i quattro principali azionisti di questo Parlamento e arrivati a questo punto la domanda giusta da farsi non è più quali sono i veti di Berlusconi, Salvini, Di Maio e Renzi, ma semmai quali sono i veti del presidente della Repubblica.

 

In linea teorica, cosa non vuole Mattarella lo sappiamo – e sappiamo che non vuole andare alle elezioni prima delle prossime Europee. Il mistero vero, se vogliamo, è su cosa scommette, oggi, il presidente della Repubblica.

 

I paletti fissati sul terreno da gioco sono molti ma tra quelli meno descritti ne esiste uno che abbiamo scelto di sintetizzare con l’immagine che trovate oggi come copertina del nostro giornale (e realizzato in esclusiva per il Foglio da Tvboy, l’autore del famoso bacio tra Salvini e Di Maio): il bacio mozzafiato tra Sergio Mattarella e Silvio Berlusconi, che è il dato politico più importante di questo secondo giro delle consultazioni – e forse dell’intera legislatura. Fino a oggi in molti si sono chiesti se sia possibile o no che il M5s accetti di avere Forza Italia nel perimetro della maggioranza di governo. Ma la domanda dovrebbe essere un’altra: Mattarella accetterà o no che Forza Italia venga esclusa da una maggioranza a trazione populista?

 

Le ragioni che rendono complicata per Salvini la rottura della coalizione con FI non dipendono solo dagli equilibri del centrodestra nelle regioni e non dipendono solo dalla necessità di trattare con il M5s sulla base del 37 per cento della coalizione. Dipendono, prima di tutto, da qualcosa di più importante di fronte alla quale il leader della Lega si è ritrovato conversando con il presidente della Repubblica: la volontà del capo dello stato di tenere unita la coalizione di centrodestra per evitare di mettere il paese nelle mani di un governo a vocazione populista. In un governo tra Di Maio e Salvini, la presenza di Forza Italia, anche dissimulata, permetterebbe di diluire, su Europa, euro, atlantismo, protezionismo, gli istinti demagogici dei due capitribù del populismo. Ma allo stesso tempo la solidità dell’asse tra Salvini e Berlusconi è per Mattarella una garanzia anche per scongiurare le elezioni anticipate. Berlusconi, come Mattarella, non vuole tornare al voto, e per Salvini puntare al voto senza il consenso di Forza Italia significherebbe sfidare Mattarella, oltre che Berlusconi, e andare alle elezioni da solo. Ne vale la pena? Basterebbe tutto questo a spiegare l’importanza del bacio tra il capo dello stato e il presidente di Forza Italia. Ma la simmetria tra il progetto di Berlusconi e quello di Mattarella potrebbe essere importante anche per un altro schema al momento difficile da realizzare (ma un domani chissà): dovessero fallire i giovanotti della demagogia toccherebbe a Forza Italia, alla Lega e al Pd fare un passo in avanti, insieme, per permettere a un governo di prendere forma e in quel caso toccherebbe a FI mettersi al centro di un governo che, almeno all’inizio, potrebbe nascere con il sostegno di tutti (altro paletto di Mattarella: è bene che non nasca un governo con un voto contrario del M5s). “Emerge con evidenza – ha detto ieri il presidente della Repubblica – che il confronto tra i partiti politici per dar vita a una maggioranza non ha fatto progressi. Attenderò alcuni giorni, trascorsi i quali valuterò in che modo procedere per uscire dallo stallo che si registra”. Che tutto questo si traduca con un pre-incarico o un incarico esplorativo a un Roberto Fico o a una Elisabetta Casellati (la carta Giorgetti esiste in un quadro di accordo tra il centrodestra e il Pd) poco importa. Per Mattarella la ricreazione è finita e nei prossimi giorni a suonare la campanella, con lui, in un modo o in un altro, in qualsiasi governo, ci dovrà essere il partito del Cav. Con molti baci a tutti.

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.