“Sulla giustizia Salvini lancia segnali preoccupanti per il M5s”. Parla Morra
Sono in parecchi, nel Movimento 5 stelle, a osservare che le distanze sul programma, con la Lega, restano enormi
Roma. L’acclamazione sarà pure stata un po’ improvvisata – “una goliardata di un attivista”, dicono i parlamentari del M5s –, ma deve comunque aver fatto un certo rumore, se alla fine il post incriminato, girato per qualche ora sulle bacheche Facebook di deputati e senatori grillini, è stato rimosso. Come a voler prevenire imbarazzi e polemiche. E così, “Nicola Morra premier” per il momento resta solo una suggestione, una chiacchiera da social, nonostante una senatrice grillina, incauta, si sia lasciata scappare il suo “sarebbe fantastico” a commento, con tanto di cuore.
In ogni caso, chi mostra lo stupore maggiore è proprio il diretto interessato, che se gli si chiedono lumi si stringe nelle spalle (“E chi sarebbero questi temerari?”, sorride) e subito precisa: “Tutti lo sanno che non sono certo un tipo ambizioso”. Modesto a tal punto, Morra, che anche adesso che nell’impasse perdurante si torna a vagheggiare l’idea di un tecnico, e magari “un professore” per Palazzo Chigi, e dunque qualcuno, nel M5s, scherza sul fatto che “un prof noi ce l’abbiamo già”, lui si schermisce: “Come docente, tra l’altro, ero terribile”, dice il senatore grillino, che nella sua precedente vita insegnava infatti storia e filosofia alle scuole superiori, e forse anche per questo – quasi a voler ricordare, innanzitutto a se stesso, che la carriera politica per lui è un approdo solo momentaneo, e che la sua vocazione resta un’altra – ama spesso ricorrere al latino, per esprimere giudizi su quel che accade nel Palazzo. La ama davvero la lingua di Cicerone, Morra, benché chi lo abbia intercettato nei momenti più tribolati delle trattative post-elettorali, nelle scorse settimane, giuri invece di averlo sentito commentare piuttosto nell’altro suo idioma preferito, quello aspro e chioccio della sua Cosenza. “Mi sembra difficile – prova a smentire lui, mentre si aggira tra i divanetti del Transatlantico – visto che ho parlato il meno possibile”.
Vero, non si è mai esposto più di tanto. Ma quando lo ha fatto, è stato quasi sempre per ribadire l’urgenza di non scantonare, di non sacrificare in alcun modo i principi costitutivi del Movimento sull’altare del governo da fare a tutti i costi. E per questo, di fronte al nuovo improvviso complicarsi del dialogo con la Lega, si mostra inquieto. “Certo, lo ho sentito bene Matteo Salvini parlare di giustizia a nome del centrodestra intero. E sì – dice ai cronisti che lo interrogano nei corridoi di Montecitorio – ho notato che ha sottolineato le divergenze che su quel tema ci separano nella stessa frase in cui ha ringraziato Silvio Berlusconi”. Per Morra, si tratta di “segnali ben chiari, che dovrebbero farci riflettere”.
E del resto, sono in parecchi, nel Movimento, a osservare che le distanze sul programma, col Carroccio, restano enormi. Anche su altri temi, come quello della scuola, nei giorni scorsi sono arrivati gli allarmi di portavoce e attivisti. Per carità, “nell’arte della mediazione” giura di crederci, “il prof”, e anche per questo ostenta comunque ottimismo (un ottimismo, tuttavia, che sa quasi di avvertimento): “Sono fiducioso che si possa trovare una sintesi nobile e dignitosa”. E però, proprio mentre a pochi metri da lui una pattuglia di leghisti di peso ribadisce che “non è sul conflitto d’interessi e la legge contro la corruzione che va incentrata l’azione del governo” che verrà, Morra insiste: “Per noi la giustizia è un tema fondante. E’ in nome della legalità, che siamo nati. E su quello sarebbe arduo accettare compromessi al ribasso”. Ecco perché – prosegue – i segnali lanciati ieri da Salvini all’uscita dal Quirinale non vanno sottovalutati. “Sono segnali inequivocabili: e tutti dobbiamo intenderli”. Un ammonimento a chi, nel M5s, conduce le trattative? “Ma no”, Morra alza le mani, sorride. E insiste: “In me resta salda la speranza che sapremo trovare un mediazione alta. Sui nostri valori non cederemo, ne sono convinto. Così come sono convinto che, se il patto di governo che stiamo scrivendo dovesse richiederci sacrifici troppo alti, non lo firmeremo, ma sapremo fermarci prima che sia troppo tardi”.