Contratto di governo, cresce il fronte del no nel M5s

Valerio Valentini

Dal senatore Mantero, che al Foglio annuncia la sua contrarietà, ai portavoce campani, delusi per l'assenza del "pacchetto Mezzogiorno". E poi Torino: dove la maggioranza di Appendino traballa a causa dell'accordo con la Lega

Matteo Mantero ha già deciso. Il senatore savonese del M5s lo dice chiaramente: “Sul contratto di governo voterò No”, spiega parlando al Foglio. E lo farà non solo perché “non condivido diversi punti”, ma anche perché intravede, nel testo messo oggi in votazione a sorpresa sulla piattaforma Rousseau, un pericolo enorme: “Stiamo facendo una riforma costituzionale di fatto con un atto privato in cui inventiamo un organo sovraordinato a governo e parlamento”, sentenzia Mantero, con riferimento all'ormai famigerato Comitato di conciliazione, l'organo deputato a risolvere i conflitti che dovessero sorgere all'interno del consiglio dei ministri. È stato ridimensionato, dopo le aspre critiche mosse a questo istituto, ma per Mantero resta comunque una creatura minacciosa: “Non lo condivido per nulla”, afferma. E prosegue: “Avremmo dovuto mettere nell’accordo i temi chiave dei due gruppi e quelli in comune, e lasciare poi che fosse il Parlamento a trovare una sintesi sulle altre questioni”. 

 

 

 

Non è l'unico, ad essere contrario. Paola Nugnes, senatrice campana, pur non rivelando ancora il suo voto, non nasconde tutto il suo malumore. “Il voto on line PRIMA di sapere il nome del presidente del consiglio? PRIMA dei banchetti informativi?", si domanda polemicamente su Facebook la senatrice. E insiste: “Non credo proprio, sarà una fake news. I 'banchetti informativi', lo dice la parola stessa, servono ad informare, per capire e poi scegliere con cognizione. a casa mia sarebbe come dire 'mettere il carro davanti ai buoi'”. In Campania, del resto, nel M5s si registra un forte malessere legato all'assenza di misure specifiche per il Sud nel contratto di governo. Il famoso “pacchetto Mezzogiorno”, tanto atteso dagli attivisti e i portavoce campani, nel testo messo in votazione non è che uno scarno capoverso. In cui, peraltro, ci si limita a motivare l'assenza di provvedimenti ad hoc per il meridione. Del resto, Luigi Di Maio lo ha ribadito anche in mattinata: “Tutto il programma è pensato per ridurre il gap tra nord e sud, e dunque non c'era bisogno di misure particolari”. 

 

 

Ma non è solo al Sud che si registra scontento. Anzi, uno degli epicentri della rivolta interna è la Torino di Chiara Appendino. E non solo in Valsusa, dove in tanti militanti No Tav sono sul piede di guerra per la retromarcia grillina sull'Alta velocità. Sono già due, infatti, i consiglieri comunali del M5s che hanno annunciato il loro No, da fronti paradossalmente opposti. Damiano Carretto, storicamente vicino agli ambienti della sinistra ambientalista e antagonista sabauda, ritiene il contratto semplicemente “allucinante”, contesta l'impronta “razzista e omofoba” del testo e lamenta l'assoluta mancanza di preavviso per la votazione online. 

 

Dall'altro lato, Marco Chessa, il più istituzionale e pragmatico del gruppo di maggioranza grillino in Sala Rossa, il suo No lo motiva invece così: “Oggi mi si chiede di votare un contratto di governo che non si sorregge su una idea di cambiamento paradigmatico della politica italiana, ma che vede una mediazione tra slogan elettorali di difficile attuazione e che soprattutto non rappresentano totalmente la mia idea e filosofia di Paese”. Dettaglio non secondario: entrambi i post hanno ricevuto l'apprezzamento di Marco Giusta, l'assessore ai Diritti della giunta Appendino.