Luigi Di Maio e Matteo Salvini (foto LaPresse)

Almeno per un giorno voglio credere che la catastrofe sarà un naufragio molto allegro

Giuliano Ferrara

Credo di aver imparato fulmineamente a relativizzare tutto

Sono andato a dormire con Mieli, Cacciari e Sallusti che non sapevano che pesci pigliare e Lilli che annunciava il “no” definitivo di Salvini alla riedizione del contratto, lui già in campagna elettorale. Mi sono svegliato con il “sì” di Salvini alla riedizione del contratto, Mattarella che concede tempo, Cottarelli che riprende il trolley, il professor Conte che torna eccetera. Stavo per avere un ascesso mentale grave, e invece ho letto Varoufakis con Cazzullo. Ha lasciato la Grecia a Tsipras, per uno sporco lavoro che qualcuno doveva pur fare, e adesso il suo pensiero è libero, scintillante, senza Tsipras con e contro l’euro cattivo e l’Europa matrigna, una spericolata vertigine che non arriva allo Stranamorismo del caro professor Savona ma lo costeggia con sapienza. Via l’ascesso, uno strano ritorno di buonumore. Credo di aver imparato fulmineamente a relativizzare tutto. Anche le decellerazioni e le accellerazioni, con tutte quelle elle, di Giggino Di Maio, e la pizza Instagram che “Oettinger se la sogna”. In fondo per vent’anni ho relativizzato per sopravvivere le mattane di Berlusconi, le ridicole trame dell’infido Fini, le ambizioni di Tremonti smisurate, le adunate e i girotondi di MicroMega e ho perfino inscenato le mutande a cui ero ridotto in un compassato teatro milanese, esorcizzando il comune senso del pudore di Ilda la Rossa e dei suoi accoliti, che cosa volete che sia il professor Savona, che conosco come gentiluomo accademico e ora i grillozzi mi dicono membro, addirittura, della massoneria americana, quella di George Washington, ma questo loro non sono tenuti a saperlo.

  

 

Insomma, al lavoro e alla lotta, tutti uniti nel Fronte repubblicano, avanti verso nuove ingloriose sconfitte, ma con il sorriso sulle labbra. Sono contento di aver smesso di andare in tv, avrei strozzato qualcuno, focoso come sono. Invece niente. Dopo settimane e mesi di inciprignita malinconia ho capito che il vero militante è Lupo Rattazzi, uno che spende i suoi soldi per denunciare con un avviso a pagamento l’irresponsabilità dei debitori pop, nel senso di populisti, e spero per lui che i suoi li abbia all’estero e molto liquidi, come l’esperto economico di nome Borghi della Lega. Insomma, la commedia leggera, magari con conseguenze pesanti, ha ripreso la recita. E un amico molto spiritoso mi dice di prepararmi al massimo alla “prosecuzione del berlusconismo coi culi degli altri”. Presente! Quanto a Renzi, che voleva continuare il berlusconismo mettendoci la faccia alla testa di un partito “de sinistra”, mi spiace per lui sinceramente, e per me che l’ho incoraggiato a gratis, ma il consiglio migliore che mai gli abbiamo dato è stato quello di imbarcarsi, dopo il 16 dicembre del 2016, per un master a Palo Alto, California.

 

Ora mi si vuole convincere che nascerà un governo frastornante, ricco dei consigli di Gigi Bisignani e di Enrico Mentana, e che come dice il prof. “il popolo si è ribellato e Mattarella lo deve capire”, e infine gli sfracelli non ci saranno perché, paradosso dei paradossi, la storia europea di questi settant’anni ha fatto di noi un paese così pesante e così serio che nemmeno un commedia leggerissima, accellerazioni e decellerazioni comprese, può spiantarlo dal suo posto in Europa. Saranno guai, semmai, per la Merkel e per Macron. Sono di buonumore, l’ho detto, e almeno per un giorno voglio credere che la catastrofe sarà un naufragio molto allegro. Mi faccio e vi faccio, esausto, le migliori congratulazioni.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.