“Siamo un talk, qui ci si confronta e le regole le facciamo noi”. Parla Gaia Tortora

Luciano Capone

“Omnibus” contro il “Codice Rocco” per le ospitate tv. Se altri seguiranno la scelta della trasmissione di La7 allora si imporrà un nuovo standard, altrimenti il talk mattutino si sarà semplicemente imposto uno svantaggio competitivo

Roma. “Sono stupita dello stupore, ho detto cose che dovrebbero essere normali”, dice Gaia Tortora al Foglio. Ma in realtà, se c’è stato tanto stupore e se c’è stato bisogno di specificare il nuovo corso nella diretta televisiva di “Omnibus” su La7, evidentemente la cosa non è così scontata: “La linea di questo programma, a maggior ragione adesso che Lega e M5s sono al governo, è che o i loro esponenti vengono nel talk e partecipano con tutti o altrimenti ne facciamo a meno, perché le regole le stabiliamo noi”. Si tratta, in tutta evidenza del primo pubblico proclama contro il “Codice Rocco”, l’insieme di regole che il responsabile della comunicazione del M5s Rocco Casalino – ora portavoce del presidente del Consiglio Giuseppe Conte – è riuscito a imporre a tutti gli spazi televisivi di informazione e approfondimento politico. L’articolo 1 – che è anche l’articolo unico – del “Codice Rocco” per le ospitate televisive dice una cosa molto semplice: “Decide tutto Rocco”.

 

Questo vuol dire che qualsiasi autore o conduttore deve contrattare con Casalino le modalità della partecipazione che, quasi sempre, a parte una breve fase, non prevedono il contraddittorio con esponenti politici di altri partiti. Al massimo, se ci sono persone di altri partiti, il politico del M5s interviene in collegamento, ma sempre evitando un confronto diretto. La contrapposizione tra politico tradizionale in studio e “cittadino” grillino collegato “tra la gente” è stata molto efficace, si ricordino soprattutto le performance di Di Battista dalle piazze d’Italia con tanto di tifo da stadio dietro durante la campagna elettorale del referendum costituzionale. Quindi niente dibattito con gli avversari, ma neppure la presenza di altri giornalisti, che all’ingresso di un parlamentare del M5s spesso devono abbandonare lo studio, perché una condizione generalmente richiesta è il confronto con il solo conduttore. Anche sugli inviti il meccanismo è centralizzato: si può chiedere un nome, magari sondando direttamente la sua disponibilità, ma alla fine è sempre Casalino che decide, in base all’argomento, chi mandare in studio. In questo modo, sia durante tutta la campagna elettorale che durante questi logoranti mesi di trattativa per formare il governo, i dirigenti del M5s sono sempre riusciti a evitare il confronto.

 

Pur di avere qualche esponente del movimento in puntata, con un occhio agli ascolti e uno al fatto di dover comunque garantire visibilità a un grande partito dell’opposizione, progressivamente quasi tutte le trasmissioni si sono adeguate. La qualità del dibattito pubblico e del suo pluralismo è nettamente peggiorata anche perché, visti gli ottimi risultati, anche altri partiti hanno iniziato ad assumere il “modello Rocco”, centralizzando la comunicazione per ottenere le medesime condizioni dei Cinque stelle. Della questione si è interessata l’Agcom che, come riportato dal Foglio un mese fa, sta pensando a nuove regole per favorire il contraddittorio e il pluralismo.

 

Dopo l’ennesimo invito al M5s a discutere con gli altri, a cui è stata opposta la solita richiesta di un collegamento esterno con solo il giornalista, qualcosa è scattato. A Omnibus da questo momento si farà diversamente: “Oggi al governo ci sono Lega e M5s – dice Gaia Tortora – ma è un discorso che vale per tutti i partiti. Siamo un talk, qui ci si confronta e le regole del confronto le stabiliamo noi. Naturalmente tutti restano liberi di accettare o meno gli inviti”. Adesso bisognerà vedere cosa succede. Se altri seguiranno la scelta di Omnibus allora si imporrà un nuovo standard, altrimenti il talk mattutino de La7 si sarà semplicemente imposto uno svantaggio competitivo rispetto alle altre trasmissioni.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali