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“Ho votato M5s ma dico: la sinistra interna si svegli”. L'allarme dell'attore Marescotti

Marianna Rizzini

Un fantasma si aggira infatti per le vie percorse dall’elettorato di sinistra che, in polemica con il Pd o in cerca di papi stranieri, negli ultimi anni si era buttato sul Movimento cinque stelle

Roma. Addormentarsi (in marzo) con il sogno di una rivoluzione democratica dal basso e svegliarsi, in giugno, con il governo gialloverde. Che fare? Un fantasma si aggira infatti per le vie percorse dall’elettorato di sinistra che, in polemica con il Pd o in cerca di papi stranieri, negli ultimi anni si era buttato sul Movimento cinque stelle come su una pozione altamente taumaturgica. E si erano udite le speranzose parole non soltanto di Sabrina Ferilli, ex votante storica Pci-Pds-Ds-Pd, poi passata a votare Virginia Raggi e oggi in parte pentita. Si erano visti e sentiti cantanti (Orietta Berti, per esempio, con endorsement a Beppe Grillo e a un Luigi Di Maio definito “troppo bello”) e attori (per esempio Ivano Marescotti) aggiungersi alle pattuglie di uomini di spettacolo (tipo Elio Germano, infine mezzo deluso anche lui) che, in tempi ancora non governativi per il movimento del “vaffa”, affollavano le piazze grilline al grido di “onestà-onestà”. E anche se qualcuno si era via via ricreduto (vedi Claudio Santamaria e Fiorella Mannoia, una di quelle che nel 2013 speravano nell’accordo con la sinistra), c’era chi dichiarava convinto il proprio appoggio. E’ il caso dell’attore Ivano Marescotti che, in marzo, a “Tagadà” (La7), da “uomo di sinistra”, già candidato della lista Tsipras alle elezioni europee, spiegava il voto ai Cinque stelle come “voto tecnico”, per “rovesciare il tavolo”, non sentendosi rappresentato nel proprio campo. Poi però, alla vista del governo Cinque stelle-Lega, Marescotti profetizzava la perdita di “milioni di voti” per il Movimento. Ma ancora i gialloverdi non erano entrati in azione. Fatto sta che, udite le dichiarazioni di Matteo Salvini sulla chiusura dei porti, l’attore è sbottato su Facebook: “Una sorta di suicidio del M5s. Spariti, identificati con la Lega… Il pendolo ‘né di destra né di sinistra’ è risucchiato dall’esplicita e dichiarata destra più becera e razzista. Una fine ingloriosa di un ex movimento”.

 

E ancora: “Seicentoventinove persone in ostaggio schifoso in mano a Salvini per la sua politica razzista. M5s complice o reagisce? Se non reagisce sparisce… con questo governo di destra, guidato da Salvini, il M5s o molla l’anima destrorsa e tira fuori quell’anima che lo percorre, umanitaria, popolare e antirazzista (di sinistra) oppure svanisce, cedendo il passo all’originale di destra che ha già preso la piazza. E’ il risultato del M5s né di destra né di sinistra. La destra ha una faccia riconoscibile e si impone, M5s no perché non sa cos’è. Quindi diventa destra e basta. Sinistra M5s se ci sei batti un colpo. Se non ora quando?…”. Ma finora la sinistra a cinque stelle resta più che altro zitta.

 

E ieri, interpellato, Marescotti diceva di “aver votato M5s consapevole del fatto che avesse in sé due componenti, quella più di destra e quella più di sinistra, facente capo a Roberto Fico, uno che il 2 giugno ha fatto il pugno chiuso” (e che però due giorni fa, intervistato da Repubblica, non spiccava per dichiarazioni tranchant contro il Salvini marziale). “Il Pd ha rifiutato qualsiasi rapporto con i Cinque stelle, che sono stati quindi costretti a rivolgersi altrove”, dice Marescotti (e la sua tesi non è isolata, come dimostrano alcuni editoriali sul Fatto Quotidiano). E ora? “Ora la sinistra interna si svegli, faccia qualcosa, qualsiasi cosa, dico addirittura si scinda, se serve. Bisogna evitare che si rafforzi l’identificazione Cinque stelle-destra e che la faccia di Salvini si stagli al di sopra di tutto. Io ho dato il voto ai Cinque stelle, aspetto, ho fiducia, ma sono all’opposizione di questo governo”. E insomma tortuose sono le vie dell’appoggio al M5s nel momento in cui tutte le strade sembrano portare lontano dal terzomondismo modello “Dibba” (Alessandro Di Battista). Ci si mette anche un Beppe Grillo incredibile sul Blog delle stelle. Il titolo del post di ieri è già un programma per l’ex teorico del “no” a qualsiasi alleanza: “La politica di governo come sintesi”. Svolgimento: “Da prima del suo varo, questo governo è ombrato da insistenti allusioni riguardo le differenze che dividerebbero il MoVimento dalla Lega; allusioni cariche della speranza che il governo Conte sia destinato a naufragare il più presto possibile. Eppure nessuno ha mai negato l’esistenza di caratteri distintivi…In realtà la sfida che stiamo vivendo è esattamente l’opposto di ciò che viene propagandato dalla sinistra frou frou… Sarà proprio una sintesi fra simili nella differenza a generare un modello di governo assolutamente nuovo…”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.