Il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina (foto LaPresse)

Addio congresso Pd

Gentiloni non scende in campo, Delrio declina e a Renzi conviene rinviare tutto di un anno

Gentilmente ma altrettanto fermamente Paolo Gentiloni ha declinato l’invito: l’ex presidente del Consiglio ha fatto sapere che per ora non ha nessuna intenzione di mettersi alla guida del Partito democratico. Sarebbe stata l’unica soluzione adatta per trovare una candidatura comune alla quale nessuno, per diversi motivi, si sarebbe potuto opporre. Né Matteo RenziDario FranceschiniAndrea Orlando avrebbero potuto dire di no a Gentiloni. Non solo: a quel punto Nicola Zingaretti non sarebbe più sceso in campo per la leadership del Pd.

 

Ma, a quanto pare, Paolo Gentiloni è irremovibile. Il che non significa che l’ex premier non si stia spendendo anche in questo secondo turno della campagna elettorale per le amministrative in tutti i modi. Gentiloni sta facendo su e giù per tutta l’Italia senza disdegnare di fare tappa in quelle città, come per esempio Pisa, dove è assai probabile che il Pd prenda una sonora sconfitta. Alle volte lo accompagna Walter Veltroni, che è tornato in campo “per dare una mano”, come dice lui (o per cercare di raccogliere i cocci del dopo Renzi, come dicono i sui amici). Ma nemmeno Veltroni ha alcuna velleità di tornare alla guida del partito: è un’esperienza che gli ha lasciato più di una ferita aperta.

 

Dunque? Dunque il Pd si appresta a riconfermare Maurizio Martina alla guida della baracca del Nazareno. I big del partito, in questi giorni, si sono parlati e sono giunti a questo compromesso. Non ci sarà nessun congresso entro l’anno, come pure era stato ventilato, perché sarebbe comunque un congresso divisivo e i democrats non possono permettersi ulteriori lacerazioni.

 

Uno dei maggiori sponsor del rinvio delle assise nazionali, che a questo punto si terranno dopo le elezioni europee del prossimo anno, è Matteo Renzi. L’ex segretario non ha ancora deciso che cosa fare e, soprattutto, non ha un suo candidato alla segreteria dal momento che Graziano Delrio per l’ennesima volta si è detto indisponibile. All’ex premier a questo punto conviene “tenersi” Martina. La debolezza e lo scarso carisma del reggente, infatti, gli consentono di continuare a dettare dietro le quinte la linea del partito, cosa che, con un segretario forte e legittimato dalle primarie, non potrebbe più fare. A luglio, quindi, quando si terrà l’Assemblea nazionale (dovrebbe essere il 7 ma la data potrebbe slittare ancora) Martina diventerà segretario e il Pd si prenderà un altro anno di tempo per capire il da farsi.