Bilancio della democrazia eterodiretta
Il pericolo di controllare il primo partito del paese con le scatole cinesi
Formalmente il tesoriere del M5s è Luigi Di Maio, che però in questa fase è anche capo politico del partito oltre che vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e ministro del Lavoro. Non può fare tutto. E infatti Davide Casaleggio, che per competenze e interessi professionali sicuramente gli darà una mano e qualche consiglio sulla direzione da imprimere al Mise, controlla di fatto le finanze del partito al posto di Di Maio.
Il 20 febbraio il Foglio aveva scritto che, attraverso l’Associazione Rousseau e il gioco di scatole cinesi tra statuti, Casaleggio era diventato il reale controllore del partito oltre che dal punto di vista informatico anche da quello finanziario. Pochi giorni prima c’era stata una sentenza che condannava il Movimento 5 stelle per le espulsioni illegittime di due militanti romani al pagamento di “circa 31.700 euro” di spese legali. Il Foglio rivelò che le spese di lite non furono pagare dall’allora leader del movimento, ma da Davide Casaleggio capo assoluto di un’altra associazione privata che non c’entrava nulla con le parti in causa. Ieri la pubblicazione del bilancio del 2017 dell’Associazione Rousseau ha confermato la notizia data dal Foglio: Casaleggio aveva accantonato 31.741 per “spese future” che “si riferiscono a pagamenti da effettuare per cause legali”. Per gli stessi motivi sono stati accantonati altri 58 mila euro per la “possibilità di dover provvedere al pagamento degli oneri e delle spese derivanti da cause legali in corso di definizione”.
A quali cause ci si può riferire? Ce ne sono diverse, ma probabilmente un provvedimento atteso era la sanzione, che poi in effetti è arrivata, del Garante della privacy per tutte le violazioni della sicurezza dei dati degli iscritti (anche se non si sa di preciso chi sia stato il destinatario della multa, se Beppe Grillo o Rousseau). In ogni caso, dalle pieghe del bilancio emerge che il M5s è un partito vuoto, controllato a tutti gli effetti da un’entità esterna per quanto riguarda l’attività politica (votazioni), il patrimonio (i dati) e le finanze (spese varie). Su questo aspetto la novità del bilancio 2017 rispetto al 2016 è che l’Associazione Rousseau passa da un attivo di 79 mila euro a un passivo 55 mila, con un disavanzo di gestione di 135 mila euro su circa 350 mila euro di proventi. Ma non c’è nessun problema, da quest’anno nelle casse del club di Davide Casaleggio arriveranno più di 1,2 milioni di euro l’anno grazie all’obolo di 300 euro che gli eletti del M5s sono obbligati a versare, senza neppure sapere come verranno spesi. Così con soli 300 euro – la quota iniziale messa nell’Associazione Rousseau – Davide Casaleggio controlla il primo partito del paese ora al governo. E’ il bello della democrazia eterodiretta. In altri tempi, sarebbe bastato poco meno per mobilitare girotondini da tutta Italia.