Due idee per combattere la pericolosa deriva rousseauiana della nostra democrazia
Le proposte del ministro Fraccaro, già come semplice deputato di opposizione nella scorsa legislatura, e che attendono di essere precisate anche come Ministro, suscitano ancora legittime preoccupazioni
Al direttore - Le proposte del ministro Fraccaro, già come semplice deputato di opposizione nella scorsa legislatura, e che attendono di essere precisate anche come Ministro, suscitano ancora legittime preoccupazioni. Ciò accade non perché si abbia paura della sovranità popolare affermata dall’articolo 1 della Costituzione, ma perché essa, come prevede sempre lo stesso articolo, deve essere ben congegnata con “forme e limiti”. In alti termini si può ben pensare di migliorare lo strumento che c’è (il referendum abrogativo) e di crearne uno nuovo (il referendum propositivo) connesso all’iniziativa legislativa popolare. Non ci sono tabù. Tuttavia le cose cambiano se si intenda o meno restare nel quadro attuale, quello di una democrazia essenzialmente rappresentativa corretta da questi strumenti di democrazia diretta, o se viceversa si intenda capovolgere il paradigma, immaginando come regola le decisioni popolari dirette e come eccezioni quelle prese in sede parlamentare.
A me sembra che Fraccaro ragioni in questa seconda chiave. Ciò evidentemente non esime coloro che ritengono di preservare la prima logica di presentare modifiche significative allo status quo, anche riprendendo alcune proposte che stavano nel testo sottoposto a referendum nel dicembre 2016 o nell’elaborazione parlamentare di legislature precedenti. Per questa ragione ho presentato in data 12 giugno due proposte di legge. La prima modifica il quorum per il referendum abrogativo, ponendolo alla metà più uno dei votanti alle precedenti elezioni politiche, depurandolo cioè dall’astensionismo strutturale. Una soluzione che mi pare decisamente più equilibrata della pura e semplice eliminazione dello stesso. La seconda introduce il referendum propositivo, collegandolo all’iniziativa legislativa popolare, ma lo circonda di una serie di doverose garanzie: la preclusione di alcune materie (in primis Costituzione e leggi costituzionali, tutela di minoranze linguistiche e di confessioni religiose, tributi, erogazioni finanziarie particolaristiche), l’omogeneità e la copertura finanziaria, e il medesimo quorum ragionevole. Così facendo mi sembra che si possa accogliere l’anima di verità compresa nelle proposte di democrazia diretta, depurandola dalle suggestioni ideologiche rousseauiane che non sono mai state storicamente feconde.
Stefano Ceccanti è deputato del Pd