Nei ballottaggi di Pisa e Siena c'è in ballo un travaso per il 2020
Ceccardi, sindaca leghista di Cascina, ci spiega come funziona il modello Lega per il centrodestra nelle ex regioni rosse
Roma. E’ il momento del centrodestra, trainato dalla Lega. Persino nella (ex) rossa Toscana, dove ci sono tre città importanti al ballottaggio di domenica prossima: Pisa, Siena, Massa. Caso emblematico è Pisa, dove la Lega al primo turno è arrivata a sfiorare il 25 per cento. Tra gli artefici della cavalcata c’è Susanna Ceccardi, sindaca di Cascina, e possibile candidata governatrice del centrodestra alle regionali del 2020 in Toscana. “Intanto – dice Ceccardi al Foglio – una piccola diagnosi. A Pisa siamo il primo partito con il 24,7 per cento. Cinque anni fa avevamo lo 0,35 per cento. Commentare non serve, è un fatto storico ed epico. E abbiamo preso molti voti in più rispetto alle Politiche, visto che siamo cresciuti di oltre sette punti”. “E’ un dato in controtendenza – dice Ceccardi al Foglio – rispetto ad altre città nelle quali c’è stata una flessione rispetto al quattro marzo per la presenza di liste civiche. A Pisa invece, nonostante le liste civiche e nonostante la presenza del M5s (che a Siena non c’è), abbiamo fatto meglio. E’ senza dubbio merito dell’effetto Salvini, ma non solo. La squadra conta: su 15 consiglieri che potrebbero essere eletti in caso di vittoria al ballottaggio, solo uno ha già fatto politica. Gli altri sono tutte new entry. Sono persone normali, il primo arrivato è un medico, poi ci sono avvocati, broker, una barista, ragazzi che studiano all’università. Mi fanno ridere quelli che gridano all’ondata fascista. Ora faremo un video con i volti di questa gente semplice, normale. Altro che fascisti”. Anzi, dice la sindaca, “sa perché vinciamo a Pisa? Perché le persone si sono stufate di vederla violentata. E’ il degrado della città a far campagna elettorale per noi. Noi potremmo stare fermi, anche se naturalmente non lo facciamo perché non ci piace dormire sugli allori”. E quindi, aggiunge Ceccardi, “dire che a Pisa c’è un problema di sicurezza è un eufemismo. Ma la cosa più straordinaria è che il candidato del Pd, Andrea Serfogli, dà la colpa a Salvini. Dice che deve smettere di fare campagna elettorale. Serfogli è stato per 10 anni assessore a Pisa, nessuno dei suoi ministri dell’Interno gli ha dato uno straccio di aiuto. Salvini è ministro da tre giorni, la Lega non era neanche in consiglio comunale. Di che parliamo?”. Salvini però è vero che fa soprattutto campagna elettorale, o no? “Intanto ha bloccato i porti e in pochi giorni ha fatto meglio di altri in tanti anni. Ha dato un segnale forte all’Europa”.
Sicché, dice la sindaca leghista, “la Lega in Toscana guida il centrodestra se si procede come a Pisa e a Cascina. Abbiamo dimostrato tangibilmente qual è la ricetta: bisogna usare il pugno di ferro. Nessuno sconto al Pd. Prima, quando ero all’opposizione, da Forza Italia mi dicevano che prendevo troppo di punta il Pd. ‘Ci devi scendere a compromessi’, mi veniva detto. Ecco, è stata questa linea portata avanti da Denis Verdini a far perdere il centrodestra in Toscana. Non abbiamo – o meglio hanno, visto che la Lega non era classe dirigente – perso per 70 anni per caso, ma volutamente. Ora l’aria però è cambiata e non vogliamo più perdere”. Ma alle Regionali si candiderà come governatrice? “Se Matteo (Salvini, ndr) mi dice di andare in Corea del Nord, io ci vado. Se mi dice di vincere in Toscana dopo aver vinto a Cascina ed eventualmente a Pisa, io lo faccio. Naturalmente devo mettere d’accordo tutti per essere un candidato unitario. Il problema, sa, è che io do noia nel centrodestra, non prendiamoci in giro. Perché dico quel che penso e non uso mezzi termini. E dico per esempio che con il Pd non bisogna farci accordicchi, come ha fatto per anni il vecchio centrodestra”. Ma lei sarebbe disponibile a costruire un’alleanza con i Cinque stelle anche sui territori? “Io sono aperta a tutto. Non siamo più nella seconda repubblica. Gli scenari sono totalmente aperti e io non mi sono mai ritenuta ideologica. Non sono mai stata né fascista né antifascista, sono due categorie superate dalla storia e non voglio neanche parlarne. Quando dico smettiamola con le commemorazioni non lo dico perché la Resistenza non ha un valore. Ci mancherebbe: mio zio Francesco è morto a 33 anni da partigiano, ha dato la vita per questo paese”. E’ che adesso siamo nella Terza Repubblica, dice sicura Ceccardi. “I Cinque stelle sono post-ideologici come noi e sono stati i partiti post-ideologici a vincere le elezioni”. Quindi, se “si chiariscono le idee e i punti programmatici, certo, possiamo allearci. Certo, ci sono alcune cose da verificare. Per esempio da loro ogni meetup ha una linea a parte. Sono un po’ fluidi da questo punto di vista”.
Comunque, aggiunge la sindaca, “la gente vuole vedere gente nuova, per questo mi piace il coinvolgimento diretto dei cittadini, come dicono i Cinque stelle. Però sulle politiche della sicurezza la linea cambia da meetup a meetup. A Pisa sono vicini a noi e infatti penso che al ballottaggio i Cinque stelle voteranno per il nostro candidato, ma a Cascina si sono spaccati e alcuni di loro vengono da esperienze di sinistra o estrema sinistra. Per cui è difficile avere un colloquio. Insomma. se troviamo persone dialoganti come abbiamo trovato a Pisa perché non fare un’alleanza anche a livello territoriale? In ogni caso, non decido io. Noi, a differenza dei Cinque stelle, abbiamo una struttura di partito forte, leninista e rigida. Le decisioni vengono filtrate dagli organismi. Anche se io resto una delle persone nella Lega più favorevoli a un’intesa anche fuori dal governo a Roma”.
A Siena invece il centrodestra guidato da Luigi De Mossi potrebbe avere più difficoltà, dopo l’accordo fra Bruno Valentini, sindaco uscente del Pd, e Pierluigi Piccini, terzo arrivato al primo turno e già sindaco di Siena per due mandati negli anni Novanta. L’apparentamento però rischia di essere un vantaggio più per Piccini che per Valentini. In caso di vittoria l’ex sindaco avrà otto consiglieri comunali e potrebbe essere il gruppo più numeroso. Tradotto significa che le decisioni dovranno passare da Piccini, che negli anni ha avuto peraltro giudizio poco lusinghieri sull’amministrazione Valentini.
Al secondo turno delle amministrative, Salvini scommette su Pisa, dove la Lega è arrivata al 25 per cento, e sogna a Siena, dove gli avversari sono più forti. Ma al centro di tutto non ci sono solo le città ma una grande partita in cui ci sono in ballo le prossime regionali. Nomi, numeri e idee. E discontinuità