Perché Matteo Salvini punta tutto sulla vittoria a Siena
Il centrodestra se la gioca nella città del Palio. Il sindaco uscente Bruno Valentini (Pd) indebolito dal suo stesso partito
Roma. La burbanza di Matteo Salvini ha fatto scalo in Toscana, dove ieri il ministro dell’Interno si è fiondato per chiudere la campagna elettorale dei candidati di centrodestra al ballottaggio in diverse città importanti. “A Pisa e Siena sono preoccupati – ha detto a una radio locale, Studio 54 – perché sanno che perderanno poltrone. In Toscana rischia di saltare un sistema di potere poco trasparente che la sinistra ha sempre gestito. Sanno che per loro è finita”.
Siena è centrale, più di Pisa. E’ la città del Monte dei Paschi e il Pd guidato dal sindaco uscente Bruno Valentini per la prima volta rischia davvero contro Luigi De Mossi, avvocato e candidato del centrodestra. Valentini si è apparentato con il terzo arrivato al primo turno, Pierluigi Piccini, ex sindaco di Siena negli anni Novanta. Non aveva molte strade, Valentini: andare in solitudine oppure accordarsi con il rivale. Ha scelto la seconda, pressato dai vertici regionali e nazionali del Pd (tra cui il capogruppo in regione Leonardo Marras e Luca Lotti, che gli hanno caldamente consigliato di stringere l’alleanza con Piccini). Ma anche il suo partito aveva poche soluzioni da offrire, visto l’aiuto – si fa per dire – che ha dato al suo sindaco: ha tentato in ogni modo di ostacolarlo. Per mesi non sono mancati attacchi dentro il Pd, soprattutto da parte dei renziani, come a dimostrare la peculiarità di una città in cui l’unica opposizione possibile è quella di chi governa, che recita due parti in commedia: il potere e il contro-potere. L’assenza dalla competizione elettorale del M5s, “squalificato” dai suoi stessi vertici con l’incomprensibile mancata certificazione delle sue liste, ha dato più possibilità agli oppositori interni per logorare Valentini. Il problema per Valentini è che in caso di vittoria sarà costretto a venire costantemente a patti con l’arcigno ex predecessore Piccini e il suo nutrito gruppo consiliare.
Per tutta la campagna elettorale non sono mancate le incursioni in tragiche vicende della storia recente di Siena, come la morte di David Rossi, ex capo della comunicazione Mps, il cui suicidio viene negato dalla famiglia e da alcune forze politiche, pronte a strumentalizzarlo. Come la Lega. “Vorrei che si rendesse giustizia alla famiglia di David Rossi, vogliamo semplicemente verità. Ricattare uomini e donne con la paura, questa è mafia”, ha detto Salvini contribuendo anche lui alla tesi del non-suicidio. Solo che il capo della Lega non è un passante ma il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio. La Lega a Siena al primo turno ha preso il 9,03 per cento e guida la coalizione di centrodestra. Forza Italia ha ottenuto un misero 3,35 per cento. La crescita del partito di Salvini viene da lontano. E’ da almeno tre anni che la Lega cresce costantemente. Alle regionali del 2015 con il 16,2 per cento dei voti validi è diventata il secondo partito dietro il Pd, raddoppiando il risultato ottenuto alle elezioni precedenti del 2010, arrivando a toccare 214 mila voti. La crescita leghista in vista delle elezioni regionali del 2020 è da osservare attentamente. “La nuova Lega lepenista di Salvini attecchirebbe selettivamente nelle zone dove la minoranza di estrema destra è tradizionalmente più agguerrita”, scriveva Moreno Mancosu in uno studio pubblicato dal Cise nel 2015. Nel grossetano, nel lucchese e nell’aretino, all’epoca dello studio. Adesso resta da capire se la nuova Lega è in grado di attecchire anche altrove, laddove non era riuscita neanche a piazzare un consigliere comunale.