“È crollato tutto”. L'ultima sconfitta dei dem e la strategia del Congresso
Al Nazareno la batosta se la aspettavano. Ma oltre a rimpallarsi le responsabilità, nel Pd non sanno proprio che fare
Al Nazareno la batosta se la aspettavano. Erano giorni che i big del Partito democratico sapevano che avrebbero perso a Imola come a Pisa, così in tante altre parti d’Italia. Ma erano convinti che alla fine Siena tenesse e che quella vittoria nella roccaforte rossa per eccellenza mediaticamente sarebbe servita a coprire la sconfitta. Nonostante i messaggi preoccupati dei pd senesi che avevano capito che il rischio anche lì era altissimo. “Crollato il Monte dei Paschi è crollato tutto”, ammette ora un renziano d’alto rango.
E adesso? Oltre a rimpallarsi le responsabilità, nel Pd non sanno proprio che fare. L’ex segretario già ieri ha lasciato intendere che non è affar suo. Matteo Renzi ha fatto sapere che a questo punto qualsiasi cosa si decida di fare va bene. Al Nazareno però si litiga ancora sulle prossime mosse: andare all’assemblea nazionale del 7 luglio, eleggere Maurizio Martina segretario per un anno, e poi vedere il da farsi dopo le europee preparando un congresso nel 2019? O, piuttosto, imprimere un’accelerazione e andare alle assise adesso?
Nicola Zingaretti non ha dubbi. Il presidente della regione Lazio è convinto che il Congresso vada fatto in tempi brevi e che “non si possa più fare finta di niente”. E’ chiaro che Zingaretti punta a candidarsi a segretario riunendo non solo tutto ciò che sta a sinistra del Pd. Pure lui è convinto che con basti un’alleanza con Leu per tornare sulla cresta dell’onda, e pensa di coinvolgere anche un pezzo del Movimento 5 stelle in questa operazione, nella convinzione che “una parte dell’elettorato grillino sia ancora recuperabile”.
Ma nel Pd c’è anche chi ormai si è convinto che occorra andare oltre. E’ il caso di Carlo Calenda. Ma dicono che anche Renzi, che ufficialmente dopo i ballottaggi sta rimanendo zitto, ritenga che così non si possa andare avanti. Che riproponendo sempre le stesse facce e lo stesso logo la partita è persa. Solo che l’ex segretario del Partito democratico, al contrario dell’ex ministro dello Sviluppo economico, ha deciso di darsi del tempo e di non precipitare tutto adesso.
Ma Maurizio Martina invece sembra voler restare fermo al programma originario. La speranza del reggente è questa: essere eletto all’assemblea come da accordo con i capicorrente, e poi di andare alle europee puntando a prendere un po’ di più del disastroso risultato delle politiche del 4 marzo. Un risultato del genere gli consentirebbe di restare segretario.