Il “sortition” di Grillo e gli statisti per caso
Nel trionfo dell’incompetenza, perché non scegliere a sorte i parlamentari?
In fondo una sua logica, per quanto perversa, ce l’ha eccome, il dire, nell’era della supposta democrazia dell’uno vale uno che finisce con l’esaltare il principio dell’uno vale l’altro, che tanto vale sceglierli a sorte, deputati e senatori. C’è poco da fare, insomma, Beppe Grillo ci vede, una volta di più, più lungo di tutti. E sul suo Blog, quello dove – a detta dei grandi capi della comunicazione del M5s – scrive ormai da “battitore libero”, libero pensatore visionario, spiega che lui, un’idea per superare questo sistema democratico “che non funziona”, ce l’ha: “il suo nome tecnico è ‘sortition’. Ma il suo nome comune è ‘selezione casuale’”. Insomma: “Selezioniamo le persone a sorte – propone il Garante del Movimento – e le mettiamo in parlamento”.
E perché no? Sarebbe del resto, a ben vedere, un perfezionamento geniale del sistema Rousseau: quello che permette, cioè, a un disoccupato di diventare onorevole, a un venditore di tappeti di finire sullo scranno più alto di Montecitorio, a uno steward del San Paolo di Napoli di andare a dirigere i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico. Statisti per caso, dicevano i più maligni.
E invece no: proprio quello era l’obiettivo di Grillo. Il quale si mostra convinto, tra una citazione e l’altra presa da Wikiquote in un miscuglio di Aristotele, Cartesio e “un certo Brett Hennig”, che “se date alle persone la responsabilità, agiscono in modo responsabile”, per cui è inutile preoccuparsi in anticipo delle eventuali qualità dei governanti. Una bella lotteria, e sta bene così. D’altronde, quella di affidarsi al caso, è una convinzione che ritorna spesso, nel pensiero dell’Elevato. Stava alla base anche di un’altra sua illuminante trovata: quella di costituire “una giuria popolare” per giudicare “la veridicità delle notizie pubblicate dai media”. Anche in quel caso – era il gennaio del 2017 – “cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali. Se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta”. Ora, dopo i giudici dell’Inquisizione, anche i parlamentari. Nell’epoca del dilettantismo al potere, sarebbe la giusta costituzionalizzazione dell’incompetenza. Al limite, quando le cose dovessero volgere al peggio, ci si potrebbe comunque lamentare, senza tanti aggravi sulla coscienza degli elettori, che ci ha detto sfiga, e niente più.