Il delfino Centemero
Chi è e come si muove il silenzioso tesoriere della Lega (scuola e stile Giorgetti) di cui Salvini si fida
Milano. Lo hanno definito a lungo il portaborse di Salvini, i giornali indugiano molto sulla sua passione per lo yoga, ma ancora non tutti hanno realizzato che Giulio Centemero, 39 anni, tesoriere della Lega, è anche il delfino di Giancarlo Giorgetti. Non è un caso che fosse con lui, con il Gianni Letta della Lega, nella City di Londra, prima delle elezioni a rassicurare gli investitori internazionali, preoccupati dall’euroscetticismo dell’ex movimento padano. E non è un caso che sia stato mandato lui, a Roma, nel mezzo delle trattative con i Cinque stelle, a rassicurare di nuovo diversi proprietari di fondi sovrani, inquieti per l’alleanza giallo-verde.
Giulio Centemero (foto a sinistra) è nato e cresciuto ad Arcore e si è iscritto alla Lega quando aveva 16 anni e frequentava ancora il liceo. Sua madre era una ginnasta rumena, suo padre un informatico dell’Ibm e quando si sono conosciuti c’era ancora il muro di Berlino, ci ha raccontato. “Dopo un rapporto epistolare, si sono sposati”. I suoi genitori volevano che andasse alla Bocconi, ma lui ha preferito laurearsi alla facoltà di Economia di Bergamo.
Centemero, commercialista e revisore contabile, è l’uomo dei conti. Appartiene alla generazione di Matteo Salvini, forgiata dal movimento dei Giovani padani di cui ha fatto parte, ma la sua cifra politica è molto simile a quella di Giorgetti: passo felpato, schivo e riservato, è avvezzo a creare reti nel mondo della finanza e dell’economia. Sebbene sia amico fraterno del segretario federale con cui ha lavorato al Parlamento europeo, dove si è occupato di finanza agevolata. Si definisce ironicamente “padre d’arte” perché è diventato consigliere comunale prima che lo fosse anche suo padre, “e sono entrato in Lega un anno prima di lui”, spiega al Foglio. Vive fra Milano e Roma. Fra via Bellerio – dove gestisce i conti del partito, argomento che negli ultimi tempi l’ha fatto finire sotto il riflettore di qualche inchiesta giornalistica – e via Dogana, dietro le guglie del Duomo, dove condivide il suo ufficio con la moglie armeno-libanese, nata a Beirut: Sarin Ohanian, designer, schiva quanto lui, due master in Italia, al Politecnico di Milano e alla Domus Academy. Fra loro parlano in inglese, e è quasi naturale per il delfino di Giorgetti che ha studiato per diventare commercialista ma poi ha sempre lavorato nella finanza. Dopo la facoltà di Economia ha vissuto in Scozia, ha fatto un master alla Bocconi e uno alla Boston University a Bruxelles. Riflette molto prima di parlare ed è una cerniera fra il passato e il presente – fra le nuove leve che hanno soggezione (e anche un po’ di diffidenza) verso Giorgetti e le poche figure storiche rimaste nella Lega. Non proprio un simbolo di aggressivo euroscetticismo, Centemero, se interpellato, è sempre gentile ma riservato: il suo motto è “se non posso ragionare, preferisco tacere”. In Parlamento è stato messo a fare il capogruppo in commissione Finanze, su suggerimento del sottosegretario Giorgetti, per occuparsi del nodo problematico degli assetti bancari. E ha già pronta una proposta di legge per incoraggiare venture capital e start up attraverso agevolazioni fiscali da presentare prima dell’estate.
Con Giorgetti condivide sia la visione di un piano industriale che porti alla crescita dell’economia sia la cifra politica con cui tesse rapporti e relazioni che lo hanno portato ad avere molti incarichi nei collegi sindacali di molte società municipalizzate e di una partecipata a Saronno. Al punto che è stato proprio un atto firmato dall’ex sindaco Giuliano Pisapia, nel 2015, a portarlo all’interno del collegio sindacale della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. Con Giorgetti condivide meno la filosofia atlantista, lui che è figlio di genitori che hanno dovuto superare il Muro di Berlino per potersi sposare e ha una moglie mediorientale che lo guarda con un sorriso di approvazione mentre evoca il genocidio armeno. Ma a casa, in una zona elegante di Milano fra via san Calimero e Corso Italia, porta poco la politica italiana a cui Sarin è poco interessata. E la sua mission non è la politica, è rassicurare gli investitori, anche internazionali, affinché non si spaventino. Scuola Giorgetti.