Una manifestazione della Cgil al Circo Massimo (foto LaPresse)

Linee guida per una opposizione paradossale

Giuliano Ferrara

Tre milioni in piazza, la folla ardente, il fallimento. No. Manifesteremo per l’immediata applicazione del reddito di cittadinanza, la flat tax senza trucchi e meno pensioni per tutti. Vedrete che verve

Pensate al Circo Massimo, a Roma. Immaginatevi due milioni, che poi diventano tre con i conteggi farlocchi, due, tre milioni di italiani adunati con grinta dal Pd, sì, dal Pd, e magari da Cgil-Cisl-Uil, e l’Arci per di più, ma non senza i Centri sociali, perfino i più intrattabili e magari violenti. Una oceanica manifestazione popolare preceduta da un appello firmato da Gentiloni, Zagrebelsky, Dandini. Un appello secco, asciutto, breve, chiaro per tutti, indirizzato al meridione e ai nostri lombardo-bavaresi, ai veneto-austriaci, ai rusconi sabaudi, ai portuali genovesi, e perché no ai lavoratori precari dei servizi, ai riders ovviamente, alle donne, ai giovani, ai proletari in divisa, alla Guardia Costiera, che farebbe tanto Corazzata Potemkin, e ai pensionati e alle pensionate di tutte le categorie, a partire dalle meno favorite, ovvio. Vedo già la folla ardente, il percorso fino a Palazzo Chigi, il salto della buca a Piazza Venezia, gli slogan scanditi con feroce allegria e severa determinazione. Una specie di insurrezione popolare Tremilioni.0, una cosa mai vista, indimenticabile.

 

Voi direte che non si capisce bene la piattaforma di lotta. Che non c’è aria di un nuovo ’68 come nelle premonizioni o negli auspici di Galli della Loggia. Che stanno tutti a Capalbio. Che la destra penta e la destra fascia si sono prese il popolo, e per un ben lungo periodo, e non c’è niente da fare. Che per avere successo si dovrebbero esfiltrare dalla piazza e dal corteo tutti quelli che non sono bianchi o caucasici, che il nuovo modello di sviluppo comiziale è ormai fissato dalle performance del titolare del Viminale, dai palloncini anticasta dei penta, e che alla fine i pompieri circonderebbero i palazzi del potere di acqua salata e chiuderebbero i porti all’altezza del Corso, lasciando gli insorti a bocca asciutta. E il fallimento sarebbe garantito, e dovremmo inevitabilmente ricorrere a Voltaire, quel cinicone, per rimetterci a coltivare ciascuno il suo giardino, già immaginate gli articoli pensosi e tristi sul Grande Riflusso, la vittoria definitiva del regime, del Trentennio promosso da Salvini, che disdetta, che incubo.

 

Però ho dimenticato la cosa più importante. Certo, ci mancano gli obiettivi, non solo quelli che una volta si chiamavano “obiettivi intermedi”. Ci manca la forza della mobilitazione automatica, il riflesso condizionato delle masse che si identificano nella battaglia, il pulviscolare concetto di popolo ce le ha giocate al Lotto e non è uscito neanche un ambo. Certo, è troppo tardi, bisognava pensarci prima, e il Pd è al Nadir della sua popolarità, a parte Capalbio, e i suoi moralisti, tribuni, leader sono troppo divisi per rispondere agli appelli dell’ultimissima ora. La fresca carognaggine dei Centri sociali non basta, la popolazione è tragicamente invecchiata, è in atto il Grande Rimpiazzo, la comunicazione non funziona, vibrano i Casalino che, come dice De Filippi, “depilano Merlo”, non abbiamo un nostro Casaleggio, chi volete che si mobiliti in regime di democrazia rappresentativa, ci vorrebbe un superclic. Però però però.

 

Gli obiettivi dell’opposizione paradossale, capaci di inverare una grande ondata di rivolta e abbattere il governo, ci sono. Sono i loro, e sono la chiave del nostro successo. Manifesteremo compatti per l’immediata applicazione del reddito di cittadinanza, niente inclusione, formazione, avvio al lavoro e altre diversioni, c’è la cittadinanza e ci sono i quattrini e, Tria o non Tria, devono scucirli e subito, come da promessa. Manifesteremo per la flat tax, niente dual tax, niente progressività piatta e unilineare, no, niente trucchi, un’aliquota micro e microunica capace di risuscitare operosità delle imprese, produttività del sistema e magari produttività totale dei fattori, e chissenefrega per l’inoperosità e l’improduttività totale dei fottuti dal Dignity Act, quelli che se la margherita o la quattro stagioni non la paghi cento euro sono costretti a starsene a casa, a cuccia, e protetti nell’ozio. Manifesteremo per il Grande Ricalcolo, meno pensioni per tutti, altro che vitalizi, qui lo smantellamento della Fornero deve portare all’essiccamento dei privilegi sociali diffusi, reddito a gratis contro ripartizione e contribuzione. E’ questa l’unica opposizione possibile, l’unica pugna per la quale vale la pena procombere in una lotta senza quartiere, e magari aggiungiamo che tutti saranno pagati in lire-Savona tranne Cristiano Ronaldo che il pagamento in euro lo esige per contratto. Vedo un appello molto seguito, una piazza piena di verve, vedo il realismo delle aspettative minime e degli obiettivi massimi, e la rotta delle nuove autorità di governo, imbarcate per la Libia dalla Guardia Costiera.

Giuliano Ferrara

 



  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.