Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Caro Di Maio, hanno ragione Inps e Ragioneria dello Stato il decreto dignità fa perdere posti di lavoro

Marco Leonardi

La relazione tecnica al testo non solo è corretta ma addirittura generosa. I disoccupati ogni anno potrebbero essere assai di più di 8000

Caro Direttore,

la relazione tecnica al decreto Dignità è corretta, con qualunque governo Inps e Ragioneria dello Stato avrebbero dovuto produrre una relazione tecnica di quel tipo con una perdita di occupati che poteva essere di 8000 persone l’anno, oppure 7000, oppure un numero molto maggiore come proverò a dimostrare sotto.

Come in tutte le relazioni tecniche le stime dell’impatto sull’occupazione sono certamente discutibili, ma non è discutibile il dato che questo decreto diminuisce l’occupazione. Il decreto è sbagliato, forse perché, accecati dalla furia ideologica di cancellare il passato i 5 stelle non si sono accorti di un errore madornale.

 

Il decreto prevede infatti un’immediata riduzione delle durate dei contratti a termine da 36 a 24 mesi e contemporaneamente l’apposizione di una “causale” (un motivo specifico) a tutti i contratti superiori ai 12 mesi. In questo modo si crea un problema di rinnovo dei contratti a termine per centinaia di migliaia di lavoratori: non tutti potranno essere rinnovati, o perché hanno superato i 24 mesi oppure perché hanno superato i 12 mesi di contratto e il loro datore di lavoro non si fida di apporre una causale ad un contratto che potrebbe essere facilmente impugnato in tribunale.

 

Che problema c’è? Si dirà che quei lavoratori potranno andare a lavorare da un’altra parte se la domanda di lavoro delle imprese è immutata. Purtroppo non è così: la domanda non è immutata ma è diminuita perché nel frattempo il decreto prevede anche l’aumento dei costi sia dei nuovi contratti a termine (+0.5% per ogni rinnovo) sia dei contratti a tempo indeterminato (aumento del 50% dei costi in caso di licenziamento).

 

È per via di questo clamoroso errore che qualunque relazione tecnica avrebbe dovuto stimare una perdita di occupati. In verità questa relazione tecnica è assai generosa perché non tiene conto dell’effetto dirompente delle “causali”, che è difficile da stimare ma non di meno assai incisivo. Mentre i contratti a termine sopra i 24 mesi sono 80.000, quelli tra i 12 e i 24 mesi soggetti alla causale sono molti di più: 280.000 se si tiene conto solo delle proroghe e 360.000 se si tiene conto anche dei rinnovi dei contratti a termine presso lo stesso datore di lavoro. Se molti imprenditori si rifiuteranno di mettere le causali e preferiranno cambiare lavoratore, i disoccupati ogni anno potrebbero essere assai di più di 8000 ma fino a due o tre volte quella cifra.

È l’eterogenesi dei fini di un decreto che persegue un obiettivo condivisibile (la riduzione della precarietà del lavoro) ma lo fa con un insieme di misure che avrà effetti controproducenti.

 

Una relazione tecnica accompagna obbligatoriamente ogni legge; è responsabilità del ministero che propone la legge ed è firmata dalla Ragioneria dello Stato che (in questo caso che riguarda temi lavoristici) si avvale di dati forniti da Inps. Prendere l’occasione per attaccare i vertici di Inps e Ragioneria che hanno prodotto una relazione corretta per nascondere le responsabilità di un ministero che ha prodotto un decreto sbagliato è vile e strumentale. Vile perché accusare Inps e Ragioneria è come per un cuoco accusare il grossista per avergli dato gli ingredienti sbagliati. Strumentale perché ogni governo vorrebbe aver le mani libere per spendere quanto gli pare, per fortuna fino ad oggi ci sono state alcune regole cui sottostare.