L'ardua opposizione allo sfascismo collettivo
Una classe dirigente volatile, muscolare e incompetente, che se ne fotte delle regole. Quello che fanno ha una logica anche brutale. Quello che sono è invece imperdonabile
Prepararsi a ripetere: non per quello che fanno ma per quello che sono, per questo non li voglio al governo e lavoro per un’alternativa. Infatti quello che fanno ha una logica anche brutale: lo sfascismo costruttivo (ossimoro), la rottura come pratica efficace rispetto a una base elettorale in espansione e a un’opposizione che non c’è o non si vede o è costretta alla declamazione (avere un Saviano per nemico verboso è una bonanza). Quello che sono è invece imperdonabile: sono una classe dirigente volatile e muscolosa, se ne fottono di regole e regolamenti (Rai, Viminale in mano a un capo politico che come tale si comporta), trascinano nella fanghiglia demagogica battaglie di valore più o meno tradizionaliste, dalla difesa della famiglia alla libertà di cura (no vax), sulla giustizia sono parte del complesso mediatico-giudiziario. Sono un ceto improvvisato, incompetente e pazzo anche quando esprime un rigetto della continuità sentito come necessario da una parte maggioritaria di questo paese, anche quando intercetta politicamente e propagandisticamente una corrente internazionale robusta, che ha in Trump e Putin i suoi araldi, un’accozzaglia che inceppa un progetto strategico eurodemocratico e liberale fragile e difficile da rilanciare, giocando con tutto, tutto rimettendo in discussione.
Forse il Truce inscenando la finta emergenza dei porti chiusi, orbanizzandosi contro Bruxelles, offrendo una curvatura intollerante e popolare al lavoro di controllo dell’immigrazione illegale che il suo predecessore faceva con strumenti discussi ma senza fanfaronate minacciose, ha conquistato per adesso una vittoria tattica. Il nuovo clima psicologico e immoralista di un paese padrone a casa sua e di un primato degli italiani nel segno della sicurezza blindata e del razzismo pulviscolare, accettabile, minimizzabile perfino con humour (il video di Gribbels sul negro in spiaggia), è di per sé un’affermazione baldante di sfascismo costruttivo. Perfino le tardive polemiche degli industriali veneti, certe resipiscenze caute dei corrieristi, certe dissociazioni interne, le polemiche sul decretone di Giggino difensore dei deboli e dei precari, sono un contributo alla finzione di un pluralismo in cui i nuovi padroni sequestrano anche l’immaginario spolpato di un’attitudine pauperista e bolsa della vecchia sinistra antiberlusconica e antirenziana. Democrazia liberale è quando un soggetto consapevole di sé, accettando il risultato elettorale e la formazione parlamentare di maggioranze, anche contraddittorie rispetto alle urne, è in grado di lavorare con slancio per un’alternativa, tutto il resto è tendenzialmente regime.
Ora pare preparino un anticipo di flat tax o dual tax, e che lo intendano compatibile, con l’assistenza di Tria, garante presuntivo di competenza e rispetto delle regole dei mercati e dell’Unione europea, con conti pubblici sotto relativo controllo, forse con l’imposta sui consumi in rialzo che pone problemi ma può aiutare; tolgono accise dalla benzina, forse; riescono forse a correggere norme impopolarissime della legge Fornero; e danno forse sussidi che non sono il reddito di cittadinanza ma un presagio di assistenzialismo che ha il suo valore pedagogico, può legare i sudditi dello stato fiscale ai suoi gestori populisti. Molti aspettano l’autunno dei mercati, in combinazione con manovre poco credibili o di rottura delle convenzioni dell’economia finanziaria in un paese indebitato, mentre sembra che se ne vadano capitali ingenti: mah, sono decenni, nella mia esperienza, e con tutti i governi diversi succedutisi al potere, che la stagione della finanziaria, poi legge di stabilità, è considerata il redde rationem politico assoluto, il momento della verità, e alla fine non succede niente, prevalgono negoziati e compatibilità di breve periodo, le cose si sistemano. Ora la faccenda è più spessa, avvertono gli esperti, ma chissà. Ci sono le elezioni di novembre in America, con Trump e i suoi deal pimpanti, e poi le elezioni europee, con il complesso franco-tedesco sulla difensiva.
Mi rendo conto che un’opposizione di bandiera e di cultura, combatterli per quello che sono più che per quello che fanno, fronteggiando con immaginazione e volontà lo sfascismo costruttivo, è difficile. Ma non vedo altre soluzioni.