Il ministro per le famiglia e per le disabilità Lorenzo Fontana (Foto LaPresse)

Le ricette di Lorenzo Fontana per curare i mali di un “paese decadente”

Annalisa Chirico

Genitori, natalità, disabili. Rivoluzione europea. “Fondi sufficienti o me ne vado”. Il ministro Fontana la tocca piano

Roma. “Se non otterrò fondi sufficienti per famiglie e disabili, farò un passo indietro. Non sono attaccato alle poltrone”. Il ministro Lorenzo Fontana la tocca piano. Veronese doc con moglie partenopea, l’esponente leghista ha scelto Napule per il riposo ferragostano. “Adoro il sud Italia anche se al mare ci vado nel tardo pomeriggio, ho la pelle refrattaria al sole”, confessa al Foglio il numero uno del dicastero dedicato a Famiglia e disabilità. Del resto, anche il vicepremier Matteo Salvini si è recato in Puglia, alle isole Tremiti, evviva il Sud. 

 

“Il meridione è un posto dominato dalla bellezza – prosegue Fontana – Le confesso che ho avuto diverse fidanzate meridionali. Sono le più belle”. Due lauree in Storia e Scienze politiche, Fontana non disdegna l’etichetta di “medievalista” (“Solo i regimi autoritari cancellano il passato per creare l’uomo nuovo. Università e cattedrali sono eredità medievali”) e rimprovera Salvini che porta con sé il rosario senza pregarlo (“Spero che si ravveda, io recito cinquanta Ave Maria ogni giorno”). Ministro, a detta del sottosegretario di Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti, esiste il rischio di attacchi speculativi ai danni dell’Italia entro fine agosto. Lei è preoccupato? “Le tempeste finanziarie, in una fase di instabilità, possono pure starci, non ingigantirei la questione. Mi preoccupa invece quello che accadrà in seguito ai risultati delle elezioni europee il prossimo anno”. Vittoria populista a Bruxelles. “Il mondo degli Obama e dei Draghi, vale a dire l’establishment degli ultimi anni, dovrà essere rimpiazzato, e potrebbero esserci colpi di coda. Assisteremo a un autentico terremoto: le europee segneranno un cambio di regime, al pari del crollo dell’Unione sovietica”.

 

Veniamo alla famiglia. Il ministro ci racconta di aver apprezzato l’editoriale di Giuliano Ferrara contro l’ideologia antifamiliare insita nella dicitura Genitore 1 e Genitore 2. “Lo impone il buon senso. Viviamo in una società individualista basata sull’edonismo e sulla ricerca ossessiva del divertimento. Si parla sempre di diritti, raramente di doveri: tutti sognano di vivere da eterni adolescenti. Lo stato allora ha il dovere di ricordare che esiste un’etica della responsabilità. Mettere al mondo un figlio significa che smetti di pensare solo a te stesso”. Recuperati mamma e papà, si pone il problema della trascrizione dei bambini nati all’estero dalla maternità surrogata. Non sono soltanto coppie gay. “Esatto, pure gli etero fanno ricorso a questa pratica mortificante per la donna, in cui si affitta l’utero come fosse un forno, e per il bambino che, dopo nove mesi di gravidanza, viene strappato dalle braccia materne. L’utero in affitto deve diventare reato internazionale. Ci stiamo adoperando per individuare soluzioni legislative volte a rendere penalmente perseguibile la condotta dei cittadini italiani che si recano all’estero al fine di aggirare il divieto previsto dalla legge statale”.

 

Senza il ricorso alla tecnica medica, quei bambini non verrebbero mai al mondo. “Scelte simili rispondono esclusivamente a un desiderio egoistico degli adulti. Non si nasce a qualunque costo. Un bambino ha bisogno del corredo cromosomico di padre e madre”. E’ nota la sua opposizione alle adozioni gay: in una famiglia etero si cresce meglio? “Spesso non è facile neppure in una famiglia naturale ma il bambino deve potersi riconoscere nelle figure di mamma e papà, in due ruoli diversi e complementari. Se no, da grande ne risentirà, può starne certa”. Veniamo alla questione che le sta a cuore: la prossima legge di Stabilità. “Non intendo essere l’etichetta che un governo si dà per testimoniare le proprie buone intenzioni. Servono i fatti. Chiedo risorse non per il ministero ma per dossier specifici. In Italia ci sono quattro milioni di disabili che, includendo le famiglie, salgono a dieci milioni di persone. Il grado di civiltà di una nazione si misura dalla vicinanza a queste categorie fragili. I fondi contro le barriere architettoniche vanno aumentati, il diritto all’istruzione universitaria e allo sport vanno resi effettivi. Gli invalidi civili percepiscono una pensione di 280 euro mensili, una miseria se paragonata ai soldi destinati agli alloggi alberghieri dei richiedenti asilo. Intendiamo procedere al riconoscimento della lingua dei segni. Insomma, il mio motto è: o le cose si fanno o è meglio lasciar perdere”.

  
In Italia esiste un’emergenza demografica. Come s’inverte la curva discendente della natalità? “È una priorità assoluta. Ho constatato la sensibilità del vicepremier Luigi Di Maio con il quale intendo lavorare a misure che incentivino il lavoro delle mamme. Troppo spesso, una gravidanza comporta la rinuncia alla carriera”. Per chi ha un contratto stabile, ministro, esistono diverse misure a tutela della maternità. E poi i nostri nonni hanno procreato in condizioni ben più incerte e povere di quelle odierne. Sarà che abbiamo sempre meno voglia di far figli? “Esiste, senza dubbio, una componente culturale: la denatalità è un trend europeo. La nostra generazione schiva le responsabilità, inclusa quella genitoriale. Tuttavia alcuni paesi registrano un’inversione di tendenza, pensi all’Ungheria”. Il premier Orbán, sempre lui. “Negli ultimi sette anni il tasso di natalità ungherese è salito da 1,3 figli per donna a 1,6. Il governo di Budapest ha puntato su fiscalità agevolata e sostegno alle mamme lavoratrici. Salvini lo ha annunciato: la prossima legge di Bilancio dovrà contenere un accenno di quoziente familiare perché non è accettabile che una famiglia con tre figli paghi le tasse come un single. I figli sono un investimento nel futuro: una società con più bambini produce maggiore innovazione e infonde in tutti energia”.

 

Sembra una pubblicità progresso. “Purtroppo viviamo in un paese decadente, senza speranza nell’avvenire. Secondo il documento economia e finanza, approvato dal precedente governo, il calo demografico comporterà, nel medio periodo, una contrazione del Pil e un incremento del debito pubblico. Se non per ragioni culturali, si intervenga almeno per convenienza economica”. Alla Camera è depositata una proposta di legge leghista, firmata pure da Giorgetti, che introduce il “concepito” tra i componenti del nucleo familiare in grado di far guadagnare punti nelle graduatorie che tengono conto del numero dei figli. “E’ una misura sacrosanta, mi auguro che lo stesso Giorgetti mi dia una mano quando ci sarà da confrontarsi con il ministro dell’Economia Giovanni Tria sulle risorse da stanziare a favore della maternità”. La stessa proposta prevede l’introduzione di un’imposta da bollo del 3 per cento sulle rimesse degli immigrati per aiutare i genitori italiani a coprire le spese della babysitter. “Non so quante risorse si ricaverebbero in concreto ma ogni iniziativa volta sostenere le famiglie italiane è ben accetta. Prima gli italiani, sempre”.