Che fare in questa notte troppo lunga e pericolosa
Mancano i capi, ma una maggioranza stufa di minchiate sparate al vento esiste. La civiltà italiana non è solo un retaggio ammutolito dai vocalizzi barbarici e fregnoni dei potenti dell’ultimissima ora
Il comportamento esemplare della Guardia Costiera, tenuta prigioniera con i suoi ospiti di una panzana politica tuìttata da ministri in vacanza, mi fa sperare che gli italiani non siano al fondo truci e ribaldi come i loro provvisori leader che hanno incassato il risentimento e la frustrazione di anni difficili e di un quadro europeo e mondiale imbizzarrito. Vigliacchi, simulatori, perdigiorno, oltre che poeti santi trasvolatori eccetera, gli italiani lo sono: ma truci no. Si può scommettere che nessuno al momento è in grado di organizzare e guidare una maggioranza stufa di minchiate sparate al vento, ma quella maggioranza esiste. Alla fine, come nelle canzoni e nei serial tv, siamo “gente di mare”, perdiamo a volte la rotta e non sappiamo dove andare, però la civiltà italiana non è solo un retaggio ammutolito dai gargarismi e dai vocalizzi barbarici e fregnoni dei potenti dell’ultimissima ora.
Il Truce sta esagerando nell’inseguimento di minoranze attive che nei sondaggi promettono un colpo di stato permanente, e quella testolina del suo alter vice pure. Contano sull’uso proditorio di una combinazione politica e elettorale che ha sventrato la classe dirigente, agonizzante, e fa un uso autoritario, comiziale, incostituzionale, delle massime istituzioni. Contano sulla propaganda: sono prontissimi a addossare alla finanza ebraica e tecnocratica una eventuale crisi finanziaria della credibilità italiana in autunno, spingono per una rottura con l’Unione europea e per l’isolamento autarchico in cui credono di poter sguazzare, millantano reddito e tagli delle tasse per tutti con risorse che non ci sono, nazionalizzano l’immaginazione e la coscienza collettive con paroloni e sequestri di competenza e di verità economica e sociale, si ergono a paladini di un paese come non è per costruire il castello di sabbia o la fortezza argillosa del loro potere sul paese fictional composto di vittime e disperati che non hanno da mangiare. Con l’aiuto di una claque chiassosa. Fino a quando?
Nessuno può dirlo, la nottata è spessa e senza luna, già ora troppo lunga e pericolosa. Ma rifiutarsi di pensare all’Italia come a una galera di luoghi comuni non è impossibile. L’astuzia della ragione e della storia non sta da una sola parte. L’onda di rigetto ancora non si vede ma si sta formando lentamente. Essere governati da un vicino di casa un po’ coglione non può figurare tra le aspirazioni nazionali nel XXI secolo. E’ contro l’etica e gli interessi, spesso coincidenti nel particulare che è così intimamente nostra prerogativa. La grande delusione è in incubazione. La Baviera del nord senza l’Europa sonnecchia e appassisce, e lo sa. Il sud trova strane risorse per riscattare la libido statalista di tanti, quei tanti che tra l’altro verranno disingannati presto da chi ha preteso di metterli sotto tutela e trasformarli definitivamente in sudditi oziosi. A Roma la spiaggia sul Tevere, deserta, è un monumento all’imbecillità e alla disgrazia incompetente. Mancano i capi di un movimento di protesta e rinculo intelligente, e i capi sono decisivi, la loro credibilità è la chiave di volta di tutto, ma piano piano concetti nemmeno tanto sommari, idee nuove, vecchi lazzi e sberleffi, stanno risalendo la corrente del fiume in piena che ha portato quei detriti e ne ha fatto una montagnola di monnezza.
Forse tutto questo non è verosimile, ma tenerlo per vero è la premessa per riuscire a fare qualunque cosa possibile.