La strana miscela di occultisti che bussa alla porta dei nuovi regnanti populisti
I maghi del caos perfetti cantori dello spirito del tempo
Non m’intendo di numerologia e non intendo intendermene in futuro, ma è bastato un giro di giostra tra pitagorici, cabalisti e angelologi su internet per apprendere che tutti assegnano un significato divinatorio ai numeri tripli, specie se li vediamo comparire sul quadrante di un orologio. Perché diamine ho fatto questo giro balordo, direte voi. L’ho fatto perché l’altra notte, quando la sveglia sul comodino segnava le 2:22, è apparsa su Twitter l’angosciante visione di un commentatore politico: “E’ come se tutti i maghi di tutte le televisioni locali di tutte le notti insonni della mia vita fossero diventati improvvisamente il governo di questo paese”. Alle 3:33 ero ancora lì a rimuginarci, persa ogni velleità di dormire. Alle 4:44 avevo tirato giù dagli scaffali tutti i libri utili a decifrare l’arcano. Alle 5:55, mannaggia alle mie mani bucate, ne avevo già comprato un altro su Kindle. E meno male che non esistono le 6:66, o l’intero condominio sarebbe stato svegliato di soprassalto da un tizio in pigiama che annunciava dal balcone l’imminente venuta dell’Anticristo.
Quando tremano le fondamenta dell’ordine mondiale e un altro ordine pare annunciarsi, intorno alle stanze del potere accorre regolarmente uno sciame di congreghe magico-esoteriche. Il caso più celebre è quello del nazismo. Uno dei libri impilati sul comodino alle 4:44, il leggendario Mattino dei maghi di Pauwels e Bergier, azzardava una tesi estrema: “Lenin diceva che il comunismo è il socialismo più l’elettricità. In un certo senso, l’hitlerismo era il guenonismo più le divisioni blindate”. Grandiosa esagerazione, come si viene a sapere dal libro che avevo messo appena sotto nella pila, Le radici occulte del nazismo dello storico Nicholas Goodrick-Clarke: le cerchie degli “ariosofi” restarono sempre ai margini del Reich, l’unico che riuscì a penetrarvi più a fondo fu Wiligut, il veggente particolare di Himmler; e tuttavia quella bizzarra tregenda, dileguando, lasciò un’impronta persistente sui tratti millenaristici, apocalittici e cerimoniali del nazismo.
Tralascio il resto della pila, e vengo all’acquisto delle 5:55: Dark Star Rising. Magick and Power in the Age of Trump del saggista ed ex musicista Gary Lachman. Coincidenza per coincidenza, la data di pubblicazione è il 29 maggio 2018 – alla vigilia del nostro governo di cartomanti delle tv locali – e l’ultima parola del libro, nella postfazione scritta a marzo e dedicata al tour europeo di Steve Bannon, è: “Italy”. Sarei tentato di dire, rigirando un’altra volta in padella la parafrasi di Pauwels e Bergier, che per Lachman il populismo è l’evolismo più i social network; ma anche se molte pagine sono dedicate all’astro rinascente di Evola, nume della alt-right di mezzo mondo (non solo l’America di Bannon e Spencer o la Russia di Dugin, anche la Grecia e l’Ungheria), la faccenda è più complessa.
Gli occultisti che bussano oggi alla porta dei nuovi regnanti – venendone accolti con più calore che negli anni Trenta – si rifanno a varie scuole, dal New Thought alla Pnl (cara anche ai casaleggesi nostrani), ma sono per lo più legati alla cosiddetta “Chaos Magick”, nata in Inghilterra negli anni Settanta. Si tratta di una strana miscela di nichilismo, scetticismo e pragmatismo perfettamente intonata allo spirito del tempo: non c’è una dottrina sacra e veneranda, non contano il vero e il falso, contano solo gli effetti, e la fede non è che uno strumento per produrli.
Per i maghi del caos, scrive Lachman, internet è qualcosa di simile al “piano astrale” della magia tradizionale, un etere psichico dove imprimere la loro volontà e immaginazione creatrice – sotto forma di “memi”, di sigilli, di favole e frottole contagiose, di sincronicità create ad arte. Come i tanti che si addentrano nelle foreste di simboli dell’occultismo politico, Lachman rischia spesso di imbambolarsi tra le corrispondenze o di scambiare per mostri ombre ingigantite di mostriciattoli. Dark Star Rising è una miniera di fatti curiosi (si parla anche di numeri tripli), ma c’è da credere che gli storici futuri riporteranno questa effervescenza esoterica alle sue proporzioni, constatando una volta di più che gli occultisti, lungi dal formare magicamente lo Zeitgeist, ne sono essi stessi formati.
Del resto, la politica è un’arte magica che può fare a meno dei veggenti di corte. In fondo alla pila delle 4:44 avevo prudentemente infilato Eros e magia nel Rinascimento di Ioan P. Couliano, dove si dimostra che i potenti di questo mondo avranno pure sul comodino Il Principe di Machiavelli, ma quotidianamente applicano, senza averlo mai sentito nominare, un trattato magico di Giordano Bruno, il De vinculis in genere. Poi mi sono addormentato.