L'acqua pubblica: la crociata di Fico che preoccupa la Lega
Ciò che non si può con Autostrade lo si prova col sistema idrico. Le pressioni del presidente della Camera, l’ansia del Carroccio
Roma. La fretta, dicono ora, era semplicemente dettata dalla “voglia di vincere una battaglia che per noi è storica”. E sarà pur vero. Ma è altrettanto vero che l’ansia di avviare l’iter di discussione del disegno di legge sull’acqua pubblica aveva anche un’altra causa. Roberto Fico la vuole, quella legge. La vuole al più presto. Pretende anche lui un vessillo da potere sventolare, una vittoria da intestarsi non tanto per la gloria personale, quanto piuttosto per la sua credibilità di leader di quell’ala sedicente ortodossa, sicuramente ambientalista, rimasta affezionata ai valori primigeni del Movimento 5 stelle.
Così, nella tarda mattinata di mercoledì, convocata per il discutere il provvedimento, la pattuglia del M5s ha chiesto agli alleati leghisti di non indugiare. “La vuole Roberto, dunque procediamo”: questa, grosso modo, è stata l’esortazione, vagamente perentoria. Alla riunione ristretta, oltre alla prima firmataria del testo, la pentastellata Federica Daga, c’erano i due presidenti dei gruppi, il leghista Riccardo Molinari e il grillino Francesco D’Uva, i due capigruppo in commissione, Elena Lucchini e Stefano Vignaroli, e il presidente della commissione stessa, Alessandro Benvenuto del Carroccio.
La legge, che i grillini avevano già presentato invano nella scorsa legislatura, “mira a dare piena applicazione ai referendum del 2011”, spiegano nel M5s. L’obiettivo finale? “Una gestione pubblica partecipativa e trasparente del bene comune costituito dall’acqua”. Il che, in buona sostanza, significa riportare in mano pubblica la gestione del servizio idrico. Ciò che non si potrà con le Autostrade, lo si proverà con l’acqua. Sempre che, alla fine, le “perplessità” della Lega non porteranno ad apportare qualche modifica, non marginale, al testo originario.
“In commissione ci saranno senz’altro delle modifiche”, conferma la Lucchini. Che spiega così le titubanze del Carroccio: “Si deve trovare un equilibrio che permetta una gestione ottimale del servizio idrico integrato ma che alla stesso tempo non demonizzi il tessuto industriale italiano che ha raggiunto risultati eccellenti soprattutto nel centro nord Italia”. Insomma, bene rivedere concessioni e contratti: ma dare la gestione diretta agli enti locali, anche no. “E non per questioni ideologiche, ma piuttosto operative: i comuni, grandi o piccoli, non ce la farebbero a sobbarcarsi di quest’onere”. Se ne discuterà parecchio, dunque. Ma intanto era necessario partire: per dare un segnale a Fico e al suo elettorato di riferimento. La legge è d’altronde un vecchio pallino della Daga, sarda di origine ma romana d’adozione e attivista di lungo corso dei “Forum dell’Acqua”. Stesso cursus honorum, grosso modo, del presidente della Camera, che proprio da benecomunista militante ha iniziato la sua carriera politica tra i rioni di Napoli. Pressioni? “Pressioni no, sollecitazioni sì”, dicono i grillini. “Roberto ci teneva davvero. E poi bisogna riequilibrare la bilancia. Questa legge sarà un messaggio importante per dire che siamo sempre gli stessi”.
Foto LaPresse
Ma non è solo una questione di rapporti con la base. Gli equilibri da sistemare sono anche quelli interni ai gruppi parlamentari. L’ultima riunione è avvenuta mercoledì sera. Di Maio voleva catechizzare i suoi, invitarli a studiare il regolamento dell’Aula in vista della discussione finale sul Milleproroghe, persuaderli a non cadere nelle provocazioni del Pd. Si è però dovuto sentire le lamentela di una pattuglia di scontenti, che denunciano “la mancanza pressoché totale di comunicazione tra il governo e i gruppi parlamentari”, come spiega il deputato Nardo Marino. “La questione dell’Ilva ha lasciato degli strascichi: non solo per il merito della scelta, ma anche perché se per mesi non comunichi nulla ai portavoce locali, poi finisce che questi subiscono un linciaggio”, aggiungono i pugliesi. E allora, visto il clima, “meglio accontentare Roberto”, e magari anche i suoi. Non sarà molto, la legge sull’acqua. Ma è comunque qualcosa.