Macron in soccorso del M5s sul ponte di Genova. I tempi lunghi della Tav
La Francia pronta a collaborare per ricostruire il viadotto del capoluogo ligure. Le trame su Fincantieri e sull'alta velocità
Roma. Per ora, a sentire i tecnici di Porta Pia, “si tratta di un pourquoi pas”. Che però potrebbe presto trasformarsi in un vero e proprio sì. Il governo francese, cioè, potrebbe decidere di partecipare attivamente alla ricostruzione del viadotto Polcevera. Il dialogo tra Danilo Toninelli e la sua omologa transalpina, Elisabeth Borne, è ormai maturo: se il ponte Morandi, come i grilloleghisti vorrebbero, verrà ricostruito in tutto o in parte da Fincantieri, allora una cooperazione italofrancese diventerebbe “tutt’altro che impensabile”.
Del resto Emmanuel Macron era stato il primo governante straniero a telefonare a Giuseppe Conte, pochi minuti dopo il crollo del viadotto della A14, dicendosi vicino al popolo italiano e “pronto a offrire tutto il sostegno necessario”. Sembravano dichiarazioni di circostanza, belle parole figlie più di galateo diplomatico che non di strategia politica. E invece c’era anche dell’altro. C’era, cioè, la volontà di coinvolgere Naval Group – questo è il piano su cui si sta ragionando, tra Roma e Parigi – nella ricostruzione del ponte. Il gruppo industriale francese, colosso della cantieristica navale militare, va verso un’alleanza sempre più stretta con Fincantieri: una sinergia su cui a inizio agosto, in un incontro romano arrivato dopo settimane di tensioni e di indiscrezioni giornalistiche al veleno, il ministro dello Sviluppo economico italiano, Luigi Di Maio, e quello dell’Economia francese, Bruno Le Maire, si erano rinnovati reciproche garanzie. Ora il crollo del ponte di Genova offre una sciagurata occasione di mettere alla prova queste buone intenzioni. E così nelle scorse ore gli emissari di Toninelli hanno ricevuto, dai vertici del gabinetto della ministra francese Borne, la rassicurazione che speravano di ottenere: un impegno, probabile e non solo possibile, sul nuovo ponte. “E d’altronde il pont neuf è un soggetto caro a tutti gli impressionisti francesi, da Sisley a Macron”.
E quello del leader di En Marche!, evidentemente, è un interesse per nulla artistico. E’ invece politico, come spiegano pure i suoi fedelissimi a Bruxelles. Che si concretizzi in un’alleanza preelettorale o che si traduca in una semplice intesa all’indomani del voto di maggio 2019, Macron ha comunque interesse a costruire un’intesa col Movimento 5 stelle. Un po’ perché il suo cantiere del fronte dei progressisti europei ha bisogno di voti e consensi anche in Italia, e col Pd messo come è messo i grillini diventano un interlocutore per certi versi obbligato, benché non ideale. Un po’ perché, al di là delle convenienze di breve termine, “Macron ha chiaro in mente – spiegano i suoi a Bruxelles – che bisogna circoscrivere l’antieuropeismo di Matteo Salvini, usando se possibile proprio i suoi alleati di governo come cintura di contenimento”.
Questo, ovviamente, al netto delle notevoli divergenze programmatiche, e forse perfino antropologiche, tra macroniani e grillini. E non a caso anche di Tav si è molto discusso, nei giorni passati, tra Roma e Parigi. Toninelli, si sa, sulla questione della Torino-Lione ha innanzitutto un problema di tempo: quello, cioè, che gli serve per rendere digeribile – digeribile quantomeno alla base dei militanti storici, se non ai comitati ambientalisti della Valsusa – un cambio di rotta, scavallando magari il voto delle regionali in Piemonte e delle europee, nella primavera prossima. E il tempo è pertanto la massima concessione che Parigi è disposta a offrire, come atto di cordialità intergovernativa, a Porta Pia. “Acconsentiamo a una gestione che sia confacente alle esigenze italiane alla luce dell’emergenza genovese”, hanno comunicato dal ministero dei Trasporti francese a quello italiano. Insomma, Macron si è mostrato comprensivo: ora che Toninelli è – si spera – totalmente concentrato (ops) sul disastro del Polcevera, acconsentiamo alla deroga su alcune scadenze previste dagli accordi sulla Torino-Lione. Primo fra tutti, la realizzazione della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria: opera che Parigi ha avviato già nel maggio scorso, sul versante di sua competenza, e che l’Italia non ha invece ancora intrapreso. “La sensibilità umana e politica c’impone di essere pazienti, per cui una dilatazione delle tempistiche è inevitabile”, dicono ora i rappresentanti del governo francese.
Il gioco grande di Macron è insomma cominciato, con tutte le contraddizioni che esso comporta: il presidente francese, infatti, sul tema dell’alta velocità si trova di certo in maggiore sintonia con la componente leghista del governo, ma accetta comunque di rallentare il ritmo per non mettere in difficoltà quello che potrebbe essere – obtorto collo, e sia pure – un alleato in campo europeo. Del resto, se l’obiettivo di Macron e di Di Maio è, come alcuni esponenti del M5s sussurrano, quello di avviare espandere e diversificare le competenze del colosso Fincantieri-Naval Group, allora la ricostruzione del viadotto Polcevera potrebbe essere un primo, seppur tragico, banco di prova.