Nunzio Angiola e la doppia morale dei moralisti
Il deputato M5s è stato condannato dalla Corte dei conti e dovrebbe, per regolamento, essere espulso dal suo partito. Di Maio & Co. muti
Roma. Ha sùbito detto che, contro la condanna ricevuta in primo grado, farà ricorso com’è suo diritto. Però l’inflessibile codice etico del M5s parla chiaro: il deputato grillino Nunzio Angiola, “sottosegretario di stato per qualche ora”, dovrebbe verosimilmente essere espulso dal suo partito. Il motivo? E’ stato da pochi giorni condannato dalla Corte dei conti per danno erariale. La “colpa grave” riscontrata dai giudici ha a che fare con l’erogazione dei dei premi di risultato ai dirigenti del Comune di Torremaggiore, nel Foggiano, per il quale il professore universitario tarantino – arruolato da Luigi Di Maio tra le supercompetenze il 4 marzo scorso – lavorava come componente del Nucleo di valutazione.
E’ il 2013, e gli ispettori del ministero dell’Economia scoprono che a Torremaggiore, nei due anni precedenti, i premi di risultato ai dirigenti sono stati erogati senza tenere conto dalla legge Brunetta: che, per questo tipo di emolumenti extra, impone l’approvazione preventiva di un sistema di valutazione delle performance. E invece Angiola, insieme ad altri cinque esaminatori al servizio del Comune, ha effettuato, a parere dei giudici contabili, “valutazioni generiche” basate “esclusivamente su una disamina dei documenti generali dell’ente e dell’autorelazione dei dirigenti stessi”. Nel complesso, queste condotte hanno prodotto un danno erariale di circa 35 mila euro: e Angiola è stato condannato a restituirne 4.892. Docente di Economia aziendale, revisore dei conti per decine di enti locali pugliesi e di molte società private, Angiola è stato anche consulente della ex giunta di sinistra guidata da Nichi Vendola.
Entrato nell’orbita grillina, molto stimato sia da Danilo Toninelli sia da Lorenzo Fioramonti, Angiola è stato a lungo in lizza per una poltrona di sottogoverno: al punto che, la sera del 12 giugno, prima ancora che terminasse il Consiglio dei ministri dedicato alle nomine ministeriali, la sua pagina di Wikipedia annunciò l’avvenuta promozione a sottosegretario di stato. Tutto rimosso nel giro di un’ora. Angiola resta innocente fino al terzo grado di giudizio, e quella dei Corte dei conti non è, ovviamente, neppure una condanna penale. E però l’articolo 2 del codice etico impone a tutti i portavoce del M5s di “mantenere comportamenti eticamente ineccepibili, anche a prescindere dalla rilevanza penale degli stessi”. Se venisse applicato alla lettera dai vertici nazionali, quelli che “non possiamo attendere i tempi della giustizia”, Angiola andrebbe cacciato.