Genova è paese reale in crisi e comincia a infuriarsi con il governo
Dagli applausi agli insulti dei genovesi, così il lunare Toninelli sta dissipando il capitale politico 5s
Poco più di un mese fa la gente di Genova che partecipava ai funerali di stato per i quarantatré morti del viadotto Morandi tributò un lungo applauso agli uomini del governo, incluso il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Ma il capitale politico si erode in fretta, soprattutto quando non ci sono risultati. Come sa chiunque abiti a Genova la città senza il viadotto è tagliata in due, invasa dal traffico pesante del porto che non può più passare sul ponte Morandi e paralizzata da una crisi generale come non era mai stata sperimentata prima. I tempi di percorrenza per andare a scuola e al lavoro sono raddoppiati – nei casi migliori. I negozi, i ristoranti e le attività che per loro sfortuna sono nelle zone meno raggiungibili sono tagliati fuori. I social media sono intasati di foto e racconti di genovesi increduli. La strada tutta curve e a due sole corsie di Borzoli adesso è diventata una delle vie di percorrenza principali, un tir ha provato a imboccarla ma è rimasto incastrato per ore in un tornante. Alcune vie strette sono diventate a senso unico alternato: in certe ore si passa, in altre no. E la crisi è resa ancora più grave dal fatto che nessuno sa ancora dire quanto durerà. Per una città che già soffriva per colpa della crisi economica è un periodo di apnea con molto poco a cui potersi aggrappare. La proposta del vicepremier Di Maio e del ministro Toninelli di far ricostruire il ponte a Fincantieri e Italferr si è rivelata infattibile, perché le due aziende non hanno i requisiti necessari. Il cosiddetto “decreto Genova” scritto dal governo per rispondere al disastro secondo alcune indiscrezioni circolate ieri sarebbe ancora fermo alla Ragioneria di stato perché mancano le indicazioni degli oneri e delle coperture. E c’è da notare come Salvini, che da animale politico ha fiuto per i disastri di immagine, si tenga molto defilato sulla vicenda. L’amministrazione locale è fattiva e pronta su tutto quello che può decidere, ma è stata messa da parte politicamente e non può scavalcare il governo sulle questioni più importanti. Il ministero delle Infrastrutture ieri alla la prima udienza dell’incidente probatorio non si è costituito parte offesa, come il ministro aveva detto a caldo dopo il disastro. In questo clima di emergenza a tempo indeterminato, giovedì 20 settembre Toninelli ha dichiarato che: “L’obiettivo non è solo quello di rifare bene e velocemente il ponte Morandi ma di renderlo un luogo vivibile. Un luogo di incontri, in cui le persone si ritrovano, in cui le persone possono vivere possono giocare, possono mangiare”. Poteva sembrare uno scivolone estemporaneo, una delle tante dichiarazioni lunari da dimenticare in fretta ma due giorni fa il ministro si è impuntato e ha spiegato con una lunga nota su Facebook che lui intendeva davvero dire quello che ha detto e che chi non capisce è un ignorante: “Qualche ignorante ancora discute la mia affermazione…”. E ha messo due foto per provare di avere ragione. Una è del ponte di Galata nel centro di Istanbul in Turchia – che in effetti ha sotto una galleria di spazi commerciali alta pochi metri, ma è quasi a pelo d’acqua, non è un viadotto autostradale di periferia lungo più di un chilometro che sopporta il traffico di migliaia di tir ed è sospeso nel vuoto a cinquanta metri sopra un fiume che spesso esonda e una zona industriale. L’altra immagine è di un ponte a Stoccolma, ma il ministro non si è accorto che la foto non è che il rendering generato al computer di un progetto mai realizzato. I commenti su Facebook sono in fretta diventati cruenti. C’è una minoranza di irriducibili fan che loda le sue capacità visionarie e d’innovazione e poi ci sono i genovesi che sono esasperati dalla totale sconnessione del ministro dalla realtà. Ecco un piccolo campione, scelto per i toni tutto sommato civili.
“Il ponte Galata di Istanbul collega la città vecchia con la nuova e non è un ponte autostradale. Noi genovesi vogliamo un ponte autostradale, punto. Il Luna Park non ci interessa. Quindi di che cosa stiamo parlando?”.
“Da genovese le dico di vergognarsi: non solo la città è stata ferita a morte, non solo i genovesi come al solito dovranno stringere i denti e fare da soli, ma anche essere presi in giro no.
Serve un ponte.
Basta.
Fermatevi lì, per decenza, per intelligenza e per furbizia.
Il paragone non ci sta, e finitela di dire scempiaggini perché i genovesi non si fanno prendere in giro troppo a lungo”.
“Belina, il primo è un ponte pedonale".
Il secondo è un rendering proposto da uno studio del 2014 mai realizzato.
Cazzeggia pure con le cazzate, intanto il porto di Genova ha registrato il -30 per cento e la nostra città sta morendo”.
“La ringrazio per la botta di ignorante che lei affibbia ai genovesi che si sono sentiti offesi dalle sue bizzarrie verbali. In quel posto ci sono morte 43 persone e non si ha voglia di andarci a mangiare, a divertirci o a fare chissà quali incontri. Ci serve un nuovo ponte velocemente e che sia sicuro, duraturo e bello, affinché ci transitino le merci e le auto, affinché questa città non resti in ginocchio. Le ricordo, qualora come sembra non l’abbiano informata, che trattasi di un ponte autostradale (A10) e non di qualcosa simile al Ponte Vecchio di Firenze”.
“Ma per piacere, lei ha mai veramente capito la nostra città e i suoi poli di attrazione? Non è il luogo adatto per la convivialità e progetti del genere. E’ uno snodo utile, di passaggio, vicino all’Ikea e in zone di magazzini. A pochi metri abbiamo già la Fiumara che è piena di ristoranti. Nessuno sapeva nemmeno il nome di Ponte Morandi perché era un ponte UTILE, non glamour, non era il Rialto, non era NULLA DI CHE se non uno STUPIDO UTILE PONTE CHE COLLEGAVA L’AUTOSTRADA. Muovetevi per la miseria e smettetela di dire cavolate. La nostra città sta morendo e perdendo investimenti, soldi, prosperità, contratti, consumi, lavoro, speranza, allegria. Poi parleremo di proiettarsi nel futuro, prima restituiteci un presente, criminali”.
“Ma è un fake, vero? Un ministro vero non scriverebbe mai una cosa del genere. Ci serve un PONTE. Per l’AUTOSTRADA. Non una pizzeria”.
“Mi mangerei le mani per avervi votato”.