L'ex deputato del Pd Pietro Ichino (Foto LaPresse)

"Occupate! È ora che i giovani si ribellino alla truffa populista". Parla Ichino

Gregorio Sorgi

Il giuslavorista spiega che il cambiamento promesso è un ritorno alla Prima Repubblica

Roma. “I giovani sono le vittime principali della manovra del governo perché sono loro che dovranno ripagare i duemila e trecento miliardi di debito che i loro padri e i loro nonni hanno accumulato nell’ultimo trentennio”, dice al Foglio Pietro Ichino, docente di Diritto del lavoro ed ex senatore del Partito democratico. Il primo ottobre Ichino aveva chiesto ai millennial di occupare le aule scolastiche come gesto di protesta verso il governo. Il Foglio ha accolto l’appello e ha chiesto ai giovani “un atto di resistenza civile contro chi gioca con il vostro futuro”.

 

Eppure, il paradosso è che sono stati proprio i millennial a votare per i due partiti di governo. Il Movimento cinque stelle ha ottenuto il 43 per cento tra gli elettori al primo voto, la Lega il 19 per cento. E il Pd ha vinto solo tra i pensionati. Ichino spiega che questo è un “paradosso della politica, non solo italiana: accade qualche cosa di analogo in tutta Europa. Ma i giovani devono aprire gli occhi sul vero e proprio ‘furto del loro futuro’ da parte delle generazioni precedenti. Negli ultimi sei anni l’Italia aveva finalmente concordato con l’Unione europea un percorso di progressivo azzeramento del deficit; ma ora il governo Salvini-Di Maio sta gettando quell’impegno alle ortiche”.

I giovani mostrano interesse verso forme di partecipazione più orizzontali, in Italia e all’estero. Salvini e Di Maio hanno sfruttato la rete per moltiplicare i loro consensi. In Gran Bretagna Jeremy Corbyn è stato eletto grazie al sostegno dei giovani attivisti di Momentum. Il fenomeno è stato ribattezzato “youthquake”, il terremoto dei giovani. I partiti tradizionali possono ancora attrarre i millennial? “Non credo – spiega Ichino – e infatti temo che oggi non possa essere il Pd il catalizzatore del movimento dei giovani contro il ‘furto del loro futuro’. La mia speranza è che un movimento di questo genere nasca spontaneamente nelle scuole, nelle università, e si alimenti attraverso la rete. Il Pd, però, può assecondarlo”.

 

Ma i giovani negli ultimi anni stanno riscoprendo le ideologie radicali. In America i millennial si sono innamorati di Sanders, in Gran Bretagna hanno votato per Corbyn e in Spagna per Podemos. “E’ accaduto che nell’ultimo quarto di secolo la globalizzazione ha subìto un’accelerazione straordinaria – dice Ichino – i cui benefici sono stati goduti soprattutto dai quattro quinti più poveri dell’umanità. Il quinto più ricco, cioè quello che chiamiamo l’‘occidente sviluppato’, ne ha tratto benefici minori; ma soprattutto ha visto sconvolti i vecchi schemi economici e sociali dalla globalizzazione, con molta gente danneggiata e un forte aumento delle disuguaglianze. Questo ha generato negli ultimi anni il vento anti establishment che ha portato alla Brexit in Gran Bretagna e all’elezione di Trump negli Stati Uniti”.

 

In Italia e in molti altri paesi europei questo fenomeno è stato aggravato dalla crisi finanziaria e dalle politiche di austerity. Ichino spiega che “la recessione iniziata nel 2011 ha costretto bruscamente il paese a rendersi conto che non poteva continuare a spendere quei trenta miliardi all’anno in più di quel che produceva e che, anzi, occorreva restituire almeno mille dei duemila miliardi di debito pubblico che si era accumulato. Sennonché la maggioranza degli italiani ha vissuto questa svolta soltanto come la fine dello ‘stato sociale’, lo ‘smantellamento dei diritti’, senza capire quello che stava accadendo e perché. E la sinistra è stata accusata – si è lasciata accusare! – di averlo consentito”.

 

Ichino nei giorni scorsi aveva detto che “i giovani li vedo pensare ad altro, come se la politica non li riguardasse”. Ma col passare del tempo non potrebbero diventare proprio loro i nemici numero uno del governo? “Perché no? La ‘resistenza civile’ dei giovani di cui ha parlato Claudio Cerasa è possibile. Questo non è affatto un paradosso – spiega Ichino – ma dovrebbe, anzi, essere il portato della logica economica. Anche perché il ‘cambiamento’ a cui punta il governo Salvini-Di Maio non è altro, in realtà, che il ritorno alla Prima Repubblica, con la sua finanza allegra, lo stato-mamma che copre le perdite dell’industria a partecipazione statale, il sistema pensionistico utilizzato come ammortizzatore sociale, la cassa integrazione a tempo indeterminato per i dipendenti delle imprese fallite, e così via. Il tutto a spese, appunto, delle generazioni successive”.