Il fondatore dei Cinque stelle Beppe Grillo sul palco di Circo Massimo (Foto LaPresse)

M5s, un partito che vuol farsi “tutto” e mangiarsi lo stato e la democrazia

Maurizio Crippa

Tutti a prendere sul serio le battute di Grillo e pure la sua base. Ma delle idee eversive non si accorge nessuno?

Milano. L’autismo come insulto se l’è già intestato Grillo, perciò ci limiteremo a parlare di schizofrenia: non come insulto, ma a ragion politica veduta: la schizofrenia di politici, giornali, costituzionalisti. Prendiamo molto sul serio il presunto scontro tra opposti populismi; prendiamo sul serio (à la Bersani) il fatto che il M5s abbia raccolto il disagio del sud, mentre è un voto clientelare; ci indigniamo se Grillo dice “filosofi con l’Asperger”. Ma nessuno fiata quando il comico in chief e il padrone della piattaforma Rousseau teorizzano di voler scardinare la democrazia e le sue istituzioni. 

 

Politici, giornalisti e gran parte dei solitamente molto suscettibili custodi della Costituzione sono, non senza ragione, preoccupati dei pasticci inanellati ogni giorno dai ministri Cinque stelle. Si passano al setaccio le esternazioni di Luigi Di Maio, il ritorno di Di Battista viene trattato come una variabile politica decisiva quanto il treno di Lenin. Qualche editorialista un po’ attardato e una parte della sinistra che pure fino a pochi mesi fa era al governo insistono nel considerare il consenso del M5s come un chiaro segnale di un disagio economico e sociale, mentre in gran parte è il camuffamento di altro.

 

Invece non si vedono comitati civici scendere in piazza agitando la Costituzione – o giurarci sopra come fece da segretario del Pd Dario Franceschini a Ferrara – quando accade che anziché le solite barzellette o le solite gaffe i due padri-padroni del movimento snocciolano le loro teorie eversive. Tutti a ridere delle battute sulla mamma di Salvini, e invece Beppe Grillo al Circo Massimo ha detto: “Dovremmo togliere i poteri al capo dello stato. Dovremmo riformarlo. Un capo dello stato che presiede il Consiglio superiore della magistratura, capo delle Forze armate, non è più in sintonia con il nostro modo di pensare”.

 

Ecco, il punto sarebbe domandarsi che cosa potrebbe succedere, in una democrazia, quando non Sergio Mattarella, ma l’istituzione che rappresenta l’unità nazionale, non venga più ritenuta “in sintonia” con il “modo di pensare” del partito (potenzialmente) alla guida del potere esecutivo. Grillo suggerisce che questa figura garante del fatto che i poteri dello stato siano sotto il controllo della democrazia rappresentativa – compresa la magistratura pur nella sua indipendenza, comprese le Forze armate che non sono un corpo separato – non debba più esistere.

 

Tutto deve essere nel controllo assoluto di chi (al momento) governa. Anzi, meglio, di chi controlla il partito di governo. Tesi già sentite, ma ugualmente inaudite. Le reazioni politiche sono state invero debolucce. Per Mara Carfagna “un classico di chi non ha niente da dire”, Matteo Renzi ne ha fatto una questione di bon ton: “Gli insulti” di un “noto pregiudicato genovese”. Anna Maria Bernini di Forza Italia è stata persino più istituzionale.

 

Ieri il bis delle idee di Grillo, o anzi un loro approfondimento teoretico, lo ha fornito sul Corriere Davide Casaleggio, leader del partito per via ereditaria e padrone della piattaforma Rousseau. Che ha indicato il futuro spiegando che ormai le proposte di legge arrivano “via web attraverso la piattaforma Rousseau” (il disegno di legge di iniziativa popolare sarà abolito?). E soprattutto spiega che tra dieci anni il M5s non servirà più, perché “la partecipazione dei cittadini sarà intrinseca nello stato”. Sembra una boutade da cronache marziane, invece è una teoria distopica che è al fondamento delle sue idee. Cosa significa che “la partecipazione dei cittadini sarà intrinseca nello stato”?

 

Forse che lo stato si sarà mangiato i cittadini, a furia di statalizzazioni o di controlli da stato etico. Oppure che un gruppo di cittadini, un partito politico, si sarà mangiato le istituzioni. Un partito-stato avrà sostituito lo stato. Avrà realizzato la pretesa di essere lui stesso, una parte del tutto, depositario unico del tutto. Se Grillo e Casaleggio sanno quel che dicono, hanno detto questo. Ma tutti a preoccuparsi della manina. O al massimo dello spread.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"