Il governatore del Veneto Luca Zaia (Foto LaPresse)

Salvini pensa a Zaia come prossimo commissario italiano a Bruxelles

Valerio Valentini

Un leghista di governo, pragmatico e rassicurante come capo della politica agricola europea. Così il vicepremier leghista potrebbe allontanare un comprimario di peso

Roma. La voce che ormai da settimane circola tra i corridoi di Palazzo Balbi, l’indiscrezione rimbalzata per giorni sui cellulari dei leghisti veneti e non solo veneti, d’improvviso ha preso consistenza nella mattinata di sabato, quando Matteo Salvini, a Cernobbio, ha pronunciato questa frase: “Esprimerei il desiderio che l’Italia potesse nominare il commissario europeo all’Agricoltura”. Un indizio sibillino, che però s’è rivelato fin troppo esplicito per molti dei vertici del Carroccio: “Parlava di Luca, certo”.

 

Luca, cioè Luca Zaia: il presidente del Veneto che forse più di ogni altro, in questi anni, s’è ritagliato il ruolo di leghista di governo, pragmatico e rassicurante, a modo suo, anche quando la linea politica del suo partito era improntata all’azzardo. E dunque è a lui che Salvini sta pensando come prossimo rappresentante italiano alla Commissione europea che nascerà in ossequio ai nuovi, probabilmente inediti, equilibri che verranno determinati dalle elezioni continentali del maggio 2019.

 

Certo, quella del ministro dell’Interno potrebbe essere stata – come s’affrettano a precisare, dispensando cautela, i deputati veneti del Carroccio – solo una “frase di rito”. Una ruffianata, insomma, dato che la platea di fronte alla quale Salvini ha pronunciato le parole incriminate era quella del forum della Coldiretti. Naturale, allora, strizzare l’occhio ai presenti, perfino scontata la successiva frecciata a Matteo Renzi e Federica Mogherini: “Penso e spero che questo governo indicherà come commissario italiano non le varie ed eventuali, come è stato fatto nell’ultimo quinquennio con ‘miss politica estera’ di cui si è persa traccia”.

 

E però, a differenziare il vicepremier sovranista dal rottamatore fiorentino potrebbe essere anche la decisione di relegare davvero nell’isolamento dorato e inoffensivo di Bruxelles un esponente ingombrante del suo partito, se non un potenziale – chissà – futuro rivale interno. Insomma, Salvini potrebbe riuscire con Zaia laddove Renzi ha fallito con D’Alema: eleggerlo commissario europeo.

 

“E’ un ipotesi, al momento, nulla più”, confermano nel governo, seppur con l’aria di chi vorrebbe ridimensionare la notizia, gli esponenti del Carroccio. Del resto il profilo potrebbe essere quello giusto: delle politiche agricole Zaia è già stato ministro nel governo Berlusconi. “E in quella veste – ricorda ora chi, a Venezia, lo vedrebbe bene a Bruxelles – arrivò a presiedere anche il vertice dei suoi omologhi nel G8”. Lo fece, manco a dirlo, nella sua Treviso: a pochi chilometri dalla natìa Godega di Sant’Urbano, nel Castelbrando di Cison di Valmarino. Era l’aprile del 2009: di lì a qualche mese sarebbe scattata l’operazione che lo avrebbe poi portato, nella primavera dell’anno successivo, a diventare governatore del Veneto, riconfermato poi, amatissimo dalla sua gente, alla fine di maggio del 2015. E ora, cosa vorrà fare da grande, il cinquantenne Zaia?

 

Lui, nel dubbio, nel maggio scorso ha ottenuto che il suo consiglio regionale rimuovesse il divieto per il terzo mandato consecutivo alla guida del Veneto: un modo per garantirsi, comunque, una possibile riconferma. “Ma è probabile che voglia fare un salto”, dice chi lo conosce bene. Ministro del governo grilloleghista, nell’ambito di un possibile rimpasto di governo dopo le europee? Improbabile, se non altro perché Salvini eviterebbe volentieri un comprimario così di peso nell’esecutivo.

 

E però potrà comunque essere nel ricomporsi degli equilibri della maggioranza gialloverde che Zaia ottenga la promozione. Se il Carroccio supererà il M5s nel voto di maggio, Salvini rivendicherà per sé la scelta del commissario italiano a Bruxelles: “ E Luca sarebbe pronto”, dicono nel Carroccio. D’altronde la nuova commissione si insedierà alla fine del 2019, in Veneto le elezioni sono previste nella primavera del 2020: anche le coincidenze temporali giocano a favore di Zaia.