La deputata del M5s Carla Ruocco (Foto Imagoeconomica)

Carla Ruocco va alla guerra sul dl fiscale

Valerio Valentini

La grillina piccona il decreto e scatena l’ira dei vertici M5s: “Vuole Minenna alla Consob”. Maggioranza in tilt

Roma. La sorpresa c’è stata, ma solo fino a un certo punto. Che Carla Ruocco, al momento opportuno, sarebbe tornata a far sentire la sua voce, tutti lo davano per scontato. E così, quando ieri ha annunciato – insieme al senatore Elio Lannutti – che chiederà delle modifiche al decreto fiscale, nella cerchia dei fedelissimi di Luigi Di Maio lo sconcerto è durato un istante soltanto. È il condono ciò che alla Ruocco, da funzionario in aspettativa dell’Agenzia delle entrate, proprio non va giù. E non a caso, nell’esternare il suo malessere, evoca i “princìpi che da sempre sono l’anima del nostro elettorato”, dice che “molte delle disposizioni del provvedimento all’esame del Senato sono contrarie ai nostri valori”, e che “la ‘pace fiscale’ va modificata”. Del resto da tempo mugugnava a mezza voce. I compromessi imposti dall’alleanza con la Lega la infastidivano.

 

E quella nomina alla presidenza della commissione Finanze vissuta come una bocciatura rispetto alle ambizioni di governo, ha poi fatto il resto. “Marginale? Ma se sulla Consob sta facendo il diavolo a quattro”, sbottano i grillini di governo. Riferimento neanche troppo velato alla sua volontà di promuovere Marcello Minenna, a cui la Ruocco è particolarmente legata, alla successione di Mario Nava. Ci tiene, a quella nomina, la Ruocco: al punto da perorare la causa di Minenna anche con Beppe Grillo, con cui la deputata vanta una confidenza impensabile per molti dei suoi colleghi. 

 

E insomma la Ruocco ha di fatto imposto il nome di Minenna ai vertici del M5s. Che ora, volenti o nolenti, quella candidatura la stanno sostenendo; proprio mentre la Lega, con altrettanta convinzione, spinge per Alberto Dell’Acqua, docente alla Scuola di amministrazione (Sda) della Bocconi. Anche per questo, a un mese e mezzo dalle dimissioni di Nava, sulla Consob è ancora stallo. “Lo sarà anche sul dl fiscale, date queste premesse. Anzi, sarà un delirio”, confessano nel quartier generale di Matteo Salvini. Dove però, siccome ogni giorno ormai ha la sua pena, in una maggioranza sempre più sfilacciata, si godono il dispiacere che in tanti grillini pugliesi ha provocato l’annuncio di Giuseppe Conte, che ieri ha sentenziato in via definitiva che il “Tap si deve fare”. Poche storie.

 

E non basta, perché poi ci sono Elena Fattori, Paola Nugnes e Gregorio De Falco che sul decreto sicurezza non accettano alcun invito a desistere dalla loro opposizione; e il malcontento dilaga anche a Montecitorio, dove la pattuglia dei fichiani è in allerta sull’altro condono, quello edilizio di Ischia. D’altronde anche il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha esternato tutto il suo imbarazzo per la sanatoria fortissimamente voluta da Di Maio. Segnali di uno scontro interno al Movimento che ormai si fa preoccupante. E non solo per i grillini.

 

Così i leghisti, se da un lato si divertono a contemplare i dissidi grillini, dall’altro non nascondono né l’insofferenza né la preoccupazione per le baruffe degli alleati: “E’ ancora presto per spaccarsi, così anche il governo rischia”. E infatti quando ieri, nel Consiglio federale che ha fissato per l’8 dicembre la manifestazione del Carroccio a piazza del Popolo, a Roma, c’è stato qualche uomo di governo che, scherzando solo in parte, ha sussurrato i suoi timori: “Speriamo di non cadere prima”.