La cassa del M5s piange
I parlamentari in ritardo sui rimborsi. Cresce il malumore al Senato, tra delazioni e solleciti
Roma. Ai piani alti del M5s fanno spallucce. “Tutto normale: semplici ritardi, com’è già accaduto in passato”. Sta di fatto che, da giugno, i parlamentari grillini non stanno versando le loro restituzioni: la porzione di stipendio, cioè, da rendere ogni mese all’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio (300 euro) e al fondo per il microcredito (tra i 2 e i 3 mila euro). Così, almeno, sancisce il nuovo regolamento pubblicato sul Sacro Blog il 28 giugno scorso. E però le restituzioni degli ultimi quattro mesi in favore della microimprenditorialità non sono state versate. Tutto è fermo al 10 agosto: termine ultimo entro il quale i neoeletti hanno dovuto restituire una cifra forfettaria di 6.500 euro riferita al periodo compreso tra il 23 marzo e il 30 giugno, mentre quelli al secondo mandato hanno dovuto versare 10 mila euro per gli arretrati da gennaio a giugno. Ma già questa non è stata un’operazione semplice, per gli esattori di Di Maio: in parecchi hanno ignorato la scadenza inizialmente imposta, quella del 15 luglio. Ne è seguito un certo scompiglio fatto di malumori e delazioni reciproche, e addirittura richiami formali. “Abbiamo dovuto mandare degli alert”, ammette Sergio Battelli, tesoriere del gruppo. Solleciti dello staff parlamentare via mail: una il primo agosto, l’altra tre giorni dopo. Dopodiché, più nulla. “E’ capitato anche in passato che si versassero i bonifici a cadenza trimestrale o semestrale”, dice Battelli. Ma il nuovo regolamento prevede versamenti mensili. “Sì, ma è entrato in vigore a fine giugno”. Mancano comunque, a oggi, i bonifici relativi a luglio, agosto, settembre e, ormai, anche ottobre.
“Sì, è vero. Ma è solo perché stiamo creando il nuovo portale di ‘Tirendiconto’, dove verranno riportate in dettaglio le restituzioni. Dovrebbe partire ai primi di novembre e avrà un nuovo aspetto, più agile, sul modello di quello in uso per i consiglieri regionali”. Intanto, tra i parlamentari si diffonde un certo malcontento. Oltre ai duemila euro, fissi, da restituire ogni mese va resa al fondo per il microcredito la parte non spesa dei mille euro che ciascun portavoce ha a disposizione per l’organizzazione di eventi sul territorio e il residuo dei rimborsi per collaboratori e consulenze. Senza contare i prelievi forzosi straordinari: come i mille euro imposti a ogni portavoce per l’organizzazione di Italia 5 stelle, la kermesse al Circo Massimo: una tassa necessaria per la carenza di donazioni spontanee. E poi c’è Rousseau, a cui vanno versati, su un conto a parte, intestato all’associazione di Casaleggio, 300 euro ogni mese. In questo caso la riscossione è stata più efficiente: entro il 10 settembre i parlamentari hanno dovuto pagare la quota di agosto. “E’ importante rispettare le scadenze indicate!”, ammoniva lo staff in una mail del 9 settembre. Ma, specie a Palazzo Madama, intorno a queste donazioni – un “contributo”, ufficialmente, “per il mantenimento delle piattaforme tecnologiche” – cresce il sospetto. Al punto che alcuni senatori hanno chiesto informazioni al capogruppo, Stefano Patuanelli. “Esattamente, com’è che vengono spesi i nostri soldi?”. “Servono a potenziare i sistemi di sicurezza e ad attivare nuove funzioni”, spiega al Foglio Patuanelli. Ci sarà un rendiconto puntuale? “Nel prossimo bilancio, immagino”. I colleghi, al momento, non hanno ricevuto risposta. “Responsabilità mia. Tra le molte cose da fare, ho dimenticato di trasmettere ai responsabili di Rousseau la richiesta fattami dai colleghi”.