Maurizio Fugatti, neo eletto alla presidenza della Provincia di Trento (foto LaPresse)

Fugatti sulle grandi opere: “Il popolo le vuole”

Valerio Valentini

Il neo presidente del Trentino rilancia l’impegno della Lega sul tunnel del Brennero

Roma. I cinque minuti che concede a chi gli chiede un’intervista, li sottrae alle riunioni in corso con la Protezione civile. E’ presidente della provincia di Trento da poco più di una settimana, Maurizio Fugatti, e già si trova a dover fronteggiare un’emergenza maltempo. E dunque anche per questo non ha voglia d’inoltrarsi nella polemica politica legata alle grandi opere. “Dico solo che quelle nella nostra Provincia si faranno, punto e basta. Mettere in discussione il tunnel del Brennero è inutile e illogico, oltreché politicamente anacronistico”.

 

A farlo, in verità, è stato Riccardo Fraccaro, il ministro per i Rapporti col Parlamento del M5s che però ha nel Trentino il suo feudo elettorale. Danilo Toninelli lo dava già per costruito, mentre la campagna elettorale a Trento e dintorni già entrava nelle sue fasi più concitate. Poi, alla vigilia del voto, il suo collega grillino ha deciso di rimettere tutto in discussione, dicendo che i lavori bisognava bloccarli. “Non so è stato un modo per ribadire delle posizioni identitarie a pochi giorni dalle elezioni. Non entro nei dibattiti degli altri partiti. Dico solo che i trentini considerano il tunnel del Brennero come un qualcosa di imprescindibile, e anzi esigono che si porti a termine in fretta. Dire che si deve fermare tutto equivale a dire una cosa fuori dal tempo: e infatti l’uscita del del M5s è apparsa incomprensibile, anche perché per l’intera campagna elettorale nessuno aveva sollevato il problema”. E insomma il tunnel si farà, promette Fugatti, al di là delle eventuali analisi che verranno. E si porterà a termine pure la Valdastico, l’autostrada della discordia “che è una grande opera – scherza Fugatti – soltanto perché è grande il ritardo accumulato: sono quarant’anni che i trentini attendono il completamento dei lavori”. Il tutto, per la contentezza di Luca Zaia, che dell’infrastruttura che dovrà collegare Trento a Rovigo è un grande fan da lungo tempo. Del resto, per Fugatti la cornice leghista che racchiude ormai tutto il settentrione – dal Friuli-Venezia Giulia guidato dell’ultrasalviniano Massimiliano Fedriga fino alla Liguria del quasi salviniano Giovanni Toti, passando per l’eccezione piemontese che si appresta però a diventare terra di conquista del centrodestra nel maggio prossimo – dovrà caratterizzarsi proprio “per la il rilancio delle infrastrutture, grandi e piccole”. Dice Fugatti: “Strade e autostrade vanno portate avanti, anche perché ormai c’è la piena consapevolezza delle persone sul fatto che neppure le remore ecologiste valgano più a giustificare lungaggini e rimandi. Trasferire il traffico dalla gomma alla rotaia, ad esempio, o accorciare i tempi di viaggio, sul lungo periodo porta benefici anche a livello ambientale. Senza contare, poi, che spesso la migliore strategia di prevenzione di incidenti sta proprio nella costruzione intelligente di nuove opere”.

 

Il riferimento è evidente. “Sì, è chiaro che la tragedia di Genova di agosto, col crollo del ponte Morandi, ci insegna che costruire alternative nuove ed efficienti alle vecchie infrastrutture, spesso logorate dagli anni, serve non solo a creare lavoro e crescita, ma anche a scongiurare il rischio di disastri”. Parla con decisione, Fugatti, con una sbrigatività tutta trentina. E lo fa, però nel giorno in cui gli alleati grillini, a Torino, ribadiscono la loro opposizione alla Tav. “Non commento le decisioni di un Consiglio comunale. Ma so che l’analisi costi benefici sta per essere completata”, dice Fugatti, che da sottosegretario alla Sanità le dinamiche interne alla maggioranza gialloverde le conosce bene. “Attendiamo i risultati dell’analisi, poi decideremo”, spiega. Forte del fatto, evidentemente, che in Trentino i cittadini hanno già deciso.