Donato Masciandaro, papabile per la presidenza della Consob (Foto LaPresse)

Masciandaro all'ombra di Minenna. L'altro uomo a 5 stelle per Consob

Valerio Valentini

Bocconiano, amico di Monti e distante dalla galassia sovranista. Chi è il piano B dei grillini per la successione di Nava

Roma. “C’è solo Marcello Minenna”. Anzi no. La versione ufficiale vuole che tutti, nel M5s, sostengano la candidatura dell’economista barese alla presidenza di Consob. “Ha la benedizione di Beppe”, dicono i grillini. Ed è un’investitura che è arrivata, ormai tre settimane fa, per l’intercessione di Carla Ruocco, la presidente della commissione Bilancio alla Camera che a Minenna è particolarmente legata. Tutti per uno, allora? Non proprio.

 

Perché in verità c’è anche un altro nome, in ballo: è quello di Donato Masciandaro, ordinario di Politica monetaria alla Bocconi. E’ lui il profilo che i grillini tengono al coperto, pronti a tirarlo fuori nel momento cruciale delle trattative, quando i candidati principali verranno bruciati nel gioco dei veti incrociati. Perché se Luigi Di Maio sostiene Minenna, Matteo Salvini propone invece Alberto Dell’Acqua, bocconiano pure lui, docente allo Scuola di amministrazione e molto stimato da Giancarlo Giorgetti. “Salvini detesta Minenna”, dicono nel M5s. Ed è vero: il capo del Carroccio ha sondato anche qualche sua conoscenza nel mondo bancario, non solo milanese, e ne ha tratto una convinzione che ha riassunto così ai suoi fedelissimi, mercoledì scorso: “Se mettiamo uno del genere, il giorno dopo lo spread s’impenna”.

 

Ma nella Lega sanno che a questo punto anche il loro uomo, Dall’Acqua, finirebbe con ogni probabilità impallinato. E insomma saltati entrambi, ipotizzano nel M5s, a quel punto potrebbe essere il turno di Masciandaro, lucano classe ’61. Diverso in tutto, da Minenna, tranne che per essere stato, anche lui, consulente del procuratore Michele Ruggiero, che a Trani indagava sui presunti complotti delle agenzie di rating ai danni dell’Italia. Come Minenna, poi, anche Masciandaro scrive sul Sole 24 Ore. Lo fa da anni e però, a ben vedere, proprio ultimamente gli è capitato di dover vergare editoriali su Consob. Le analogie, tuttavia, finiscono qui. Anzi, i due profili non potrebbero essere più dissimili.

 

Se Minenna è da tempo affiliato al grillismo, e lo è rimasto anche dopo l’avventura come assessore al Bilancio di Virginia Raggi, Masciandaro, esperto di economia finanziaria e grande conoscitore del sistema bancario italiano, è invece uno tra gli allievi prediletti di Mario Monti, stimato peraltro anche dalle parti di Banca d’Italia. “Apparentemente lontano dalla galassia sovranista”, dice di lui chi lo conosce bene, rievocando, per esempio, quel discorso pronunciato dall’economista di Matera nel dicembre scorso, alla Bocconi, contro i populismi.

 

“Perché i populisti attaccano le Banche centrali? Primo perché sono banche, secondo perché le Banche centrali sono istituzioni che hanno una visione di lunga durata mentre i populismi prediligono quella a breve e infine perché ne detestano l’autonomia sebbene questa sia garantita dai Trattati per la Bce e solo dalle leggi ordinarie per la Fed”. Un po’ troppo, forse, per essere il paladino del grilloleghismo in Consob. Che nel frattempo, da quasi cinquanta giorni, resta senza presidente, dopo le dimissioni di Mario Nava fortemente volute dai nuovi governanti. Il cambiamento ha i suoi tempi, evidentemente. 

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