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“Se FdI vota come il M5s, non c'è alcuno scandalo”, ci dice Patuanelli

Valerio Valentini

Lunedì il decreto sicurezza arriverà in Aula. Il capogruppo del Movimento 5 stelle a Palazzo Madama cerca di evitare le polemiche: “Nessuno può impedire a un partito di opposizione di appoggiare un decreto della maggioranza”

Roma. Quando gli si chiede se davvero, come dicono alcuni dei suoi senatori, sarebbe uno scandalo dovere ricorrere al soccorso di Fratelli d’Italia, Stefano Patuanelli risponde con voce serafica: “Non ci vedrei nulla di strano. Anche noi del M5s, quando eravamo all’opposizione, nella scorsa legislatura, abbiamo votato spesso dei provvedimenti del governo, analizzandoli volta per volta senza pregiudizi”. Ma quale spaccatura, insomma, ma quale cambio di equilibri. Il capogruppo dei grillini a Palazzo Madama non ha voglia di raccogliere le polemiche di queste ore intorno al decreto sicurezza che lunedì, dopo tanto clamore e lavorìo di commissione, arriva finalmente in Aula. E però quando gli si dice che Elena Fattori, la senatrice laziale del M5s risolutamente contraria alla chiusura degli Sprar e al securitarismo salviniano, ha detto che, se davvero Luigi Di Maio accettasse di fare entrare Fdi in maggioranza, a quel punto il M5s si ridurrebbe a fare “da stampella al centrodestra”, Patuanelli ribatte che “non è affatto così”, che “nessuno può impedire a un partito di opposizione di appoggiare un decreto della maggioranza”. E aggiunge: “Direi anzi che se sono più forze politiche a sostenere un provvedimento, vuol dire che questo è valido”. Nulla di più.

 

Di Maio però è categorico: sa che se cedesse ora, alla prima vera dimostrazione di dissenso interno, la sua credibilità di leadership verrebbe scalfita irreversibilmente. Insomma, non si tratta. “A me sembra – dice Patuanelli, più accomodante – che il decreto sia già stato molto migliorato, nel corso del confronto in commissione”. Per i cinque dissidenti, però, non abbastanza. Paola Nugnes si augura che “in Aula vengano accettati emendamenti che non hanno trovato ascolto in commissione”, Gregorio De Falco ribadisce che “la priorità per lui sono i valori del Movimento e della Costituzione, che questo decreto non rispetta”, e dunque “non lo sosterrò, fiducia o non fiducia, perché certi principi per me valgono più del tatticismo, della politica con la p minuscola”. Matteo Mantero confida che, se nulla cambierà, “mi riservo di non votare”. Patuanelli non si mostra sorpreso: “Sì, lo so che non si ritengono soddisfatti. E credo che a questo punto si comporteranno di conseguenza”. E a quel punto si porranno, dunque, fuori dal Movimento, coi rischi che questo comporterebbe anche per la tenuta dell’intera maggioranza grilloleghista. “La vera sicurezza in ballo è quella del governo”, si lamentano i leghisti. Patuanelli invita a non drammatizzare: “Non mi sembra sia in discussione in alcun modo la stabilità dell’esecutivo: andiamo avanti compatti”.

 

Ma una torsione destrorsa, nel Movimento, sembra esserci. Almeno a sentire le lamentele dell’ala ribelle, più o meno vicina a Roberto Fico. “Il M5s è postideologico, ma è evidente che ci siano, al nostro interno, delle sensibilità diverse. Specie sul tema dei diritti sociali e civili. Ma un programma di governo è necessariamente figlio di un compromesso con l’alleato. Ne è nato un contratto, firmato dai due leader. I vari provvedimenti sono, di fatto, lo sviluppo dei punti riassunti in quell’accordo approvato dal voto della base”.

 

Come a dire, insomma, che più di così, al momento, mediare non si può. Correggere men che meno: per Salvini quel decreto è imprescindibile. “D’altronde anche i leghisti, quando approvammo il decreto dignità, dovettero sopportare le proteste delle imprese del nord”. A chi tocca, insomma, eccetera.

 

La fiducia ci sarà? L’alternativa sarebbe uno stillicidio di 70 voti segreti: rischioso, anche se di certo nessuno, né in Fdi né in Forza Italia, ha davvero voglia di mettere in crisi il governo. “L’accordo lo prenderanno i due capi politici, al momento non ci sono novità. E indovinare, oggi, quel che succederà lunedì, è alquanto difficile”.

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