Il servizio di tutela legale del M5s è un buco nero
Lo "Scudo della Rete" doveva funzionare con donazioni volontarie, oggi sono versamenti obbligatori. Ma nessuno sa come vengono spesi i soldi intascati da Rousseau
Roma. Dacché, deposte le fumose ansie rivoluzionarie, ora sono diventati classe dirigente, lo scudo è stato ribaltato. Era stato creato, nel luglio del 2011, per difendere blogger e attivisti civici dalle cause che il politico di turno intentava ai loro danni per un articolo ritenuto scorretto o un sit-in di troppo; è finito per essere un’arma a difesa di parlamentari ed eletti del M5s che, per vari motivi, vogliono ottenere una tutela legale agevolata. Si sarebbe dovuto sostenere, secondo i voleri di Beppe Grillo, grazie a donazioni volontarie; funziona, oggi, grazie a versamenti obbligatori che tutti i consiglieri regionali grillini devolvono a Rousseau, l’associazione di Davide Casaleggio.
Funziona ormai così, in sostanza, questo “Scudo della rete”: il portale di Rousseau crea un network di avvocati che decidono di prestare il loro servizio a prezzi scontatissimi (prima consulenza gratuita; poi applicazione dei valori minimi del tariffario decurtato dei 2/3); quando un portavoce del M5s si trova coinvolto in un contenzioso per diffamazione, quando procede con un esposto alla Corte dei conti o in procura o si costituisce parte civile in “pubblici scandali”, può avvalersi del supporto privilegiato di uno di questi legali, attraverso la mediazione di Rousseau. Resta, certo, il richiamo alla “assoluta trasparenza” con cui tutto dovrebbe essere gestito: ma che questo sia il residuo di una retorica superata lo dimostra il fatto che nessuno, né tra i fedelissimi del grande capo né tra i parlamentari responsabili sappia fornire dati certi. Non lo fa, nonostante la nostra sollecitazione, Enrica Sabatini, che di Rousseau è uno dei soci. Non lo fa Alfonso Bonafede, che pure dello Scudo è stato il principale sostenitore e il primo “referente”, sin dal maggio scorso, rimanendolo fino a settembre: in palese, ancorché potenziale, conflitto d’interessi, tra l’altro, visto che intanto era diventato ministro della Giustizia. Lui, però, non ha alcun dato: così, almeno, ci dicono dal suo staff: “Ora la referente è la deputata Fabiana Dadone”. La quale, però, ci dice di contattare lo staff della comunicazione – del M5s, non di Rousseau, ma vabbè – “al fine di concordare interviste”. Noi ci adeguiamo, e chiediamo lumi sul numero di procedimenti patrocinati da Rousseau. “Non possiamo saperlo: l’associazione mette solo in contatto i portavoce con gli avvocati”, ci dicono. In verità, no: “Nel caso in cui l’iscritto e l’avvocato decideranno concordemente di iniziare la relativa azione legale – si legge sul portale – dovranno darne comunicazione allo ‘Scudo della Rete’”. Dunque una traccia di queste collaborazioni deve restare, nel cervellone di via Morone.
Ma quanti sono gli avvocati a disposizione dello Scudo? “Oltre cento”, spiegava al Circo Massimo, durante Italia 5 stelle, la Dadone, parlando di “un servizio che è già in parte attivo”. “Sono tra 800 e mille”, ci dicono dallo staff della comunicazione, per poi correggersi: “Sono 300”. E una rendicontazione puntuale, è disponibile? Casaleggio, dal giugno scorso, esige dai 112 consiglieri regionali del M5s 300 euro al mese proprio per finanziare lo Scudo: fanno 33.600 euro ogni trenta giorni, oltre 400 mila all’anno. Che uso se ne fa? “Al momento questi dati non li abbiamo”, ci dicono dallo staff. Ma sono già passati sei mesi, dall’attivazione del servizio. “Appunto. E in appena sei mesi sono successe molte cose: Bonafede è diventato ministro, la Dadone gli è subentrata da meno di due mesi”. Ma la promessa ci viene fatta: “Appena avremo i dati, ve li forniremo”. Attendiamo fiduciosi.