L'11 novembre ci sarà il referendum sulla privatizzazione dell'Atac (Foto LaPresse)

Roma al voto su Atac

Marianna Rizzini

Il Pd che vota “sì” e il risveglio dem in vista della consultazione sui trasporti promossa dai Radicali

Roma. Gli autobus che non passano, gli autobus che si rompono, gli autobus che vanno a fuoco, gli autobus che fanno sembrare la capitale d’Italia un mistero non buffo di inefficienza (della serie: ma com’è possibile che in qualsiasi altra metropoli del mondo, a qualsiasi latitudine, un romano abbia la sensazione che a Roma il trasporto pubblico funzioni comunque peggio?). E ogni volta che c’è uno sciopero dei mezzi si risente la lamentela: “Tanto pure quando non c’è sciopero è uguale”. Sembrerebbe argomento irrinunciabile, questo, vista l’incidenza del disagio trasporti sulla vita del cittadino romano, per qualsiasi partito che voglia contendere ai Cinque stelle, in prospettiva, il governo della capitale.

 

E però domenica 11 novembre c’è un referendum per la messa a gara del trasporto pubblico locale, promosso da Radicali Italiani e Radicali Roma, e il cittadino romano in media ne sa poco, visto il silenzio di molti partiti e del Comune a Cinque stelle, che in teoria dovrebbe informare ma finora è rimasto quasi del tutto silente su un appuntamento importante non per “privatizzare”, ma per decidere se tenere in piedi un monopolio non efficiente o se mettere in concorrenza la gestione dei trasporti locali, pur lasciando che il pubblico controlli. Ma se per un anno (dalla raccolta firme in poi) si sentiva quasi soltanto la voce radicale sul tema, con l’eccezione di pochi esponenti del Pd (Roberto Giachetti, Walter Tocci, Luciano Nobili e Athos De Luca), da qualche tempo il Pd romano, con il segretario Andrea Casu e i suddetti esponenti, si è mobilitato con dibattiti “sì-no” e incontri nei circoli, e con una consultazione tra gli iscritti da cui è uscita un’indicazione chiara per il partito: votare sì (così si è espresso il 62 per cento circa dei votanti, e in questi giorni c’è chi, tra gli iscritti, invita il partito a intensificare le iniziative di informazione – dal volantinaggio ai banchetti – più che favorire altri dibattiti tra sì e no: come dire che la base si è già espressa per il “si” e vuole che il voto interno venga rispettato).

 

“È la prima volta in undici anni che il Pd chiede ai suoi iscritti di votare su una scelta politica e non sui nomi”, dicono Casu e il deputato Nobili, all’avvio dell’ultima settimana di mobilitazione pre voto (oggi alla Camera la presentazione con grandi nomi del partito, giovedì la manifestazione con l’ex ministro dei Trasporti e capogruppo pd a Montecitorio Graziano Del Rio). Nobili sottolinea la presenza, a livello locale, e “dopo anni difficili”, di un “Pd nuovo che ha scelto di ingaggiare una battaglia concreta per qualcosa che i romani vivono sulla propria pelle”.

 

  

Ai tempi della raccolta firme, Nobili, Giachetti, Tocci e De Luca sono stati tra i pochi dem a scendere in campo accanto a Riccardo Magi, allora segretario di Radicali italiani e oggi deputato di +Europa, e agli altri promotori. Per lungo tempo, però, nel Pd locale si è registrata una certa freddezza rispetto alla consultazione. “Oggi gli iscritti hanno indicato la strada esprimendosi per il ‘sì’”, dice Nobili, “nonostante il boicottaggio informativo del Campidoglio: altro che democrazia diretta tanto sbandierata nel M5s, qui lo strumento referendario è stato preventivamente silenziato, per così dire, in nome del mantenimento dello status quo”. 

 

L’idea, ora, è di impegnarsi su un tema pane pane-vino al vino e non sulle divisioni congressuali, anche per risorgere dal baratro in cui i democratici romani erano precipitati: dice Nobili che “la partecipazione è stata altissima agli incontri preventivi”, alcuni dei quali alla presenza del radicale Magi in rappresentanza del “sì” e di alcuni esponenti pd schierati per il “no”, i quali ora “in virtù del pronunciamento degli iscritti, hanno dichiarato che seguiranno l’indicazione di voto”. Prima però bisogna “dissipare la nebbia che copre la sostanza: molti cittadini non sanno che domenica si vota, e chi lo sa spesso pensa di votare un sì o un no a una privatizzazione. Il dibattito è inquinato: qualcuno può sostenere onestamente che Atac sia il miglior gestore possibile sul mercato?”. Atac a parte, chissà che il metodo romano “consultazione sui temi e non solo sui nomi” non possa dare indicazione anche al Pd nazionale.

 

                                             

Il video in cui Carlo Verdone invita i romani a votare al referendum sull'Atac


 

Intanto, a pochi giorni dall’11 novembre, mentre l’attore Carlo Verdone fa un appello per il voto sulla pagina web “E questo è un minuto” di Alessandro Geraldini, appello rilanciato dal comitato promotore “Mobilitiamo Roma”, i Radicali moltiplicano le iniziative per informare gli studenti nelle università (dove molti sono gli utenti di mezzi pubblici).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.