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“Gli Sprar sono il modello di riferimento per noi del M5s”, dice Brescia

Valerio Valentini

Il presidente della commissione Affari costituzionali non nega le tensioni sul dl sicurezza. I veti incrociati tra grillini e Lega

Roma. Quando attraversa il Transatlantico, poco dopo l’ora di pranzo, per tornare nella trincea del suo ufficio al quarto piano, Giuseppe Brescia sbuffa tutto il nervosismo accumulato in questi giorni. “Al momento il testo del decreto sicurezza è blindato”, dice. Poi si ferma e ripete, scandendo con più calma, in un sibilo di laconica malizia: “Al momento”. E non si capisce bene se dietro questa precisazione del presidente della commissione Affari costituzionali, esponente di spicco di quell’ala ortodossa del M5s vicina a Roberto Fico, ci sia un avvertimento o una speranza. Di certo c’è che, pochi metri più in là, il leghista Igor Iezzi, fidatissimo luogotenente di Matteo Salvini in quella stessa commissione, la prende un po’ come una minaccia: “Forse i grillini non hanno capito che se presentano anche un solo emendamento al decreto sicurezza, qua cade il governo”. I termini della questione sono fin troppo chiari: il M5s vuole portare a casa il provvedimento sull’anticorruzione così com’è, con la garanzia – tutta ipotetica, a ben vedere, ma tant’è – della sospensione della prescrizione. E insomma se tutto andrà secondo le aspettative grilline, allora anche il decreto tanto caro a Salvini verrà licenziato così com’è stato approvato dal Senato grazie a un voto di fiducia che ha visto la defezione di cinque dissidenti a cinque stelle. L’ora del giudizio era fissata alle 17 di ieri. Ed è stato a quel punto che il M5s ha tirato un sospiro di sollievo nello scoprire che il Carroccio non aveva depositato alcun emendamento al dl anticorruzione.

   

Tutto risolto, allora? Non proprio. “C’è un tema che sicuramente resta molto caldo, che è quello dello smantellamento di fatto del sistema degli Sprar”, spiega Brescia quando gli si chiede dei malumori che anche a Montecitorio si diffondono nella pattuglia di deputati del M5s meno entusiasti dell’alleanza con la Lega. “Quello degli Sprar non è soltanto l’unico modello di accoglienza e integrazione che funziona con una certa dignità, ma costituisce anche, da sempre, il modello di riferimento per noi del M5s. Ora, il provvedimento voluto dalla Lega lo mantiene solo in parte, ma di fatto lo smantella per quel che riguarda la prima accoglienza, e su questo credo che si discuterà”. Lo si farà a partire da stamattina, quando la commissione Affari costituzionali si riunirà in sede referente, subito prima di riunirsi, congiuntamente alla commissione Giustizia, per discutere di prescrizione e anticorruzione. D’altronde l’epicentro della tensione grilloleghista sta proprio qui, da giorni: nelle due commissioni presiedute da Brescia e da Giulia Sarti: grillini entrambi, ed entrambi lasciati un po’ soli dai vertici del M5s, nella scorsa settimana, a doversi inventare soluzioni più o meno fantasiose per tirare in lungo i lavori, nell’attesa che maturasse l’accordo. Compito non facile, al netto delle dichiarazioni distensive offerte dai due esponenti grillini ai cronisti, se è vero che anche la Sarti, giovedì scorso, alla fine “ha sbottato col ministro Riccardo Fraccaro”, si raccontava ieri nel cortile di Montecitorio, prima però che arrivasse la smentita dei diretti interessati (“Semplice confronto: non abbiamo neppure mai alzato la voce”).

   

Brescia, in ogni caso, alle curiosità dei retroscenisti poco concede, e anzi sta al merito dei provvedimenti in discussione. E si stringe nelle spalle, offre un contrito “mi auguro proprio che non sia così” quando gli domandiamo se non tema anche lui, come altri deputati del M5s, che nella Lega ci sia chi, più che a risolverla, la cosiddetta crisi degli immigrati, punti in realtà ad alimentarla costantemente. “Dico solo – aggiunge – che per ora la politica del governo in tema di accoglienza ha potuto reggere soprattutto perché gli sbarchi sono in netto calo ormai da mesi. Ma se dovesse saltare il tappo della Libia – prosegue Brescia nel mentre che Giuseppe Conte esulta per i supposti successi ottenuti nel summit di Palermo – allora ci ritroveremmo di fronte ad una nuova emergenza sprovvisti dell’unico sistema di integrazione valido”.

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