Torino si è svegliata. Chi le vuole bene si opponga ai No del M5s
La città sta da una parte, i Pentastellati dall’altra. Evitiamo divisioni ideologiche e investiamo per la crescita. Lettera del segretario Fim Cisl Torino
Al direttore - Proprio qualche settimana fa, il 18 ottobre scorso, come Fim, avevamo organizzato un dibattito insieme all’Amma, l’Api e la Cna sul futuro dell’industria a Torino. Un futuro in cui le infrastrutture, insieme agli investimenti in nuove tecnologie, digitalizzazione, snellimento della burocrazia, investimenti in formazione e cultura ecc. rappresentano la base per creare la Torino di domani, una città smart, sostenibile e funzionale.
In continuità con quest’idea di futuro per la città, messa in discussione tra l’altro anche dai tagli al piano nazionale su Industria 4.0 che stava dando effetti positivi alle imprese, la Fim era presente sabato scorso in piazza, insieme alle 30 mila persone che hanno pacificamente invaso Piazza Castello, per dire si alla Torino-Lione e al progetto Tav, un’opera importante e strategica non solo per la nostra città ma per l’Italia.
Un’opera che guarda all’Europa e ci tiene agganciati al resto del continente e a cui la sindaca, Chiara Appendino e la sua giunta, lunedì 29 ottobre hanno detto no.
La manifestazione nasce, proprio dalla prima risposta organizzata contro quel no della giunta Appendino alla Tav i primi di novembre, un no che mise insieme associazioni datoriali e sindacali (gli edili di Cgil-Cisl-Uil e la Fim di Torino e Canavese). Manifestammo insieme sotto il palazzo Comunale e insieme abbiamo lavorato per preparare una risposta organica, che ha preso la forma nella manifestazione di sabato grazie all’impegno delle “sette madamine” a cui seguirà la presentazione di un “manifesto programmatico per Torino”.
Il confronto sulla Tav ha assunto in questi anni uno scontro ideologico tra: No Tav e Sì Tav, vanno evitati quindi, dopo la manifestazione di sabato, inutili riferimenti antistorici e forieri di divisioni, come la marcia dei quarantamila del 1980. Non c’entra nulla con la situazione di oggi in cui: imprese, lavoratori, professionisti, artigiani, commercianti marciano insieme per lo sviluppo e il futuro della città.
Il voto del 29 ottobre con cui il Consiglio Comunale, ha votato No alla Tav ha scavato un solco netto con quella città che l’aveva sostenuta e di cui molti imprenditori dicevano “una brava ragazza, figlia della borghesia imprenditoriale". Oggi la città sta da una parte, i Pentastellati dall’altra , con tutti i suoi anacronismi storici fatti anche di frequentazioni sociali.
Non è un caso che il Congresso della Cgil di Torino, con la sua debole leadership, abbia votato un ordine del giorno a sostegno del No alla Tav, mentre la Fiom è storicamente da sempre schierata contro la Tav e la Uilm, più realista del Re, non prende posizione.
Ritengo che l’unità sindacale sia finita nel 1984 con la divisione Confederale sulla scala mobile, dove, ricordo, la Cgil si spaccò tra i comunisti contrari e la componente socialista favorevole. Da allora, salvo alcuni momenti come nei primi anni Novanta, vige la grande ipocrisia della finta unità sindacale che anche la Cisl non è stata capace di scrollarsi di dosso. Una grande ipocrisia che fa comodo anche agli imprenditori che non hanno voluto scegliere il modello sindacale.
Per questo non mi pongo oggi il problema di cosa pensino la Fiom o la Uilm o le altre Confederazioni sulla vicenda Tav, né dell’unità di facciata. Il nostro ruolo come abbiamo sempre fatto come Fim è di stare con chi, anche con idee differenti dalle nostre, pensa che questo territorio debba crescere, puntando alle grandi opere come la Tav, la Asti-Cuneo, il Terzo Valico, ma anche la linea due della metropolitana, opere che non escludono la manutenzione del territorio e la sua messa in sicurezza, dalle strade, ai ponti, alle scuole. Investimenti che hanno in sé l’idea di fare grande Torino e il Piemonte e che sono il presupposto e la condizione per attrarre imprese, investitori, idee, merci e turisti e rendere la città più vivibile.
La nostra storia sindacale è la nostra grande forza, come Fim siamo stati sempre pronti a misurarci sulle idee e sui contenuti, sia con chi governa che con gli imprenditori. L’autonomia è l’opposto ai posizionamenti opportunistici e “momentanei” di altri .
Per queste ragioni in Fim riescono a convivere opinioni politiche molto diverse tra loro, proprio perché non assumiamo posizioni aprioristiche e ideologiche ma sempre basate sul nostro ruolo sociale di sindacato.
Oggi bisogna allearsi e fare fronte comune anche con chi non la pensa come noi, ma ha a cuore la città e la nostra regione. Noi siamo pronti.
* Segretario Fim Cisl Torino