Oltre il battibecco Corallo-Burioni. Appunti per la fase di transizione del Pd
Il professore è simpatico, ma quando il trentenne candidato alla segreteria dice che “il 99 per cento non è competitivo” ha ragione
Bisogna avere la faccia tosta delle proprie simpatie e antipatie. Sennò non si capisce che ci stia a fare Twitter, peraltro un luogo malfamato, come un albergo di passo a poco prezzo, in cui ho fatto una sveltina scandalosa dicendo che il dottor Corallo del Pd aveva vinto contro il dottor Burioni 3 a 0 con quella storia della pedagogia sprezzante verso il 99 per cento dei capetoste.
Alla fine me tocca da dillo, puro se so' fori linea: Corallo vince su Burioni, a sto giro, 3 a 0. #bacini
— giuliano ferrara (@ferrarailgrasso) 18 novembre 2018
Il professor Burioni tuttavia a me sta bene, non mi è antipatico, e lo immagino come un dottor Kildare, protagonista dell’ultima serie da me veduta (1961-1966) nonostante le reiterate e gradite molestie di Mariarosa Mancuso. Kildare, the doctor, un progressista che sa quanto importi il contatto umano con il paziente, anche scemo se del caso, è diverso dai medici che il sieur de Montaigne, altra serie ancora più antica, amava detestare, tenendosi il mal della pietra. In relazione alle numerose varianti dell’ars medica nel corso del tempo, ecco, il sieur scriveva: “Dopo quegli antichi cambiamenti della medicina ce ne sono stati infiniti altri fino a noi, e il più delle volte cambiamenti totali e universali, come quelli prodotti ai giorni nostri da Paracelso, Fioravanti e Argenterius. Essi non cambiano soltanto una ricetta ma tutta la contestura e il regolamento del corpo della medicina, accusando d’ignoranza e d’imbroglio quelli che ne hanno fatto professione fino a loro. Vi lascio pensare cosa ne sia del povero paziente”. Si può dunque pensare, trasponendo certi dubbi bordolesi alle nostre certezze sperimentali intervenute tanti secoli appresso, che un buon medico in doverosa campagna illuminata debba tenere conto dell’immunità di gregge, quando si parli di vaccini, senza per questo trattare gli increduli come fossero un gregge di montoni, magari bicorni. Altrimenti finisce per assomigliare al farmacista Homais, celebre e buffissimo carattere di Flaubert, che associava una certa vanità personale a una forte superstizione scientista coltivata nel brodetto corroborante del progresso ideologicamente denotato e connotato.
Anche Corallo se è per questo ha una bella faccia e non deve forzatamente issarsi sul patibolo dell’antipatia. “Un Burioni qualsiasi” è espressione forte, per dire un dissenso politico e personale da una tribuna sfortunata, ma qualcosa deve aver dato fastidio al giovanotto erogatore di tanto disprezzo, qualcosa di conformistico e irreggimentato mentalmente, tanto è vero che subito dopo a frotte unanimi lo hanno messo ai ceppi e gli hanno infilato il testone riccioluto nel buco della gogna social. Ammìa? Al progressista che è in me? A Burioni? Magari in favore di quei somari che stanno fuori dall’immunità di gregge, ragliano e mi minacciano nel mio diritto, ahquantidiritti, la salute?
Corallino in realtà, per qualsiasi che si sia lui pure, fissò una legge di cui tenere conto: “Non tutti sono competitivi”, anzi, “il 99 per cento non è competitivo”. Bello, che qualcheduno lo dica, trattandosi del vero. Quando avremo rifinito bene bene la globalizzazione, e il mondo sarà composto di individui anonimi e autonomi spinti da tecnologia e mercato aperto, a frontiere abolite, Ena per tutti, e un giorno ci arriveremo, allora sarà il momento di competere ad armi pari, uno vale uno. Ma fino a quel momento, rinviato dalla comparsa nel mondo delle teste calde, dei Truci, dei presidenti oppiacei, degli hillbilly o nostalgici del tempo che fu, e dei nazionalisti sovrani, bè, una transizione ci va. Il politicamente e scientificamente corretto ha subìto una nota batosta, lo sappiamo, tanto grave da mettere allo scoperto il punto debole di noi scorretti, arroganti, elitari, privilegiati. Stiamo cercando riparo, in questa selva di caccole che sporcificano l’ambiente, e forse non ha tutti i torti il qualsiasi che ci chiama a essere meno unici, supereroici, narcisi e molesti nella nostra infinita, iterata, eccessiva competenza pedagogica. Io, comunque, mi sono vaccinato anche per l’influenza. Sono competitivo, ma up to a point.