Movimenti di truppe nel Pd
Renziani quasi al "rompete le righe" e big che tentennano. Chi sale e chi scende per la segreteria
Le truppe renziane non sono certo al “rompete le righe” ma poco ci manca. Graziano Delrio, nonostante la maggior parte dei deputati del gruppo che lui presiede stiano firmando un appello per Minniti, ha chiesto di farsi intervistare da Repubblica per spingere Martina a scendere in campo. Già, perché il segretario uscente non ha affatto deciso il da farsi. I sondaggi gli consigliano grande cautela ma sia Delrio sia Orfini lo strattonano perché senza di lui non saprebbero come schierarsi. Lui però continua a fare resistenza, anche se il capogruppo del Pd alla Camera ieri pomeriggio è tornato alla carica.
Anche Orfini si sta acconciando, e se Martina si tirasse indietro per lui sarebbe veramente un problema, per questo insieme a Delrio tira la giacca al segretario.
Matteo Renzi invece sembra lontano da tutto ciò. Sembra. E’ chiaro. Perché poi un po’ di interesse per quello che sta succedendo c’è. “Ragazzi, io non posso seguire il Congresso sennò finisce nel solito referendum ‘contro di me o per me’ però voi datevi da fare per fare eleggere Minniti”.
Zingaretti intanto sta stringendo accordi con tutti i capicorrente locali. Gli manca però Vincenzo De Luca che si è buttato ventre a terra alla conquista di voti per Minniti. Ci ha provato ma “don Enzo” è stato inflessibile: io sto con Marco e non mi muovo di qua.
Leu, o, meglio, quel che resta della sinistra fuori dal Pd, è riuscita a spaccarsi anche su Zingaretti e Minniti. Nico Stumpo e qualche altro “realista” tifano per il candidato più forte, cioè Minniti, ma Bersani e gli altri tergiversano.
E Massimo D’Alema? “A me tutti quelli fanno un po’ schifo”, è solito dire l’ex premier quando parla dei “cugini” (?) del Pd. E comunque, aggiunge, “non potrei mai stare dove sta Renzi”. Difficile, perciò, che faccia pace con Minniti.
Ma c’è un altro ex Ds di eccellenza che non ha ancora deciso con chi schierarsi. E’ Walter Veltroni. Tutti lo davano con Zingaretti perché due terzi del Pd romano sta col governatore del Lazio. Lui però è molto cauto. E non dimentica che ai tempi della sua segreteria Minniti “è stato un vero amico e un uomo leale”.