Lo stile e la sostanza che mancano ai liberi e giusti
Mai che abbiano spiegato le piccole verità di buon gusto all’inclita. L’ultima del venerato maestro Zagrebelsky è che lui è stato zitto negli ultimi mesi poiché si parlava di fascismo, non di costituzione
Certo che la qualità è un problema. Zagrebelsky e Saviano sono creazioni furbe di Ezio Mauro, del giornalismo para-azionista di Repubblica, entrambi non sanno scrivere, pensano in modo abborracciato cose banalotte, sono deboli per concetti immaginazione e stile, e molto noiosi. Il costituzionalista ha un nome felicemente russo che risuona, titoli accademici, nomina di Scalfaro alla Corte e successiva presidenza a ruota (capita a molti). Ha prodotto molta manualistica, che non si è tenuti a conoscere e alla quale si presentano le genuflessioni dovute per uso e principio ai venerati maestri del giure, per il resto saggetti in apparenza intimidenti sui crocevia della storia millenaria, Pilato o Giuda, ma niente di che, nessuno che davvero si impressioni, scopra qualcosa di importante, sono tiritere corrette, oggetti inutilmente espansi sulla carta einaudesca.
Il venerato maestro ha sopra tutto una carriera pubblicistica e politica, all’insegna del costituzionalismo per palati grossolani. Una volta dice, nella lunga stagione dell’antiberlusconismo, che la minoranza sediziosa della destra impedisce alla maggioranza di governare (c’è l’Ulivo al potere) e un’altra volta dice tomo tomo e parallelo che c’è la dittatura della maggioranza che schianta pesi e contrappesi (c’è il Cav. al governo). Si fa beccare sul palco con un bambinuzzo che parla male della sessualità del premier bunga bunga. Poi passa due anni a fare il portavoce aulico, il consigliere aulico, gogolianamente, della combriccola dei liberi e giusti di cui è presidente onorario, e si mette al servizio di un’accozzaglia faziosa che respinge di nuovo una riforma istituzionale blanda e utile, con le conseguenze politiche e sociali e mentali che sappiamo. Il fatto che i liberi e giusti producano incompetenti, ribaldi, truci e manigoldi grotteschi del diritto e della politica non è una novità, qui ci fu un procuratore generale molto stimato che fece da paracarro ai figuri dell’antifascismo militante, all’epoca della campagna per lo scioglimento dell’Msi. Mai che quelli del giure inconsulto abbiano spiegato le piccole verità di buon gusto all’inclita: che cos’è la corruzione e come la si combatte, che cosa sono le istituzioni e perché devono reggere agli assalti antiparlamentari della folla gagliarda, qual è il posto dello stato tra le corporazioni e le classi, come si fa ad avere un paese repubblicano ordinato e sensato, sopra tutto sensato. Non lo fanno per mancanza di stile, non solo letterario.
Scrivono poi, come dicevo, in modo mediocre, con un abuso di pompa e un senso ignobile della circostanza opportunista, ma ai loro creatori e adoratori, perché i totem si producono e manipolano per prosternarsi con tutto comodo, va bene così. Se la tirano da matti e s’impappinano da dilettanti: l’ultima di Zagrebelsky, di fondo su Repubblica, una solennità che nemmeno Bouvard e Pécuchet, è che lui è stato zitto negli ultimi mesi poiché si parlava di fascismo, non di costituzione, il fascismo non è la sua materia, e ha fatto un sacco di confusione mettendo in causa alla buona il tribalismo, e dunque quando ci saranno guasti alla costituzione più bella del mondo, allora, in un’orgia di sbadigli e di riverenze, saremo pronti per la resistenza civile.
In Europa e perfino in America è pieno di gente che scrive per dire delle cose integrate a storia realtà criteri di vita politica, tutti hanno (abbiamo) punti deboli, ma nessuno come i nostri volenterosi lobbysti del garbuglio è così stentato nel pensare le cose, nell’individuare il fattore umano e storico negli avvenimenti, senza divagare e confondere valori e fatti. E il guaio è che la stupidità sostanziale, non esente da qualche formale preziosità accademica, è generativa e prolifica, per cui dobbiamo aspettarci i nipotini di Zagrebelsky sempre fra noi, e i Matteucci o i Panebianco restano senza figli.