Sicurezza sì, economia nì. “Non è il governo ideale, ma finché dura…”
Il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari spiega tutti i nodi di un esecutivo da separati in casa. L’Europa e il futuro aperto
Roma. Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera, tratteggia al Foglio il resoconto di giorni intensi. Soprattutto per Giuseppe Conte, un premier dimezzato. “Lo definirei piuttosto di mediazione”, replica il deputato. Salvini, in un colpo solo, ha sconfessato premier e ministro degli Esteri: il 10 dicembre l’Italia diserterà l’assemblea onusiana di Marrakech. “E’ giusto così – spiega Molinari – L’accordo in questione si fonda su princìpi contrari alla nostra azione di governo. Noi siamo per una gestione ordinata dei flussi e per i rimpatri di chi non ha diritto”. Giorgia Meloni vi rinfaccia di aver votato, con la sinistra, contro l’emendamento di FdI proprio sul Global Migration Compact. Pas d’ennemis à droite? “La corsa a destra non mi appassiona perché io non mi sento di destra”. Nel paese si respira un clima sfiducia: la manovra bocciata dall’Europa, gli investitori in fuga. “L’economia rallenta ma la ragione è da ricercarsi nel bombardamento mediatico costante: dipingono l’Italia alla stregua della Grecia, il che è falso. Le nostre misure saranno espansive. Stiamo cercando di abbassare i toni: vogliamo raggiungere un accordo con la Commissione europea. Vogliamo tranquillizzare i mercati”.
Una Lega in versione zen? “Noi non abbiamo mai cercato lo scontro. Sono i commissari europei che ci hanno insultato e dileggiato. Rispettiamo i parametri, d’accordo, ma a patto di fare una manovra in sintonia con la volontà politica del paese”. Secondo il sottosegretario di Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti, con un governo “degrillinizzato” lo spread calerebbe anche di cento punti. “Di solito, chi rompe paga un prezzo elevato. Io sostengo che, finché l’esecutivo regge, è inutile immaginare soluzioni alternative”. Le risorse per “quota 100” e redditi di cittadinanza subiranno un’ulteriore sforbiciata: alla fine saranno i rispettivi staff di via XX Settembre e della Commissione a siglare il compromesso? “Le assicuro che l’interlocuzione è costante sin dalla prima bozza della legge di bilancio. La procedura d’infrazione richiede tempi lunghi, e le deliberazioni finali spettano al Consiglio europeo, organo di stati. L’Italia non è il solo paese membro ad aver sforato il parametro del 60 per cento nel rapporto debito/Pil, eventuali sanzioni da parte di Bruxelles sarebbero un atto politico contro questo esecutivo piuttosto che un intervento a tutela dei nostri conti pubblici”.
Dopo i non applausi leghisti all’approvazione del ddl Bonafede in materia di giustizia, abbiamo assistito ai non applausi grillini al via libera definitivo del decreto sicurezza. Somigliate, ogni giorno di più, alle coppie di separati in casa. “Io ho un solo annuncio da fare: 8 dicembre, piazza del Popolo, venite numerosi”. Occupate Roma in attesa di conquistare Palazzo Chigi? “Premesso che è sbagliato fare troppo affidamento sui sondaggi, i numeri che circolano ci incoraggiano”. Salvini viaggia intorno al 36 per cento. Rispetto al 4 marzo, avete raddoppiato i consensi, loro perdono quota. “Siamo stati bravi. La Lega è un partito di governo che si rivolge a un elettorato pragmatico. Loro sono essenzialmente un movimento di opposizione, di protesta”.
Su immigrazione e sicurezza avete fatto bingo, ma sui dossier economici? Che racconterete al nord produttivo che sognava la flat tax? “I delusi ci sono, purtroppo non governiamo da soli. Alcune misure le abbiamo portate a segno: le partite Iva fino a 65 mila euro beneficeranno di un’aliquota del 15 per cento, fino ai 100 mila euro l’imposta sarà del 20. Per chi investe in capitale umano l’Ires scende di nove punti. L’iper-ammortamento 4.0, seppure con una parziale rimodulazione, viene confermato. La pace fiscale non risponde al nostro progetto iniziale ma ricordate il baccano sollevato da Di Maio con la storia della manina… In ogni caso, meglio che la rottamazione delle cartelle esattoriali voluta da Renzi”. Lei non sembra entusiasta dei risultati di questo governo. “Non è il mio governo ideale ma poggia su un ampio consenso popolare. Finché regge, si va avanti. Poi si vedrà”.