Cosa c'è nel manifesto Sì Tav del partito del pil che sfida il governo Conte
“Facciamo proposte di politica economica per evitare danni al paese” dice il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia
Roma. “Se siamo qui significa che siamo a un punto quasi limite di pazienza”. Parola del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che ormai ha preso di punta il governo. Ieri alle Ogr di Torino, Confindustria e altre undici associazioni che rappresentano artigiani, commercianti, cooperative, si sono riunite per lanciare un loro manifesto per lo sviluppo delle infrastrutture, a favore della linea ad alta velocità Torino-Lione. Di fatto una sfida al governo.
“Se siamo qui qualcuno si dovrebbe chiedere perché, la politica è una cosa troppo importante per lasciarla solo ai politici. Noi stiamo facendo proposte di politica economica per evitare danni al paese”. Insomma, ha aggiunto il presidente di Confindustria, “lo stiamo facendo con una logica di rispetto delle istituzioni, certo che se qualche ministro quando gli facciamo una proposta ci chiede una mail, ci costringe a fare operazioni come questa di Torino. Il problema evidentemente non siamo noi”. Il problema, secondo Boccia, è la legge di Bilancio che questo governo sta per varare. “Noi siamo contro questa manovra che di crescita non ha alcunché”. E, ha detto, “se fossi in Conte chiamerei i due vicepremier e direi loro di togliere 2 miliardi l’uno e due l’altro. Se nessuno dei due volesse arretrare mi dimetterei e denuncerei all’opinione pubblica chi non vuole arretrare”.
Ma il problema non è solo la legge di Bilancio. Ci sono anche i tanti No che il governo e i partiti che ne fanno parte distribuiscono da Nord a Sud. Torino è un caso emblematico perché è in corso la battaglia sulla Tav. Le dodici sigle che ieri si sono trovate a Torino sono a favore dello sviluppo infrastrutturale del paese e quindi anche a favore della Tav. Domani incontreranno il governo, al quale consegneranno il loro manifesto presentato ieri. “I Corridoi Europei e le loro connessioni territoriali – scrivono Ance, Confapi, Confindustria, Confartigianato, Casartigiani, Cna, Confcommercio, Confesercenti, Confagricoltura, Agci, Confcooperative e Legacoop – rappresentano la struttura portante sulla quale si è costruita, nel tempo, una strategia infrastrutturale e logistica capace di sfruttare la centralità dell’Italia negli scambi euro-mediterranei e le sue straordinarie opportunità di sviluppo, in un contesto economico sempre più orientato alla globalizzazione degli scambi e alla competitività internazionale”. Quindi “sarebbe inconcepibile fermare i cantieri delle Grandi Opere e rimettere in discussione investimenti infrastrutturali già valutati, discussi, rivisti, progettati, concordati, finanziati e ormai in corso di realizzazione. I nostri Grandi Progetti dei Corridoi Europei, integrati con i necessari interventi strutturali, regolatori e tecnologici ad essi funzionali, vanno assolutamente realizzati”. Confindustria e le associazioni di categoria, insomma, in attesa che i partiti d’opposizione dimostrino la loro efficacia, si fanno a loro volta opposizione al governo felpastellato.
Resta da capire naturalmente quanta forza contrattuale abbiano ancora le associazioni di categoria, che in fondo da anni vivono una crisi di legittimità e di rappresentanza, come spesso denunciava anche il centrosinistra quando era al governo. Ma è comunque un segnale di vitalità politica, seppur sotto altre forme, dopo la manifestazione dello scorso 10 novembre a Torino a favore della Tav, anche quella organizzata non dai partiti ma dalla società civile. L’altra questione è capire anche se tutta questa vitalità sia destinata a essere rappresentata solo dal “partito del pil” o se ci siano anche i partiti veri in grado di raccoglierla e farla propria. La società civile, evidentemente, da sola non basta a fare opposizione al governo Salvini.