Minniti in bilico
Renzi c’è o no? Perché i dubbi dell’ex ministro sulla candidatura mandano in tilt renziani
Roma. Marco Minniti, riferiscono fonti del Pd vicine alla sua candidatura, medita il ritiro dal congresso (come già anticipato dal Foglio). “Ci sta ripensando”, confermano parlamentari che lo sostengono. A consigliare il passo indietro ci sarebbero anche alcuni dei suoi, non troppo convinti della piega che sta prendendo il congresso. Tra i motivi del possibile – qualcuno dice probabile – ritiro, ci sarebbe anche l’eccessiva freddezza dimostrata da Matteo Renzi nelle ultime settimane. L’ex segretario, che pure ha prestato all’ex ministro dell’Interno due suoi uomini come Luca Lotti e Lorenzo Guerini, si sta tenendo lontano dalla corsa per la scelta del nuovo segretario del Pd. Troppo, secondo chi è vicino a Minniti e prova a interpretarne i pensieri, mentre l’(ex?) aspirante segretario è a Brescia a presentare il suo libro, dolorante per una lombosciatalgia. Renzi non è il solo. A parte Lotti e Guerini (quest’ultimo ieri, interpellato, smentiva e ripeteva il classico “noi siamo al lavoro”), fra i renziani c’è chi non ha mai amato troppo la candidatura di Minniti, vedi Maria Elena Boschi, che in più di un’occasione l’ha fatto notare.
“Dal giorno 1 della candidatura Minniti, Renzi ha fatto uscire retroscena sul suo partito e sui comitati civici, tagliando le gambe a Minniti”, dice un parlamentare renziano che sostiene Minniti, piuttosto preoccupato per l’esito dello stallo. In effetti, appena l’ex ministro è sceso in campo, sono piovute indiscrezioni sul nuovo partito di Renzi, che evidentemente non sono piaciute al candidato. I renziani, sul tema, sono divisi da tempo: c’è chi non vede l’ora di uscire dal Pd e chi invece vorrebbe restare per riprendersi la leadership. Andrea Romano, deputato e direttore di Democratica, ieri ha scritto un articolo per spiegare perché, nonostante tutto, il Pd serve. “Esistono più di cento ragioni per lamentarsi del PD, partendo dai suoi ritardi per arrivare alle sue inadeguatezze e passando per il peso di portare su di sé le sacrosante aspettative di una comunità politica in carne e ossa che vi dedica ogni giorno tempo e passione. Ma esiste una ragione che più di ogni altra deve spingerci a difenderlo dalla narrazione (o dall’auspicio) di certa stampa sulla sua ‘irrilevanza’: non sappiamo ancora quale sarà il profilo politico, la leadership e la sostanza dell’alternativa che alle prossime elezioni legislative si contrapporrà ai kamikaze gialloverdi; ma sappiamo con certezza che quell’alternativa non potrà che ruotare intorno al Partito Democratico, che in ogni caso ne rappresenterà l’asse centrale e il principale serbatoio di idee e di consenso”. L’articolo di Romano segnala di fatto un certo dibattito nel Pd ed è anche un richiamo a chi, fra i renziani, vorrebbe liberarsi del Pd: “I kamikaze gialloverdi non si estingueranno per cause naturali né si consumeranno in un falò autoprodotto, ma saranno sconfitti da una proposta di governo alternativa. E prima di buttar via il famoso bambino con la famosa acqua sporca, teniamoci stretto un partito che anche nel momento più difficile della sua giovane storia sta mostrandosi capace di restarne l’unico baricentro possibile”.
E l’ex segretario? A chi gli chiede conferma di un ritiro di Minniti, Renzi risponde con il video di una sua partitella di calcio. Nel frattempo, comunque – riferiva ieri sera l’Ansa – l’ex ministro si sarebbe preso qualche giorno di riflessione, prima di decidere che cosa fare, annullando la partecipazione a tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche.