Toninelli batti un colpo
Il Mit aveva promesso la messa in sicurezza delle strade. Ma in manovra c’è poco o nulla. L’ira delle province: “Il ministro dei Trasporti ci prende in giro. I soldi non ci sono”
Roma. Lui che dice, con l’insostenibile leggerezza della sua convinzione in se stesso, che Genova tornerà “più forte di prima in pochi mesi, massimo anni”, agli enti locali aveva chiesto invece di lavorare in tutta fretta. Era stato categorico, Danilo Toninelli: due settimane, non di più, per realizzare un monitoraggio completo sullo stato delle infrastrutture e poi riferire al ministero delle Infrastrutture. “Sembrava il preludio a un impegno serio del governo per la ristrutturazione di strade e ponti” dice Achille Variati, presidente dell’Unione delle province. Sembrava, dunque. E invece? “E invece niente. Nella manovra non c’è nulla, su questo capitolo. Nulla, neppure un segnale. Toninelli ci prende in giro”.
Dalle parti dell’Anci, invece, la disillusione era maturata assai prima di leggere la manovra di Bilancio. “Ci hanno chiesto di fare un censimento in dieci giorni, l’ultima volta che si era fatto c’erano voluti cinque anni. Già questo non lasciava presagire nulla di buono”, ripete da tempo il presidente Antonio Decaro. “E’ evidente che l’intento del Mit era lasciarci col cerino in mano”, aveva ribadito già a inizio ottobre il sindaco di Bari.
Insomma, il sospetto che dietro a quell’impegno straordinario chiesto a comuni e province ci fossero più che altro esigenze mediatiche era nutrito da parecchi amministratori locali. Ora, a leggere la manovra nella sua versione – ancora transitoria – uscita dalla commissione Bilancio della Camera, è diventato certezza. “Non è che servirebbe per forza un fondo ad hoc”, dice Variati. “Ma sarebbe stato importante per avviare quel lavoro di messa in sicurezza di viadotti, ponti, strade e gallerie su cui il governo aveva speso grandi proclami”.
D’altronde, erano i giorni della fanfara emotiva seguita alla tragedia di Genova. Quarantotto ore dopo il crollo del viadotto Polcevera, Toninelli pretese dagli enti locali un censimento delle opere a rischio. Il tutto, entro il primo settembre. Termine perentorio e, a giudizio pressoché unanime dei sindaci, troppo ravvicinato. Ma a Porta Pia non avevano voluto sentire ragioni. La risposta era arrivata, a stroncare qualsiasi polemica, a mezzo di comunicato. “Il termine del primo settembre prossimo consegue alla circostanza che i destinatari dell’azione dovrebbero già disporre delle informazioni richieste, in ragione della necessità di agire nel più breve tempo possibile, lì dove si ravvisino delle criticità”. E così solo dalle province furono 14 mila i manufatti segnalati, su un totale di circa 30 mila. E poi c’erano i comuni. Si arrivò insomma a stimare un fabbisogno complessivo di circa 3 miliardi: “Tanti sarebbero indispensabili per avviare una seria opera di manutenzione straordinaria delle infrastrutture”, dicono all’Anci. Un miliardo e mezzo era già stato stanziato dal governo precedente, con 300 milioni all’anno nell’arco del lustro. “Ne avevamo richiesti altrettanti, così da arrivare a coprire i 3 miliardi tra il 2019 e il 2024”, conferma Variati. “E invece in manovra non c’è nulla”.
Dal Mit non ci stanno. Osservano che in realtà è stata approvata la stabilizzazione, dei cinque miliardi, tra il 2021 e il 2033, del contributo introdotto nel 2018 per le opere di messa in sicurezza di edifici e del territorio. Azione in effetti accolta con sollievo dallo stesso Decaro. “E poi sblocchiamo gli avanzi di amministrazione dei comuni”, prosegue il portavoce di Toninelli. Che spiega, infine, la strategia messa in atto dal governo: “Stiamo gradualmente trasferendo ad Anas la competenza su migliaia di chilometri finora gestiti dalle province, e questo comporta un implicito rifinanziamento, visto che Anas ha ad oggi a disposizione risorse molto più ingenti”. Centomila euro a chilometro, in effetti, a fronte degli appena 3.500 euro a chilometro di cui possono disporre, in media, le province: questo, almeno, dicono i dati di Aci. E però, a ben vedere, questo travaso di competenze rischia alla fine di essere inefficace, se alla lunga non si stanziano, in un modo o nell’altro, nuovi fondi. “E’ vero, ci stiamo lavorando”, confermano al Mit.
Ma Variati non ci sta. “Toninelli prende in giro non solo noi amministratori, ma anche i territori che noi rappresentiamo”. Al Mit esultano per i 250 milioni stanziati per i prossimi cinque anni per la messa in sicurezza dei ponti sul Po. “Ah, certo. Mettiamo a posto la Padania – sbotta Variati, che pure è stato sindaco di Vicenza – e ci dimentichiamo del resto del paese. Ma insomma, solo io vedo l’incoerenza del suo atteggiamento? Prima ci dice che la messa in sicurezza delle strade è un’opera indispensabile, nonché un volano per la crescita, e dunque ci costringe a un lavoro enorme in un tempo ridottissimo. Poi, quando si tratta di stanziare risorse, si tira indietro”. Sembrava fosse il cambiamento, e invece era propaganda. “Non è così”, ribattono al Mit. “La verità – spiegano – è che stiamo ancora elaborando i risultati del monitoraggio”. Un monitoraggio che si è chiuso il primo di settembre? “Eh, ma i dossier che arrivano agli uffici del ministero sono molto eterogenei. Alcuni amministratori si sono limitati a inviarci degli album fotografici che sembrano quelli della De Agostini sulla Cappella degli Scrovegni. E’ difficile lavorare così”. Ma i fondi, intanto, andranno pure stanziati. “Certo, ma pur tenendo conto della limitatezza delle risorse a disposizione. Stiamo trattando col ministero dell’Economia, oltreché, non vi sarà sfuggito, con Bruxelles. Non è facile trovare i soldi”. E’ la realtà, insomma, che s’incarica di smontare la propaganda.