Matteo Dall'Osso. Foto LaPresse

“Ora Fico si pronunci contro le penali”, dice il costituzionalista di Fico

Valerio Valentini

Difendiamo il Parlamento. Parla Lucarelli, giurista vicino al presidente della Camera: “Inaccettabile la multa a Dall’Osso”

Roma. Lui, che pur detestando quell’etichetta con cui spesso lo si identifica – “il costituzionalista vicino a Roberto Fico” – non rinnega certo la lunga consuetudine con uno dei massimi esponenti del M5s, al presidente della Camera si sente di dare un consiglio: “Visto che si avvicinano i messaggi di fine anno, sarebbe bello sfruttare questa ricorrenza per ribadire un principio: e cioè che siamo una Repubblica parlamentare, e i deputati e senatori non hanno alcun vincolo di mandato”, dice Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto costituzionale alla Federico II di Napoli. “Ecco: sarebbe bello se il capo dello stato, e i due presidenti di Camera e Senato, lo ricordassero. E con l’occasione ricordassero anche che qualsiasi contratto privatistico, stipulato dai rappresentanti del popolo coi loro partiti o con le associazioni che a quei partiti sono legati, non ha e non può avere alcun valore di fronte all’articolo 67 della nostra Carta”.

  

Banale, certo. E però la recente vicenda di Matteo Dall’Osso dimostra che “banale, di questi tempi, non è più nulla quando si tratta di dinamiche parlamentari”. Lucarelli, non nasconde il suo stupore, per la scelta del deputato eletto col M5s e passato, a inizio dicembre, con Forza Italia. “Di solito, in questi casi, si transita dal gruppo Misto”. Strano, dunque? “Senz’altro. Ma, in ogni caso, la scelta è legittima”. E allora che senso ha minacciare sanzioni nei confronti di Dall’Osso, come hanno fatto i vertici del M5s? Che senso ha pretendere che paghi 100 mila euro di multa per danno d’immagine al M5s? “Nessuno, ovviamente. Si tratta di contratti capestro che decadono di fronte ai principi costituzionali”. E tuttavia, in un modo o nell’altro, il supposto rischio di dovere pagare delle penali così elevate può condizionare la libertà di scelta dei parlamentari. “Certo. E infatti sarebbe auspicabile che sia la Casellati, sia Fico, ribadissero l’inconsistenza di questi contratti”. Se non fosse, però, che anche lo stesso Fico ne ha firmato uno. “Ma lui, ora, non rappresenta di certo se stesso o il suo partito: rappresenta la Camera. E dunque è vincolato innanzitutto al rispetto dei principi sanciti nella Costituzione e ai regolamenti parlamentari”.

  

E insomma è anche dalla riaffermazione di queste verità, che passa “lo sforzo doveroso di ribadire la centralità del Paramento, che poi significa ridare dignità al popolo italiano”. E le usa quasi inavvertitamente, quelle due parole: dignità e popolo. Due dei vocaboli più abusati, nella propaganda martellante della Casalino e Associati. “Si dicono orgogliosamente populisti, eppure il populismo si realizza quando il popolo governa senza alcuna mediazione. Qui invece il popolo, quello in nome del quale si afferma di legiferare, non governa affatto neppure per il tramite dell’organo deputato a rappresentarlo: e cioè il Parlamento. C’è un salto logico e costituzionale per cui l’esecutivo occupa tutti gli spazi della vita politica, esautorando le camere e dunque mortificando il valore del diritto di voto dei cittadini, di per sé già avvilito dalla mancanza di consapevolezza nelle persone, dallo scadente livello del dibattito pubblico. Eleggiamo un Parlamento mediocre, una classe dirigente inadeguata, proprio perché non possiamo esercitare con conoscenza dei fatti il nostro diritto al voto”.

  

E poi, ovviamente, c’è la manovra. Del popolo, guarda caso. “E’ il provvedimento più importante, quello che più di tutti condiziona poi la vita del governo e del paese. E Camera e Senato dovranno approvarlo di fatto in modo passivo”. Sviliti deputati e senatori, dunque, paralizzata la commissione Bilancio di Palazzo Madama. “E svilito pure l’Ufficio parlamentare di bilancio, sempre più marginalizzato: come se la tecnica fosse estranea alla politica”. Potrebbero sempre candidarsi, i suoi funzionari, e vedere quanti voti prendono. “Non entro nella polemica: ricordo solo che le strutture tecniche devono essere al servizio della politica, non certo asservite ai partiti di governo”.