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Banche e Tav, il M5s scarica sull'Ue il peso delle proprie promesse folli

Valerio Valentini

Promettere l'impossibile e poi trovare un capro espiatorio. La strategia grillina per l'alta velocità e per i risarcimenti agli ex azionisti di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza

Roma. In fondo, c’è sempre l’Europa. Che si tratti di banche, che si tratti di grandi opere, il metodo scelto dal M5s per sgravarsi dal peso di promesse impossibili è ormai chiaro: fare in modo che siano le istituzioni di Bruxelles, colpevoli solo di applicare le regole sottoscritte e condivise da tutti i paesi, a bocciare formalmente le strampalate ricette grilline.

    

E’ questo che Luigi Di Maio è soci diranno, ad esempio, ai cosiddetti “truffati delle banche”, ovvero i risparmiatori coinvolti nel fallimento delle ex popolari venete, i cui rappresentanti hanno continuato a frequentare le stanze del Senato anche nelle scorse, febbrili ore di lavorìo sulla manovra. Nella riscrittura della legge di Bilancio è stato, non a caso, inserito un emendamento che recepisce, di fatto, le istanze dei comitati degli ex azionisti di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza: e in particolare di una associazione, e cioè il “Coordinamento Don Torta” guidato da quell’Andrea Arman che prima aveva accettato di candidarsi col M5s il 4 marzo, senza comunque risultare eletto. Ma il problema non sta qui. Sta invece nel fatto che, nella nuova versione della manovra voluta dal sottosegretario grillino all’Economia Alessio Villarosa, si stabilisce, attraverso una formulazione assai vaga e generica, una sorta di automaticità degli indennizzi. In sostanza, non ci sarà più bisogno della sentenza dell’Arbitro Consob che attesti, anche solo attraverso procedure di giudizio semplificato, l’effettivo torto subito dal risparmiatore al momento della sottoscrizione dei titolo. E c’è di più: perché, sempre stando alla nuova versione della legge di Bilancio, la quantificazione del rimborso verrebbe fatta sulla base della quotazione dei titoli stabilita nel bilancio delle banche nel 2011: una quotazione che era artificialmente gonfiata per impedire possibili scalate. Insomma, una procedura estremamente agevolata che ha però un caveat: è destinata ad andare incontro alla bocciatura da parte delle autorità europee, che non potranno non riscontrare in questo escamotage un evidente aiuto di stato. E perché, allora, imboccare questa strada chiusa, sapendo già a cosa si andrà incontro, se non per un cinico calcolo, e cioè assecondare le pretenziose richieste dei comitati locali, mostrarsi risoluti nel difendere i supposti diritti dei “truffati”, e infine scagliarsi contro i commissari di Bruxelles quando questi imporranno uno scontato divieto?

   

Una strategia che, del resto, verrà applicata anche in Piemonte. Toninelli sa che la Tav si farà, ma sa anche che dovrà trovare il modo per rendere digeribile alla base del M5s, non solo a quella valsusina, questa abiura. Ed è per questo che giovedì, dal ministero dei Trasporti, è iniziata una già preventivata fuga di notizia, che sicuramente si farà più massiccia e più costante, specie tramite i giornali amici, nelle prossime settimane: dovrà essere chiaro, cioè, che la parte più strettamente tecnica della analisi costi benefici, quella curata dal team del prof. Marco Ponti, emetterà sentenza negativa sull’alta velocità Torino-Lione. Non verrà però pubblicata integralmente, confessano i tecnici di Porta Pia. Partirà infatti, parallelamente, uno studio complementare, di carattere più giuridico, che terrà conto anche degli impegni internazionali già sottoscritti e di eventuali penali da pagare in caso di sospensione dei lavori. E a questo punto, partirà un confronto serrato con le istituzioni francesi, coinvolte anch’esse nella realizzazione della linea ferroviaria, e poi, il più tardi possibile, con quelle europee. E insomma, dovrà essere chiaro che il M5s, attraverso i “suoi” tecnici, ha fatto di tutto per opporsi alla Tav; e altrettanto chiaro dovrà risultare agli occhi degli elettori che a imporre la prosecuzione dei lavori è stata la solita Europa, amica degli speculatori del cemento. L’importante, insomma, per il M5s è promettere sempre, anche l’impossibile: e poi trovare un capro espiatorio a Bruxelles e dintorni.

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