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L'urgenza di una destra anti Salvini

Claudio Cerasa

Il leader della Lega, l’Italia liberale che manca. Il paradosso è questo: senza una visione e una leadership in stile Merkel, capaci di coniugare diritti e sicurezza, non è che si danneggiano solo i migranti, è che si esce dall’Europa

Quest’articolo nasce da una considerazione logica piuttosto elementare che misteriosamente non trova spazio all’interno del dibattito pubblico quotidiano. Quest’articolo nasce per descrivere una grande e grottesca anomalia presente nel nostro paese, che diventa clamorosa se si osserva la dialettica politica di queste ore sul tema dell’immigrazione, che non è quella legata all’esistenza nel governo di un inquietante Giano bifronte populista ma è quella legata all’assenza ancora più inquietante di un soggetto politico senza il quale l’Italia rischierà di ritrovarsi a lungo con un bipolarismo osceno formato da due partiti sovranisti.

 

Il soggetto politico di cui parliamo coincide naturalmente con l’esistenza di una matura, credibile e gagliarda destra europeista strutturata per non essere ancora la sola luce riflessa di Silvio Berlusconi e la verità che dovrebbe emergere con forza nel corso del 2019 è che rispetto alle difficoltà delle opposizioni la vera eccezionalità italiana non riguarda la percentuale di voti attribuiti oggi al più grande partito socialdemocratico del paese ma riguarda qualcosa di infinitamente più importante: l’esistenza di un partito conservatore desideroso non solo di custodire il passato ma di costruire un futuro. La poderosa crescita della Lega non ha a che fare soltanto con l’abilità mediatica mostrata in questi mesi dal Capitano ma ha a che fare prima di tutto con una contraddizione ben governata da Salvini tutta relativa al mondo del centrodestra. Il nostro amico Renato Brunetta ha perfettamente ragione quando dice che il leader della Lega ha tradito gli elettori dell’intero centrodestra, tradendo l’Italia del lavoro, delle imprese, della libera iniziativa, del volontariato, l’Italia dei pensionati, l’Italia dei più deboli, l’Italia dei consumatori, l’Italia di chi chiede una giustizia giusta, l’Italia che chiedeva meno tasse, meno burocrazia, meno giustizialismo, più investimenti, più consumi. Ma nonostante questo, nonostante le promesse tradite, buona parte degli elettori di centrodestra non sembra intenzionata a punire Salvini e sembra anzi intenzionata a dargli ancora fiducia e se le cose stanno così bisogna avere il coraggio di dire che la ragione del successo del leader della Lega è direttamente proporzionale all’incapacità mostrata negli ultimi anni dal partito conservatore italiano di esibire una stoffa, una solidità e una stazza all’altezza dei cugini europei. E’ dall’ultima campagna elettorale in fondo che ciò che resta del Ppe in Italia ha deciso di ingoiare tutte le pazzie sovraniste della Lega e la verità difficile da ammettere per un dirigente non salviniano di centrodestra è che il tradimento di Salvini rispetto agli ideali liberali del centrodestra, dalle pensioni al lavoro passando per l’Europa e il deficit, era già scritto nero su bianco all’interno del programma della Lega ed era già stato allegramente accettato da tutti coloro che nel centrodestra oggi rimproverano a Salvini di avere tradito gli ideale liberali.

 

L’assenza di una credibile destra merkeliana capace di fare davvero concorrenza alle politiche del Truce – non si può lasciare tutto sulle spalle del povero ed eroico Antonio Tajani – è evidente quando si parla di economia ma è ancora più evidente quando si parla di immigrazione e di sicurezza e il dibattito di queste ore lo dimostra in modo spietato. La polemica innescata da alcuni sindaci italiani rispetto all’applicazione del decreto immigrazione e sicurezza verte prima di ogni altra cosa su un punto cruciale della gestione dei migranti relativo alla famosa e controproducente oltre che inumana cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari.

 

Una cancellazione che porterà inevitabilmente a uno scenario in cui aumenteranno gli stranieri che non potendo neppure essere rimpatriati resteranno da irregolari all’interno delle città – secondo i dati Ismu, al primo gennaio 2017 gli stranieri presenti in Italia senza titolo di soggiorno erano circa 491 mila mentre nel giro di pochi mesi grazie al decreto Salvini il numero di presenze irregolari salirà a quota 557 mila e l’effetto del decreto Salvini rischia dunque di essere quello di far aumentare a dismisura la presenza di persone prive di un titolo di soggiorno alle quali non sarà possibile accedere a nessun percorso di inserimento legale e che saranno condannate a sopravvivere nell’ambito delle attività legate all’economia informale o illegale. E l’assenza nel centrodestra di una qualche voce, come ha provato a fare negli ultimi anni in Germania la cancelliera Angela Merkel, capace di far diventare il rispetto dei diritti umani un tema non incompatibile con la difesa della nostra sicurezza è una testimonianza ulteriore della grande anomalia italiana caratterizzata da una destra anti Salvini che semplicemente non c’è.

 

Senza un solido, tosto, credibile partito conservatore, capace di catturare i milioni di elettori intenzionati a votare un domani un qualsiasi partito che non permetta al Movimento 5 stelle di tornare al governo, l’alternativa al populismo di governo resterà sempre un’altra forma di populismo e fino a quando Berlusconi non si deciderà a scommettere su un nuovo Berlusconi trasformando Salvini non in un alleato del futuro ma in un avversario del presente i conservatori italiani più che rappresentare il malcontento anti populista continueranno a svolgere solo un ruolo di mera rappresentanza. E in questo senso, la presenza di un solido partito conservatore, con una nuova organizzazione, una nuova storia, un nuovo nome, un nuovo volto da affiancare a Tajani a cui dare il compito di rappresentare il più possibile quell’oceano di elettori di centrodestra che osserva Salvini più per disperazione che per convinzione, è il vero tema rimosso del nostro dibattito politico. Per Salvini, fino a che non ci sarà concorrenza, il gioco sarà facile. Ma fino a quando un centrodestra responsabile potrà permettersi di non fare concorrenza a uno dei responsabili del progressivo sfascio dell’Italia?

 

E’ il momento di darsi una svegliata, di guardarsi attorno, di fare scouting e di rendersi conto che l’anomalia italiana, prima ancora che al governo, si trova all’opposizione. E quell’anomalia non riguarda il Pd. Riguarda la non volontà di trovare a destra un modo per evitare che l’alternativa al governo Salvini un domani sia ancora Salvini.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.