Fare ricorso contro il M5s? Il modello De Falco è un facsimile perfetto
Il senatore prepara l'impugnazione in Tribunale dell’espulsione dal Movimento perché fondata sulla violazione di una norma statutaria nulla in quanto incostituzionale
Roma. C’è tutto un canone da seguire per far ricorso contro i Cinque stelle, sempre felici di espellere i loro parlamentari dissenzienti per eccesso di autonomia politica e abili nel rifugiarsi dietro cavilli, norme e codicilli. E’ il caso di Gregorio De Falco, senatore appena buttato fuori dal M5s per essersi astenuto sulla legge di bilancio, in violazione dell’articolo 11 dello statuto e dell’articolo 3 del codice etico del M5s, De Falco è pronto a presentare ricorso e qualche giorno fa ha spiegato di essersi rivolto a un professionista del settore, “a qualcuno che conosce bene le procedure”: l’identikit corrisponde a quello dell’avvocato Lorenzo Borrè, bestia nera dei Cinque stelle, che più volte sono stati impallinati dai suoi appelli.
La strada del ricorso è dunque tracciata: impugnazione in Tribunale con richiesta di annullamento dell’espulsione, perché fondata sulla violazione di una norma statutaria nulla in quanto incostituzionale. Volendo, De Falco potrebbe rivolgersi anche alla giustizia interna del M5s, ma non conviene. C’è sì un comitato di garanzia, ma la norma è ambigua: se ricorri al comitato, questo si pronuncia con un provvedimento non impugnabile, quindi, spiega una fonte del Foglio che sta seguendo il caso De Falco, “la norma potrebbe essere interpretata come possibilità di arbitrato e, in caso, una tale scelta rischia di precludere il ricorso giudiziario”.
Insomma, meglio affidarsi direttamente alla giustizia italiana. Che non sarà il massimo ma senz’altro è migliore di quella del M5s. Dove manca sempre la risposta a una domanda atavica: quis custodiet ipsos custodes? Chi controlla gli stessi controllori? L’espulsione di De Falco – come quella di Saverio De Bonis, Giulia Moi e Marco Valli – è firmata dal collegio dei probiviri, di cui fa parte anche Riccardo Fraccaro. Dettaglio non secondario: Fraccaro è ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Democrazia Diretta (cioè con la Casaleggio Associati). Dunque c’è un ministro che ha sanzionato un parlamentare in violazione dell’articolo 67 della Costituzione. Il che, a ben pensarci, è doppiamente surreale, perché l’articolo 94 della Costituzione stabilisce che “il governo deve avere la fiducia delle due Camere”. Chiaro, no? E’ il governo che deve ricevere la fiducia del Parlamento, quindi anche del parlamentare De Falco, non sono i senatori o i deputati a ricevere la sfiducia dei membri del governo. A meno che la nuova Costituzione di Casaleggio non sia entrata in vigore nottetempo.
Le espulsioni, comunque, potrebbero non finire qui. Il senatore Matteo Mantero, recentemente graziato dai probiviri (le accuse nei suoi confronti sono state archiviate), si schiera al fianco dei sindaci che protestano per il decreto sicurezza e attacca sia Salvini sia il M5s: “Ecco quello che si ottiene emanando un decreto incostituzionale e stupido, a solo scopo propagandistico, che auspicabilmente sarà smontato dalla Consulta: creare illegalità dove non c’era, ridurre l’integrazione peggiorando le condizioni di vita di italiani e stranieri, far fare bella figura ai sindaci del Pd che hanno contribuito a creare il falso problema dell’immigrazione e ora passano per i paladini dell’integrazione. Filotto insomma… La prossima volta proviamo ad ascoltare i nostri sindaci, come quelli di Roma e Torino ad esempio, che avevano esposto in maniera chiara e non strumentale come stanno facendo Orlando & Co. le problematiche che avrebbe causato”. Anche la senatrice Paola Nugnes, che ancora attende un pronunciamento dei probiviri, appoggia i sindaci ribelli: “Sul decreto immigrazione e sicurezza – scrive nel suo blog su HuffPost – io sono con i sindaci che si oppongono, di qualunque colore politico siano e non mi chiedo se abbiano intenti più o meno propagandistici in questo”. Pronti per un nuovo giro di epurazioni nel M5s?