Guzzetta spiega a Fraccaro come funzionano i referendum in Svizzera
"È un paragono improprio, da noi si propone di estendere questo tipo di consultazione a ogni campo. È una forma di giacobinismo disastroso". Parla il costituzionalista
Roma. Prima di rispondere, chiede se può parlare “senza diplomazia”. Ci mancherebbe. “Una follia. Una roba da apprendisti stregoni”. Lo dice come in uno sfogo liberatorio, Giovanni Guzzetta. Poi si ferma, si ricompone. “Non si può essere così intellettualmente disonesti”, prosegue il costituzionalista siciliano, ordinario di Diritto pubblico a Tor Vergata. Ce l’ha col progetto di riforma costituzionale promosso da Riccardo Fraccaro, quello che introduce, tra l’altro, i referendum propositivi e senza quorum.
E ce l’ha, in particolare, con quell’abitudine del ministro grillino ai Rapporti col Parlamento a ricorrere a paragoni scombicchierati. “Io mi occupavo di referendum nel 1993, quando Fraccaro forse faceva le elementari”, rivendica, dimenticando che, di questi tempi, il principio di autorità, il rispetto per la competenza, non vanno granché di moda, sui social come nei palazzi della politica. “E sia pure – riconosce Guzzetta – ma il ministro continua a fare una comparazione inappropriata con la Svizzera, dice che lì esistono già i referendum propositivi. Evidentemente ignora che lì questo istituto è previsto solo nel caso di riforme costituzionali, dove la sensibilità generale è molto elevata e la possibilità di manovra limitata. Qui invece si propone di estendere questo tipo di referendum a qualsiasi campo”. È la democrazia diretta.
“No, è il caos. È lo sbraco istituzionale più completo”, replica Guzzetta. “Significherebbe fare sì che piccole minoranze organizzate delegittimino completamente il Parlamento, approfittando dell’apatia generale per condizionare la vita pubblica. E dietro l’attivismo di queste minoranze non ci sarebbe certo semplice entusiasmo, ma lobby e comitati d’affare”. Proprio quelli che questa maggioranza grilloleghista dice di voler combattere. “Incoerenza, sì, e ignoranza costituzionale. Ma non solo. Alla base di questa proposta io vedo una forma di pubblicità ingannevole: illudere i cittadini di potere contare davvero, di essere i veri protagonisti dell’attività legislativa”.
E non sarebbe così? “Ma certo che no. Si finirebbe semplicemente con lo scaricare su di loro il peso dell’incapacità dei partiti di attuare una riforma organica delle istituzioni”, dice Guzzetta, da tempo sostenitore di un approdo al presidenzialismo. “Una democrazia incapace di decidere delegherebbe ai cittadini il compito di prendere quelle decisioni che le istituzioni non sanno adottare. Ma la gente non può essere chiamata a votare in continuazione: questo sancirebbe la conclamata inconcludenza dei partiti, e finirebbe per esasperare ancor più quella distanza dalle istituzioni tante volte denunciata da chi ora è al governo. Questo appello salvifico al popolo è pericoloso”, osserva Guzzetta.
E lo fa nel giorno in cui Luigi Di Maio scrive una lettera di solidarietà ai gilet gialli, mettendo a disposizione di chi devasta Parigi la piattaforma Rousseau (e in particolare una “funzione” ideata dall’attuale presidente della Camera: non ha nulla da dire, al riguardo, Roberto Fico?). “È una forma di giacobinismo sperimentata già altre volte, nella storia, e quasi sempre come preludio ai più disastrosi stravolgimenti sociali”. Ma il popolo è sovrano, ribattono i grillini: per questo, secondo Fraccaro, dovrà essere chiamato a votare nel caso in cui il Parlamento modificasse una legge di iniziativa popolare: “Un ballottaggio insensato, una competizione costante tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Lo sfascio”.
La gente contro la casta: è l’apertura definitiva del Parlamento come una scatoletta di tonno. “Se davvero si avesse a cuore la rappresentatività, se davvero quello che si vuole evitare sono le derive autoritarie da parte dell’esecutivo, basterebbe una legge per ridurre il ricorso ai decreti legge. Constato, invece, che proprio chi fa appello alla sacralità della volontà popolare, mortifica le Camere e ricorre con metodica costanza alla decretazione d’urgenza. È, mi pare, la prova di come questa proposta di riforma costituzionale sia soprattutto una grossa arma di distrazione di massa”.