Le proteste a Parigi dei gilet gialli (Foto LaPresse)

Di Maio strizza l'occhio ai gilet gialli per sedurre i no euro italiani

Valerio Valentini

L'ammiccamento ai rivoltosi francesi serve al leader grillino per tornare a vagheggiare l'Italexit (di sinistra)

Roma. Che le idee siano poche e confuse lo dimostra anche la fretta con cui è stato organizzato il viaggio di Luigi Di Maio a Bruxelles, ieri. “Più che un viaggio, un blitz”, correggono gli eurodeputati grillini. “Tutto organizzato da Roma, senza coinvolgerci”. Un’improvvisazione che è sintomatica della sconclusionata sgangheratezza delle strategie casaleggesche in vista delle europee. La stessa che ha, del resto, persuaso lo stato maggiore del M5s a lanciare un fumoso appello di solidarietà ai gilet gialli francesi, nella disperata speranza che da lì possa nascere qualcosa di vagamente assimilabile a un partito. Ma per costituire un gruppo parlamentare a Strasburgo servono almeno 25 deputati provenienti da sette paesi diversi, e neppure i più ingenui, o i più bugiardi, tra i grillini credono davvero che lo si possa fare subappaltando la piattaforma Rousseau ai finlandesi di Liike Nyt o ai lituani di Ordine e Giustizia. Tanto più che Jacline Mouraud, la leader della sedicente ala moderata della protesta e impegnata a fondare un nuovo partito (Les Emergents), ieri ha respinto gli abboccamenti grillini dicendo “no alle ingerenze di Di Maio”.

 

E allora ecco che in parecchi, nel M5s, la lettera ai gilet gialli d’oltralpe l’hanno letta più che altro come una mossa rivolta al proprio elettorato: quello sempre più deluso dalla (peraltro improbabile) svolta moderata e istituzionale di Di Maio. Il capo grillino aveva già da tempo dato mandato ai suoi parlamentari di tenere i contatti aperti con chi, in Italia, scimmiotta la protesta francese. D’altronde a Torino da metà novembre è stato fondato il “Coordinamento nazionale gilet gialli”: a guidarlo l’ex deputato grillino Ivan Della Valle, espulso dal M5s per le mancate restituzioni, e Giancarlo Nardozzi, presidente del sindacato indipendente degli ambulanti (Goia). Entrambi hanno fatto pressione sugli “amici del M5s” per ottenere il rinvio della direttiva europea Bolkestein, rivendicando poi come una propria vittoria l’inclusione della misura da loro auspicata nella manovra. E ribadendo, però, che al primo posto nel loro programma resta sempre un punto, insindacabile: “L’uscita dall’euro”. 

 

E Di Maio, che per settimane si è lamentato in tv per il fatto che nessuno gli credesse, all’estero, quando garantiva che di abbandonare la moneta unica non aveva alcuna intenzione, proprio in questi giorni pensa bene di ammiccare a chi vagheggia il ritorno alla lira. E così nei prossimi giorni incontrerà anche due dei molti sedicenti rappresentanti del movimento dei gilet jaunes: Véronique Rouillé e Yvan Yonnet, due esponenti normanni del Pardem, il partito francese della demondializzazione. “È vero, guardiamo ai gilet gialli con interesse – dice Mattia Fantinati, sottosegretario grillino alla Pubblica amministrazione – ma siamo consapevoli che tra loro ci servono interlocutori seri, che non ricorrano alla violenza e che non rincorrano la demagogia no euro”. E però la precauzione sembra già superata, se è vero che Pardem fa parte del “Coordinamento europeo per l’uscita dall’euro, dall’Unione europea, dalla Nato e dal neoliberismo”, fumosa galassia dove hanno trovato asilo vari reduci della gauche radicale europea convertitisi al marxismo sovranista.

 

La stessa a cui appartengono anche il sedicente “trotzkista” Fabio Frati, Moreno Pasquinelli e Leonardo Mazzei, due ex esponenti dell’ala antagonista estrema passato poi al “patriottismo di sinistra”. Quello che, ovviamente, predica la ribellione all’“eurodittatura” come unica via di salvezza per l’Italia. Fanno tutti parte di “Programma 101”, un movimento sovranista che sabato ha organizzato un convegno a Roma, cui parteciperà anche Antonio Maria Rinaldi, consigliere del ministro Paolo Savona, e Mariano Ferro, capopopolo dei Forconi. E ci saranno, appunto, anche la Rouillé e Yonnet. “È un’iniziativa di solidarietà con i gilet gialli”, spiegano dallo staff di “Programma 101”, quasi ripetendo, forse inconsapevolmente, le stesse parole usate da Di Maio nella lettera comparsa lunedì sul Sacro Blog.

 

Ed è senz’altro un evento cui guarda con interesse tutta quella galassia di fautori dell’Italexit che anima i vari gruppi social e comitati politici di cui si nutre, del resto, anche il consenso del duo leghista antieuro Borghi e Bagnai. Un milieu di cui fa parte anche Nicolas Micheletti, giovane blogger che gestisce un sito antieuropeista, Economia Democratica, i cui contenuti sono stati di recente rilanciati da uno degli uomini più fidati di Di Maio e Casaleggio: Pietro Dettori. Anche Nicoletti, da fine novembre, è entrato a far parte del Coordinamento italiano dei gilet gialli, e nell’annunciare la notizia ha ribadito: “L’obiettivo è l’Italexit”. D’altronde, in campagna elettorale ognuno torna a vestire i panni che più gli si addicono: e Di Maio ha pensato bene alla divisa della jacquerie francese, ché la protesta scombiccherata contro la tecnocrazia europea è in fondo il più efficace strumento di legittimazione per i leader grillini. 

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